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  • Coppa Italia, quei minuti di silenzio orgoglio per il nostro calcio ritrovato

    Coppa Italia, quei minuti di silenzio orgoglio per il nostro calcio ritrovato

    • Marco Bernardini
    Non definiamola più “coppetta”. Sedici milioni di telespettatori spalmati sulle due serate rappresentano una cifra tutt’altro che simbolica e danno l’esatta idea sulla voglia di pallone che la gente aveva. Ma non è questo a rendere finalmente importante la Coppa Italia che, negli ultimi anni, era sempre stata vista come un trofeo minore.

    IMPEGNO - Se vogliamo non è stato neppure lo spettacolo agonistico offerto dalle quattro semifinaliste in campo, rispettivamente a Torino e a Napoli, ad aver sdoganato la valenza dell’evento riportandolo al posto che merita. Si arriverà alla finale di mercoledì prossimo, a Roma, reduci da due pareggi e da altrettanti gol segnati con il sovraprezzo di un rigore sbagliato da chi mai ti aspetteresti. I giocatori di Juventus, Milan, Napoli e Inter ce l’hanno messa tutta, certamente, ma gli effetti della lunga e inattesa sosta obbligata si sono fatti notare con relativa frammentarietà dello spettacolo.

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