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Chirico: 'La Juve e il caos biglietti: non è razzismo, solo voglia di scuotere la burocrazia'

Chirico: 'La Juve e il caos biglietti: non è razzismo, solo voglia di scuotere la burocrazia'

  • Marcello Chirico
    Marcello Chirico
La brutta storia delle limitazioni alla vendita dei biglietti del prossimo Juventus – Napoli, in programma già per fine mese, con tutto il caos che n’è poi scaturito,  è figlia della lentezza burocratica, del menefreghismo e della fretta, talvolta pessima consigliera. La Juventus, in data 4 agosto, ha inviato al GOS (Gruppo Operativo Sicurezza) del Viminale una Pec con la quale segnalava fasi e possibili modalità di vendita dei biglietti di quella partita, entrata purtroppo nel novero delle partite a rischio. Tra le proposte figuravano il divieto di vendita ai residenti in Campania, alle ricevitorie di quella regione e  - infine – pure ai campani di nascita. 

Modalità da discutere e definire per bene, e sulle quali il GOS, insieme all’Osservatorio Nazionale sulle Manifestazioni Sportive – i due organi preposti a qualsiasi decisione sui criteri di vendita dei biglietti -  hanno soprasseduto. Per la serie: tanto c’è tempo. Ma non era così, perché la Juventus aveva già programmato l’inizio della vendita libera dei tagliandi per il 9 di agosto, cinque giorni più tardi. Non ricevendo alcun riscontro dagli organi competenti, alla Continassa hanno deciso di portarsi avanti col lavoro, pubblicando sul sito il comunicato con le possibili restrizioni. Ed è scoppiato un caso di dimensione nazionale. La Juve non vuole i napoletani nel proprio stadio. C’è chi ha tirato fuori persino i cartelli appesi sui portoni delle case negli anni 50/60 ('Non si affitta ai meridionali'). Una barbarie, la solita vergognosa crociata contro Napoli e il meridione, stavolta fatta a tutto campo perché andava a colpire indiscriminatamente tutti i napoletani, dovunque essi fossero. 

La solita baraonda esagerata, alimentata da chi sfrutta il minimo pretesto pur di scaricare addosso alla Juventus tutto il proprio livore. Devo dire però che, stavolta, l’occasione gliel’ha servita proprio la Juve. La fretta di organizzare la vendita dei biglietti ha innescato il caos. "Esistono dei tempi tecnici per stabilire i criteri di vendita – ci hanno spiegato  – e di fronte al silenzio delle istituzioni ci siamo mossi di soli". Quasi una mossa provocatoria per dare la sveglia a chi avrebbe dovuto decidere, e invece dormiva. 

Dalla Questura di Torino qualcuno ha provato a giustificarsi dicendo di non aver ricevuto, nei giorni precedenti, nessuna proposta sulle modalità di vendita di quei biglietti da parte della Juventus. Tesi immediatamente smentita dal club bianconero, che ha provveduto a pubblicare, sempre sul proprio sito, la PEC inviata il 4 agosto a chi di dovere per ottenere risposte, purtroppo mai arrivate. E nell’attesa di riceverle, la società Juventus è stata bollata come razzista. 
L’assurdo caos generatosi ha però costretto il GOS a riunirsi d’urgenza, stabilendo che i biglietti non sarebbero potuti essere venduti ai soli residenti in Campania e alle ricevitorie di quella regione, ma avrebbero potuto acquistarli tutti gli altri tifosi partenopei nati in Campania e abitanti altrove. Decisione immediatamente resa nota dal club bianconero e che in tanti hanno letto come una forzata retromarcia. 

'Volevate chiudere lo Stadium ai napoletani e ve lo hanno impedito'. Questo è il messaggio che è passato, ma oltre alla leggerezza di aver pubblicato quel comunicato, le intenzioni erano altre. La Juventus non aveva deciso un bel nulla, anche perché – come abbiamo più volte ripetuto, ma qualcuno non vuole o non gli fa comodo capire -  non può decidere nulla sulle modalità di vendita dei biglietti, essendo quella una prerogativa esclusiva di GOS e ONMS. 

Si era solo limitata a fare delle proposte (sensate e non discriminatorie) alle autorità competenti, in considerazione del fatto che la tifoseria napoletana non è certo tra le più tranquille. I tanti precedenti episodi di teppismo allo Juventus Stadium e i tafferugli (con morto) di S.Siro nello scorso dicembre lo dimostrano. Ma c’è chi dimentica troppo facilmente e preferisce buttarla sulla caciara, sul razzismo che non c’è. Per giunta da parte di una società il cui presidente ha una mamma di origini campane (Marella Caracciolo), escludo quindi possa odiare i napoletani

Quel divieto d’acquisto proposto per i nati in Campania è stato inserito per il semplice fatto che, in occasione di un recente Juve-Napoli, 20 tifosi partenopei residenti a Bologna erano stati denunciati alla Polizia per atti violenti. Con un precedente del genere, alla Juve hanno provato ad inserire quella richiesta. 
Nessuno lo sapeva, nessuno si è informato, nessuno lo ha scritto, perché il moralismo peloso paga di più della verità. L’errore commesso dalla Juventus è stato solo quello di voler accelerare i tempi, di dare una scossa alla burocrazia, credendo di vivere in un Paese normale, cosa che l’Italia non è. Soprattutto quando c’è di mezzo il tifo.

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