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  • Conte: 'Non sto un altro anno a Londra da solo. Sono innamorato dell'Italia'

    Conte: 'Non sto un altro anno a Londra da solo. Sono innamorato dell'Italia'

    Intervistato da La Repubblica, l'allenatore del Chelsea, Antonio Conte, ha parlato a tutto tondo della sua avventura al Chelsea, parlando apertamente anche del suo futuro e della volontà di stare vicino alla sua famiglia, punto fermo della sua vita e che condizionerà la scelta per la prossima stagione.

    IL CHELSEA - "Qui bisogna mettere le basi per continuare a vincere. Questo è già un grande club, però ha alzato una Coppa Campioni e poi è uscito al primo turno, ha vinto una Premier e poi è arrivato decimo. Deve trovare stabilità al top".

    STAGIONE DIFFICILE - "Non è stata una stagione tutta rose e fiori. L’approdo sì, è stato difficile, il percorso no. Se vado in testa al campionato di solito ci rimango. Battendo il Sunderland, sono state 30 vittorie in Premier: nessuno ci è mai riuscito".
     
    LA SVOLTA - "Liverpool e Arsenal le partite della svolta? Mah, la squadra andava in campo e io non sapevo che cosa sarebbe successo: la sensazione peggiore. La sconfitta per me dura due giorni, la vittoria un’ora. Ho pensato: se devo morire, muoio con la mia idea. Il lavoro meticoloso. Le mie convinzioni. Non sono per i compromessi. Stavo dando tutto e non mi sentivo in discussione. Ma non potevo snaturarmi".

    HA CONQUISTATO IL CHELSEA - "La squadra mi ha rispettato: per me parlava il passato, anche da calciatore. L’unità d’intenti nel volere cambiare: il Chelsea veniva da un decimo posto. I ragazzi hanno accettato metodi nuovi: gli allenamenti intensissimi, la dieta, la videonalisi, l’importanza dei dettagli. È iniziata la scalata. I cori per me? Se n’è accorto Bertelli, il preparatore. Mi sono emozionato: avevo conquistato Stamford Bridge".

    LA FAMIGLIA - "Con mia moglie Elisabetta a gennaio abbiamo deciso che Vittoria avrebbe finito la scuola a Torino, anche se era già iscritta a Londra. Ma se rimango, verranno a stare con me. Per nostra figlia sarà una grande opportunità vivere in un Paese straniero. Di sicuro un altro anno da solo non lo faccio".
     
    VOLEVO LA PREMIER - "Per me quello inglese è sempre stato un calcio che avrei voluto vivere. Invidiavo gli stadi pieni e l’atmosfera. Ora che l’ho potuta respirare, mi sento più completo. Ma non c’è meno pressione: in un grande club devi vincere sempre. La differenza con l'Italia? La cultura sportiva. Ho visto il Middlesbrough retrocedere tra gli applausi del suo pubblico. E squalificheranno i simulatori: chi si tuffa non sarà mai un idolo".
    L'IMPATTO IN PREMIER - "Mi sento fortificato. Sul lavoro resto intransigente. Ma sono più flessibile. Ho imparato a chiudere gli occhi: per esempio quando vedevo mangiare uova strapazzate prima della partita. Di un Paese devi accettare le tradizioni. E parlarne la lingua, per rispetto. Io ho fatto due settimane di corso intensivo. Avevo basi scolastiche, è stata una montagna da scalare. Con motivazioni forti, nulla è insormontabile. Però non c’è lingua che tenga, se non sai trasmettere: tanti professori universitari non sono bravi insegnanti".
    L'INTER LO VUOLE - "I tifosi interisti mi acclamano? L’entusiasmo degli italiani mi inorgoglisce. Lo share della Premier in tv è salito anche per il Chelsea, al di là di simpatie o antipatie per me. Le speculazioni sul mio futuro sono normali, pretendo concentrazione sul campo. Se mi manca l'Italia? Ne sono innamorato. La sento nel cuore in ogni cosa che faccio, anche se, per fare venire mio padre, ho dovuto vincere la Premier: la sua promessa era che sarebbe venuto a Londra con mia madre".

    NO AI PLAYOFF IN SERIE A - "I play-off non mi convincono. Giocare nelle festività di Natale, a parte il problema per noi cattolici, non è stato male. Lo spot per la serie A è l’Atalanta di Gasperini: società solida, allenatore preparato, giovani forti". 

    CONTE IN MUSICA - "Se conosco Paolo Conte? Ho visto un suo concerto. Tutto cominciò con “Malafemmena” perchè al Chelsea i nuovi arrivati devono cantare in pubblico. Allenando perdo la voce e con “Malafemmena” controllavo la tonalità".
     

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