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  • Chirico: 'La guerra, la faccia atterrita di Nedved e Szczesny: scusate ma oggi non ce la faccio a parlare di calcio e di Juve'

    Chirico: 'La guerra, la faccia atterrita di Nedved e Szczesny: scusate ma oggi non ce la faccio a parlare di calcio e di Juve'

    • Marcello Chirico
      Marcello Chirico
    Ve lo confesso, cari lettori di questa rubrica: faccio davvero un’enorme fatica in questi giorni a parlare di calcio e di Juventus. So che molti di voi mi vedono spesso  farlo in tv insieme ad altri colleghi, oppure leggono i miei pezzi qui  su Calciomercato.com e su IlBianconero.com, perché questo è il mio lavoro: parlare e scrivere di calcio, e lo faccio con trascinante passione.

    Vi garantisco però che, con tutto ciò che sta accadendo, è molto difficile concentrarsi sulle vicende pallonare. Certo, sono utili a distrarre la mente dal resto, come si dice “ad evadere”, ma poi finisci sempre per pensare lì, all’Ucraina , a tutta quella gente – soprattutto bimbi e anziani – rintanati nelle metropolitane o dentro delle cantine al riparo dalle bombe, e soffri insieme a loro. Anche se ti trovi a migliaia di chilometri di distanza, nella tua casa dotata di tutti i confort e senza nessuno (per ora) che ti spara addosso. Facile così, certo, ma purtroppo di più non mi è consentito fare di fronte a questo abominio.  

    Posso solo scriverlo, manifestando  la mia totale vicinanza al popolo ukraino, col cuore, con l’anima, il cervello. Mettendo da parte il calcio e la Juventus, gli argomenti per i quali le testate per cui lavoro mi pagano. Credo e spero mi concederanno, una tantum, di non farlo. E non perché non ne abbia voglia, ma in quanto frastornato dagli eventi attuali e preoccupato per  quelli che potrebbero avvenire in un futuro prossimo. 

    La guerra bussa alla porta di casa nostra come non capitava da quasi 80 anni, e questo non può farti pensare a quanto è bravo Vlahovic, alle residue possibilità scudetto della Juventus (per inciso: io gliene do zero) e se finalmente tornerà contro la Fiorentina in Coppa qualche lungodegente del JMedical. Vedo che tanto ci riescono, purtroppo io no. 

    Mi era già capitato, nella vita, di vivere momenti simili: l’11 settembre del 2001 fu di sicuro il più traumatico. Quello attuale rischia di essere ancora più devastante, poiché si stanno apparecchiando sul tavolo del Risiko tutti gli ingredienti per un conflitto  più ampio. Un pazzo ha persino evocato la minaccia nucleare.  Per una guerra che, come ha detto anche Nedved , non vuole nessuno. 

    Sabato scorso ho visto la faccia di Pavel, ed era quella di una persona atterrita dagli eventi in corso, forse anche stupita, spiazzata, perché è capitato tutto così in fretta, quando nessuno se lo aspettava, soprattutto dopo 2 anni di pandemia dalla quale stiamo forse uscendone ora, con grande fatica e tanti morti. D’improvviso ecco arrivare i tank e le bombe, contro le quali non esiste vaccino in grado di difenderci. Così come non esiste vaccino contro la follia dell’uomo, sempre latente e in grado di fare danni ancora più grandi di quelli già compiuti in passato. 

    Mentre le bombe, in questo stesso momento in cui sto scrivendo, stanno devastando Kiev e altre città, piccole o grandi, dell’Ucraina, con persone che muoiono, diventa  davvero faticoso guardare con la stessa serenità di prima una partita di calcio, andare a raccogliere informazioni sui rinnovi di contratto di alcuni giocatori o sulle condizioni fisiche della squadra. Bisogna farlo lo stesso, per dovere d’informazione e per lavoro, ma vi ribadisco che non è facile. Come non è altrettanto facile scendere in campo per tutti i calciatori ucraini che militano nei campionati europei, sapendo cosa sta accadendo nel proprio Paese. Così come non lo è neppure per un polacco come Szczesny con una moglie ucraina, e infatti non ha potuto non esternarlo  pubblicamente. Perché non ce la fai a tenertelo dentro, anche quando il dovere ti chiama ad essere ugualmente professionale e a fare bene il tuo lavoro. È complicato per me, figuriamoci per loro. 

    Perdonatemi questo lungo sfogo, ma l’indifferenza non è rientra nel mio modo di essere . Stavolta il #finoallafine non lo chiedo alla Juventus, ma alla diplomazia, affinché si tenti fino all’ultimo di far rinsavire un folle.

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