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  • Ruiu: 'Col Napoli gol regolare, ma questo Milan non è meglio dell'anno scorso. E Calhanoglu vale più di Brahim'

    Ruiu: 'Col Napoli gol regolare, ma questo Milan non è meglio dell'anno scorso. E Calhanoglu vale più di Brahim'

    • Cristiano Ruiu
      Cristiano Ruiu
    Milan-Napoli 0-1. Facciamo due discorsi distinti. Il primo. La squadra di Spalletti non ha fatto granché per vincere e i rossoneri non avrebbero meritato di perdere. Come dice un mio caro amico, nel calcio il “meritometro” non esiste, ma si contano i gol. Ecco, in questo caso, il gol del pareggio il Milan lo aveva segnato con Franck Kessié. Oltre a essere meritato, il gol era pure “buono”. Quello che è andato in scena a S. Siro si può descrivere come uno dei pochi ma devastanti effetti collaterali del VAR. Al di lá tutte le spiegazioni cervellotiche o di tutte le giustificazioni che si possono dare a Massa, rimane da chiedersi come sia possibile considerare “attivo” il fuorigioco di un giocatore (Giroud) sdraiato per terra a pancia in su e per di più sovrastato da un avversario (Juan Jesus). Massa aveva giustamente concesso il gol, il VAR ha giustamente richiamato l’arbitro per una Review (di prassi in questi casi), ma il direttore di gara avrebbe dovuto convalidarlo in base a una evidente e sensata applicazione logica del regolamento. Cosa che non è avvenuta e per questo motivo il Milan si ritrova con un punto in meno in classifica e il Napoli con due punti in più. 

    Appurato dunque che il pareggio del Milan era non solo meritato, ma anche valido, affrontiamo il secondo discorso, cioè l’analisi del momento e della partita. La squadra di Pioli sta ultimando questo tour de force con l’infermeria piena, ma se c’è in Serie A un organico che sta messo peggio del Milan è quello di Spalletti. Il Napoli si è presentato a S. Siro con una formazione a dir poco rimaneggiata, soprattutto nei punti cardine della squadra. Petagna è l’unico centravanti della Serie A che ha la stessa mobilità di Ibra, ma con un decimo delle sue qualità tecniche e fisiche. La coppia di difensori centrali, soprattutto Juan Jesus, inviterebbe a nozze qualsiasi attacco d’Europa. Fatte queste premesse, non è proprio possibile che il Milan, seppur rimaneggiato, non sia riuscito a segnare più di un gol (quello di Kessiè era buono e manca solo nel tabellino) a una difesa così conciata. E dall’altra parte non era possibile concedere con tutta quella leggerezza il gol del vantaggio a Elmas di testa su calcio d’angolo. Non Bierhoff o Cristiano Ronaldo, ma Elmas, uno dei tanti piccoletti che sui corner hanno messo in crisi la retroguardia rossonera.

    Inaccettabile. E segnale chiaro di un’attenzione e una determinazione che purtroppo si sono affievolite con il passare delle partite. Era naturale che accadesse dal momento che il Milan, come abbiamo sempre detto, non era e non è una squadra costruita per vincere. Non era e non è una squadra composta da grandi campioni. Non era e non è una squadra che ha la testa e i piedi per fare un intero campionato di vertice. Non era e non è più forte dello scorso anno, come hanno voluto farci credere a tutti i costi. Anzi, il fatto di arrivare alla sosta natalizia con 4 punti dalla vetta della classifica e dopo aver espresso un calcio di così alto livello deve costituire un grande vanto per Pioli, per la società e per i tifosi. Finora questa squadra ha dato più di quello che poteva dare ed è sempre andata a mille all’ora. Un calo era prevedibile e fisiologico. 3 sconfitte nelle ultime 6 partite sono per l’appunto un calo. Normale constatarlo, controproducente negarlo.

    Lo stesso Pioli, a differenza dell’anno scorso, non ha voluto mettere la testa sotto la sabbia e, pur trovando i lati positivi nella prestazione dei suoi, ha ammesso che bisogna trovare assolutamente diverse soluzioni offensive. Aggiungiamo noi che bisogna anche ritrovare la smarrita ferocia difensiva. Non vuol essere un atto d’accusa nei confronti di Tomori e Romagnoli, anzi sono stati tra i migliori contro il Napoli. Il discorso riguarda l’atteggiamento di tutta la squadra. In entrambe le fasi. Del resto, lo sapevamo e lo abbiamo sempre detto, anche se guai a contrastare i fiati delle trombe di regime: Florenzi arriva dalla Roma ma non è esattamente Cafu, Ballo-Touré arriva da Monaco ma Maicon era leggermente diverso, Messias ha segnato a Madrid e ha delle qualità, ma Kaká ne aveva qualcuna in più, Ibra purtroppo ha 40 anni e Giroud 35 e, come ripetevamo quest’estate, se Pioli l’anno scorso considerava Diaz la riserva di Calhanoglu significava che per lui era meglio il turco. So che è vietato nominarlo e anche a me personalmente non faceva impazzire, ma affermare che fosse meglio lui del leggero spagnolo discontinuo è purtroppo un dato di fatto. Per mesi ho ripetuto che il Milan di quest’anno era meno forte di quello dell’anno scorso e giù a rompere le palle con la favoletta del Ruiu antimilanista. Poi vi svegliate a Natale e scoprite che la classifica dice che un anno fa i rossoneri erano davanti all’Inter di Conte e Lukaku, mentre quest’anno sono 4 punti dietro a quella di Inzaghi e Dzeko.

    Purtroppo, per sognare di lottare per lo scudetto dobbiamo sperare che gli africani del Napoli tornino il più tardi possibile e che l’Inter ripiombi nelle prestazioni altalenanti di inizio stagione. Da parte nostra, possiamo contare sul rientro di numerosi infortunati e sul fatto che, Coppa Italia a parte, quest’anno non ci saranno altri impegni infrasettimanali a distogliere preziose energie. Motivi per cui, presumibilmente, anche senza rinforzi a gennaio, il Milan riuscirá a qualificarsi di nuovo per la prossima Champions League. Che poi è tutto quello che interessa alla proprietà. Oltre allo stadio nuovo. Nulla di più.

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