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Cosa manca allo 'strampalato' Italiano per essere da Napoli
UN PROBLEMA DI RITMO - Se c’è una caratteristica che colpisce del gioco di Italiano, è l’intensità. Ma l’intensità elevata a dogma può causare fraintendimenti e quindi problemi di vario genere. Le squadre di Italiano vanno forte. Probabilmente anche troppo forte. O meglio, vanno sempre forte. E questo porta tutta una serie di conseguenze inevitabili. Le squadre di Italiano hanno un problema con la gestione del ritmo. Non è il ‘halma halma’ di Allegri che intendo, è un’altra forma di gestione del pallone quella a cui mi riferisco, e che Italiano trascura. Allenatori come Spalletti e De Zerbi conoscono bene questa differenza. Italiano è ancora vittima di un fraintendimento dell’intensità. Dimostrazione lampante di tutto questo discorso è il rovesciamento di sorte avvenuto a metà primo tempo della finale di Coppa Italia. Attenzione perché c’è una relazione importante fra questa intemperanza offensiva, queste sovrapposizioni compulsive e il fatto che la Fiorentina sia una delle squadre più ‘squilibrate’ della Serie A. E anche qui è bene non fraintendere il concetto di equilibrio. Come ci ha insegnato “uno degli allenatori più influenti degli ultimi 20 anni” (così Guadiola su De Zerbi), l’equilibrio si può raggiungere anche attraverso il possesso. Ecco, questa cosa ancora manca a Italiano.
Ma nella ripartenza che ha portato in vantaggio l’Inter mercoledì sera notiamo anche qualcos’altro. Non solo lo squilibrio dovuto agli eccessi con la palla, ma anche dei problemi legati alle ‘misure’, come le chiama Spalletti, e ai principi difensivi nelle transizioni negative. Succedono cose strampalate quando la Fiorentina si scopre.
E questo perché Italiano è una sorta di Gasp che, pur mantenendo forte il riferimento sull’uomo, rinuncia alla difesa a tre. Non a caso il tecnico dell’Atalanta lo apprezza tanto. Ma già contro il Milan abbiamo visto come l’Inter, in questi casi, sappia leggere benissimo questa contrapposizione, al punto da arrivare a manometterla clamorosamente. Osservate nell’immagine sopra le scelte difensive di Dodò e Milenkovic, mentre Calhanoglu effettua un inserimento cruciale sulla conduzione di Barella. Il turco cosa fa? Porta un problema a M. Quarta, che così viene a trovarsi tra due fuochi (Lautaro, il suo uomo, e Calhanoglu stesso, l’uomo in più). L’Inter d’altra parte non forza subito la giocata, ma sa articolare la transizione in base al ripiegamento dell’avversario. Perciò utilizza una fase intermedia all’interno della transizione. Non è consolidamento del possesso ma una ramificazione diversa della medesima transizione.
Ed è qui che la Fiorentina si mostra strutturalmente impreparata, ovvero nella gestione della complessità. È qui che, in primis, le posizioni di Dodò, Milenkovic e Martinez Quarta si rivelano per quello che sono. Una posizione difensiva è certamente sbagliata quando gli attacchi letali possibili sono molteplici e simultanei come qui sotto (vedi Dimarco oltre Lautaro con palla semi-scoperta).
TATTICA INDIVIDUALE O PRINCIPI ESASPERATI? - Prendendo in analisi anche l’azione del secondo gol dell’Inter, uno si può domandare, per salvare Italiano da queste critiche, se non sia tutto riconducibile banalmente a una questione di interpreti e tattica individuale. Ad esempio le seguenti letture errate di Martinez Quarta, oppure quella stravagante di Dodò di prima. Anche volendo, credo che non si possa scindere più di tanto.
Questa situazione nasce da una punizione battuta dall’Inter alla altezza della panchina di Inzaghi. E non di fretta. La Fiorentina stava riposizionandosi dopo un fuorigioco di Ikonè, ed era quasi tutta sotto la linea della palla. Ma di nuovo, un po’ la posizione asimmetrica di Calhanoglu (con tanto di invasione funzionale successiva), un po’ il raccordo di Lautaro (sempre lì sul centrodestra, a generare squilibrio tra le linee), hanno creato disordine nella contrapposizione viola. Ora è Milenkovic tra due fuochi.
Ma questo è ancora il meno. Sul cross di Calhanoglu, dopo un mismatch andato bene tra Dzeko e Dodò sul secondo palo, c’è stata la respinta di testa di Martinez Quarta, sopraggiunto in tempo (con spallata) su Dumfries. E qui?
Ancora intemperanze, ancora disordine.