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  • Che fine ha fatto? Emerson: da Roma, Juve, Milan, Real e 'pronto, c'è il Puma?' ai guai con la figlia Karola

    Che fine ha fatto? Emerson: da Roma, Juve, Milan, Real e 'pronto, c'è il Puma?' ai guai con la figlia Karola

    • Alessandro Di Gioia
    "Emerson Da Rosa, la vuoi sapé 'na cosa, tratta la palla come fosse la sua sposa": il mitico inno di ringraziamento alla Roma composto dal tifoso Brusco in occasione della vittoria dell'ultimo storico scudetto celebra al meglio uno tra i centrocampisti brasiliani di rottura e intelligenza più forti di sempre, ma mai troppo celebrato a causa di un carattere schivo e poco "carioca". Emerson Ferreira da Rosa, soprannominato "Il Puma" per i suoi movimenti felini nel catturare la palla a centrocampo e nell'impostare rapidamente il gioco, ha giocato in alcuni tra i club più importanti del mondo, come Bayer Leverkusen, Roma, Juventus, Real Madrid e Milan  oltre che nella nazionale verdeoro, vincendo tutto il possibile e distinguendosi sempre per un eleganza, una pulizia e una tecnica fuori dal comune, che lo accomunano a Toninho Cerezo, tra i grandi del passato. 



    DAL BAYER LEVERKUSEN ALLA ROMA DELLO SCUDETTO CON CAPELLO - Nato nel 1976 a Pelotas, comune del Brasile nello Stato del Rio Grande do Sul, che ne indica il destino sin dal primo giorno, comincia a giocare nelle giovanili del Botafogo e del Gremio, prima di imporsi come titolare nel club Gaucho, vincendo due campionati e due coppe, prima di trasferirsi in Germania, nel Bayer Leverkusen, dove attira su di sé l'attenzione dei grandi club europei. Ma è la Roma di Franco Sensi ad aggiudicarselo, per 22 milioni di dollari: L'avventura in giallorosso comincia male, con la rottura dei legamenti crociati del ginocchio sinistro, ma continua e finisce alla grande: in 70mila acclamano il suo nome all'Olimpico durante la prima apparizione in tribuna, poi conquista lo storico scudetto del 2000 da alfiere del centrocampo di Fabio Capello. 

    IL 'TRADIMENTO' JUVE PER DEPRESSIONE - Nell'estate del 2004 però cominciano i dissidi con l'ambiente e un sempre più preponderante "mal di pancia" spinge il brasiliano a lasciare la Capitale, seguendo il tecnico goriziano alla Juventus: i tifosi giallorossi non lo perdoneranno mai accusandolo di essere un "traditore e mercenario" a causa dei "problemi di depressione" rinfacciati, dopo aver affermato che il cambiamento di città gli avrebbe giovato. A Torino comunque Emerson rimane su grandi livelli, con la vittoria di due scudetti poi tolti dalla sentenza di Calciopoli. 

    AL REAL DOPO CALCIOPOLI E LA DELUSIONE MILAN - Quando la Juve viene mandata in Serie B, il brasiliano si trasferisce al Real Madrid assieme a Fabio Cannavaro: anche qui la partenza è in sordina, ma alla fine si impone e conquista un altro titolo. La sua importanza in ogni squadra nella quale approda è conclamata, tranne che nell'ultima avventura europea della sua carriera, quella nel Milan, dopo una trattativa complicata tra Galliani e l'allora presidente Calderon, portata a termine grazie al compianto intermediario Ernesto Bronzetti: a causa di alcuni infortuni e di un rapporto non idilliaco con Ancelotti, la sua avventura in rossonero si rivela poco più di una comparsata. 

    LO SFORTUNATO RAPPORTO CON IL BRASILE E 'PRONTO, C'E' IL PUMA?' - Sfortunata invece la sua carriera in nazionale: partecipa al Mondiale 1998, dove viene sconfitto in finale dalla Francia, e a quello del 2006, deludente per i verdeoro, ma soprattutto è costretto a saltare la rassegna iridata del 2002, vinta dal Brasile, a causa di un infortunio alla spalla rimediato mentre faceva il portiere per diletto, in allenamento. Clamoroso è anche il ricordo dell'intervista alla moglie da parte di TeleLombardia, con un giovane Alan Tonetti che chiede al telefono "Pronto, c'è il Puma?" e la signora Emerson che lo liquida malamente, con il nostro Marco Bernardini presente all'"evento". 

    EMERSON OGGI E I GUAI CON LA FIGLIA KAROLA - Ma oggi, Emerson che fine ha fatto? Ha aperto una scuola calcio in Brasile e vive a Miami con la nuova moglie, dopo non avere avuto successo come direttore sportivo. Ma è tornato alla ribalta delle cronache per un contenzioso e qualche guaio con la figlia Karola, che lo ha accusato pesantemente qualche tempo fa: "Mio padre non vuole più vedermi da 3 anni. È veramente difficile essere qui, perché non ne ho mai parlato e mi fa molto male. Ho sofferto tanto quando i miei genitori si sono separati, ero piccola e all’età di 11 anni mi sono sfogata sul cibo, fino ad arrivare a portare una taglia 42 da donna. Oggi non vedo mio padre da tre anni, di punto in bianco non è più venuto in Italia a trovarmi- Come papà sono una sportiva, ho iniziato a giocare a tennis e faccio tornei a livelli internazionali. Lui però non mi ha mai appoggiata, per questo motivo un giorno mi chiamò per offrirmi un lavoro come segretaria del presidente della Fifa, ma rifiutai perché volevo continuare a giocare. Da quel momento non ho più saputo niente di lui, non lo sento da tanto e mi manca". Un epilogo non degno della carriera di un grande giocatore. 

    @AleDigio89

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