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Coronavirus: basta opinioni, fidiamoci della scienza. Non è una 'normale' influenza, ma neanche la peste

Coronavirus: basta opinioni, fidiamoci della scienza. Non è una 'normale' influenza, ma neanche la peste

  • Mino Fuccillo
    Mino Fuccillo
Settimane cinesi, le stiamo già vivendo, ne vivremo ancora. Mentre scrivo, ed è domenica sera 23 febbraio, ci sono luoghi, paesi, territori d'Italia da cui non si esce e in cui non si entra. Posti di blocco, corridoi protetti per rifornire di cibo, cintura sanitaria per impedire e controllare i movimenti delle persone. E ci sono città, anche grandi città e praticamente due terzi dell'Italia del nord in cui non si va a scuola, si evitano o si vietano le occasioni e gli eventi pubblici, chiuse le Università, bloccato il Carnevale, rallentata, almeno rallentata, ogni attività lavorativa, persino religiosa.

Per quel che vale, ci si avvia verso un campionato di Serie A dove un numero imprecisato ma non certo piccolo di partite saranno a porte chiuse. Sono e saranno settimane cinesi, con limitazioni alla libertà di movimento e con l'urgenza e l'obiettivo di diminuire i contatti umani. In gergo sanitario si chiama distanziare, distanziamento reciproco e più o meno massiccio degli abitanti di un territorio. Territorio che è lecito, possibile, probabile supporre non resterà quello disegnato in queste ore. E' possibile, anzi probabile che coronavirus percorrerà in maniera più o meno intensa anche altre zone d'Italia.

Chissà dunque cosa diceva il cervello a Massimo Pulcinelli patron (dire padrone pare brutto?) dell'Ascoli. Se La Repubblica ed altri hanno riportato con correttezza, 48 ore fa Pulcinelli scriveva (scriveva non diceva!) "E' ufficiale, rinviata! Paese assurdo. Ridicolo! Gestito da irresponsabili. Lo stadio? Il luogo meno pericoloso al mondo...". Protestava indignato per la sospensione della "sua" partita. Assurdo, ridicolo, irresponsabile...ecco, si era guardato allo specchio. Restava solo ovviamente il patron dell'Ascoli, nessuna persona in sé poteva 24 ore dopo trovare nulla da dire nell'annullamento della partite tutte da giocare in Lombardia, Veneto, Piemonte. Chissà che gli aveva detto il cervello...

Ma attenzione a non sopravvalutare il cervello collettivo della collettività umana quando si verificano circostanze e fatti come quelli del coronavirus oggi. Il cervello collettivo e di massa è tutt'altro che razionale. Infatti anche oggi questo cervello collettivo e di massa reagisce con un pendolo tra due posizioni entrambe totalmente prive di razionalità.

La prima: l'inerzia scettica, è un'influenza come le altre, magari montata da chi ci campa. La seconda: la paranoia della peste che spazza il mondo, accompagnata dalla paranoia del non ci dicono la verità. Sono queste due le opinioni dominanti ed il guaio, il danno non è tanto che siano opinioni giuste o sbagliate. Il guaio, il danno è che sono opinioni. Ma non si dovrebbe, per letteralmente salute pubblica, avere opinioni su una pandemia o su un virus. Non c'è in terapia intensiva spazio per varie e diverse opinioni su come si intuba un paziente. E invece il cervello collettivo e di massa pretende di far proprio questo: avere opinioni in nome e per diritto della sua ignoranza, incompetenza e imperizia.

Coronavirus non è un'opinione. Ed è intrinsecamente sciocco avere opinioni, pareri su fatti complessi e complicati. L'opinione, il come la penso io, rifiuta e respinge spesso se non sempre la sia pur minima fatica di affrontare il complicato e il complesso. Quindi l'opinione individuale sul coronavirus è nel migliore dei casi un non senso. Complicato è perché e a cosa serva limitare spostamenti e contatti fino ad impedirli. Lo si fa per ridurre statisticamente le occasioni contagio. Non è una cura, cura farmacologica per affezioni respiratorie da virus non c'è. Ci sono contro i virus i vaccini, quando arrivano. Vaccino contro questo virus arriverà probabilmente entro un anno. Nel frattempo coronavirus farà il suo giro del mondo.

Complicato è l'incrocio di relativamente bassa letalità e altissima velocità di contagio che caratterizza coronavirus. Uccide percentualmente poco, contagia moltissimo. E probabilmente contagia più di quanto non si conteggi. Quasi sicuramente vi sono in giro nel pianeta e in Italia contagiati in forma molto blanda. Non sono senza sintomi, hanno magari due linee di febbre e raffreddore. Non si sentono malati, ma sono portatori di carica virale. Cioè contagiano. Dunque altri contagiati, molti in forma leggera, qualcuno, circa il 20 per cento si stima, in forma pesante e tangibile. Il contagio corre veloce e su tracce piste che l'autorità sanitaria non riesce a seguire.

Quindi può accadere che il numero dei contagiati raggiunga una massa critica al limite della gestibilità sanitaria e sociale. Coronavirus, cioè nei casi conclamati e gravi una possibile polmonite virale. Una polmonite virale, da coronavirus o da altro virus, è una battaglia tra l'organismo aggredito e il virus. Vince l'uno o l'altro, non c'è medicina anti virus. Durante la battaglia il malato può avere difficoltà respiratorie, se è in una terapia intensiva, se ha sostegni a base di ossigeno allora ha maggiori possibilità di vincere.
Ma mille, duemila, tremila li metti in ospedale, Ventimila, trentamila dove li metti? E' questa la pericolosità socio-sanitaria del coronavirus. Che non è un'influenza come le altre e non è la peste che decimerà l'umanità.

Coronavirus è una cosa complicata, complessa e contraddittoria che richiede un cervello collettivo e di massa che la collettività e le masse in queste circostanze non hanno mai avuto nei millenni e non hanno ora. Un solo, minimo esempio: il più dei contagi avviene passando il virus dalle mani. Lavarsi le mani è razionale, lavarsele più volte al giorno e almeno per 20 secondi e sfregando e intrecciando tra loro dita e sapone. Indossare la mascherina è inutile, la mascherina serve al contagiato per non contagiare ancora. Eppure sono molti, moltissimi di più quelli che cercano, invocano, pretendono, acquistano mascherine. Più di coloro che si lavano le mani prima di stringerne un'altra, più volte al giorno.

Coronavirus non è un'opinione, stiamo vivendo e vivremo settimane cinesi, dovremmo fidarci della scienza medica e delle autorità che non sono infallibili ma sanno che fare e, soprattutto, non dovremmo fidarci della nostre "opinioni". Ma non è così che ci dice la testa e questo la mia testa mi dice che...Questo è un grosso alleato di coronavirus.

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