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Chapman, l'uomo del futuro che reinventò il calcio: il sistema, i campi illuminati, i numeri sulle maglie e...

Chapman, l'uomo del futuro che reinventò il calcio: il sistema, i campi illuminati, i numeri sulle maglie e...

  • Alessandro Bassi
    Alessandro Bassi
Novanta anni fa l'Arsenal vinceva il primo trofeo della sua storia, la sua prima F.A. Cup. Tutto però era iniziato cinque anni prima, quando sulla panchina di quella anonima società londinese si era seduto l'uomo che dal futuro si era portato il nuovo football, Herbert Chapman.

CAMBIA IL FUORIGIOCO, CAMBIA IL FOOTBALL - Il 25 giugno 1925 è una data che è diventata una pietra miliare nella storia del calcio, una data definita dal fratello di Hugo Meisl, Willy, “fateful”, fatale per le sorti del calcio. Ancora nella prima metà degli anni'20 la regola del fuorigioco prevedeva che per considerare in gioco un calciatore occorreva che tra sé e la linea di porta vi fossero almeno 3 avversari. In Inghilterra, dove di tattica se ne masticava parecchia, i difensori del Notts County spesso si spostavano di posizione per sistemarsi uno dietro all'altro, mettendo così in fuorigioco il centravanti avversario. Lo stratagemma piacque molto in particolare al difensore del Newcastle United, William McCracken, che non solo li imitò ma teorizzò addirittura la mossa come variante tattica, diventando il “re del fuorigioco”. Il risultato? Non si segnava più, la noia diventava protagonista delle partite e il pubblico si allontanava dagli stadi. Serviva con urgenza una soluzione ad un problema oggettivo, così l'International Board proprio nella seduta del 25 giugno 1925 decide la modifica della regola del fuorigioco, statuendo che per considerare un giocatore in gioco occorrono tra lui e la linea di porta non più tre avversari, ma soltanto due. È una rivoluzione, un cambiamento epocale. Ma ad ogni cambiamento ci si deve adeguare e proprio in Inghilterra stava allenando un signore che di idee sul come far fruttare quella nuova regola ne aveva eccome.

DALLA PIRAMIDE AL SISTEMA - La carriera calcistica di Chapman (nato 142 anni fa, il 19 gennaio 1878) è piuttosto modesta. Per una decina di anni gioca in diverse squadre senza lasciare traccia o quasi, tanto che spesso oltre al calciatore in ogni città in cui si trasferisce cerca anche un posto come ingegnere, mettendo così a frutto la laurea conseguita. Non è in mezzo al campo che Herbert Chapman diventa immortale, bensì ai bordi di esso, come allenatore e manager. Che in Inghilterra, come sappiamo, sono la stessa cosa. E Chapman un manager calcistico eccezionale lo è stato davvero. Dopo aver vinto tutto nella prima metà degli anni'20 alla guida del Huddersfield Town, nell'estate del 1925 viene ingaggiato dal Woolwich Arsenal dove, come prima cosa, vuole il vecchietto ma sempre affidabile Charlie Buchan quale “allenatore in campo”. Chapman e Buchan, assieme, trovano la risposta difensiva perfetta alla nuova regola del fuorigioco. E per farlo non devono neanche fare troppa strada perchè si limitano a rendere popolare un sistema di gioco che già da anni veniva usato in Scozia. Come sempre gli scozzesi inventano e gli inglesi mettono a frutto...

In buona sostanza Chapman e Buchan allargano i terzini sulle fasce, arretrano il centromediano dandogli il compito esclusivo di marcare il centravanti avversario e in mezzo al campo arretrano le mezze ali assieme ai mediani. Questa intuizione viene definita dalla stampa come “Chapman System”: et voilà,  il “Sistema”. Tutto il gioco diventa un “uno contro uno” con forti implicazioni difensive; insomma, come bene dice Carlo F. Chiesa, Chapman “trasformava la partita in una serie di duelli individuali” e per ottenere il massimo, grazie ai soldi – parecchi – dei proprietari dell'Arsenal, si fa acquistare i giocatori che meglio di tutti sono in grado di interpretare il ruolo richiesto. E porta l'Arsenal a conquistare i primi trofei della sua storia, anche se riuscirà a goderne che di pochi: Chapman infatti morirà improvvisamente di polmonite nel 1934. 

L'UOMO CHE VIENE DAL FUTURO - Ancora oggi, all'ingresso dell'Emirates Stadium a Londra, la casa del XXI secolo dell'Arsenal, troneggia la statua di Chapman, già presente davanti al vecchio Highbury: un riconoscimento davvero eccezionale. Perchè eccezionale Chapman lo è stato davvero. Non solo per aver capito, meglio e prima di altri, come rendere redditizia la nuova regola del fuorigioco, ma anche per tante altre intuizioni che ha avuto, intuizioni che in principio sono state osteggiate dalla Federazione inglese perché ritenute troppo “futuriste”, ma che negli anni successivi sono state tutte adottate. Si può dire che in qualche modo abbia visto il futuro del calcio, proponendo una serie di innovazioni ardite e in anticipo anche per il già affermato football inglese dell'epoca. Tra le altre, Chapman propone di costruire impianti di illuminazione negli stadi così da poter giocare le partite in notturna, soprattutto quelle dei turni infrasettimanali, aumentando così il numero di spettatori e gli incassi al botteghino. Il calcio è uno sport ma è anche uno spettacolo, deve rendere e per poter rendere deve essere venduto al maggior numero di persone possibili. Ha anche l'intuizione di apporre alle casacche i numeri, così da poter individuare più facilmente i calciatori, ma entrambe le proposte vengono bocciate. È troppo presto, serviranno ancora altri anni. Invece riesce subito a : la proposta, geniale, ha un mero scopo pubblicitario per la sua squadra e per i tifosi e turisti che giunti a Londra vogliano andare a vedere i Gunners. 

Come detto, non solo un grande allenatore di campo, ma anche un manager visionario. Se è vero che spesso il suo calcio è stato definitivo difensivista, attendista e poco incline allo spettacolo, è altrettanto vero che è stato anche tremendamente efficace e redditizio, soprattutto per le squadre che lo hanno adottato con interpreti di alto livello (il “Grande” Torino, per dirne una, in Italia). Fuori dal campo, Chapman ha avuto intuizioni e idee che sono state realizzate solo molti anni dopo ma che ancor oggi definiscono il calcio che appassiona tutti noi.




(Alessandro Bassi è anche su http://storiedifootballperduto.blogspot.it/)

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