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  • Così l’uragano 'Mani Pulite' spazzò via il Toro di Borsano

    Così l’uragano 'Mani Pulite' spazzò via il Toro di Borsano

    • Marco Bernardini
      Marco Bernardini
    E di nuovo derby. Così, puntuali, riaffiorano alla mente ricordi di ogni tipo e colore. Anche quelli non squisitamente legati al confronto agonistico. In questi giorni i media della carta stampata e televisivi si stanno occupando con grande attenzione di un evento che, trent’anni fa, sconvolse letteralmente il mondo della politica, dell’imprenditoria e della finanza l’Italia lasciando intendere che da quel momento il nostro Paese non sarebbe mai più stato lo stesso. Era il 1992 ed entrava in funzione la macchina di Mani Pulite.

    Il piccolo esercito di magistrati e di detective messo in piedi dalla procura di Milano si scatenò con una furia simile a quella di un uragano. La punta dell’iceberg era il Pio Albergo Trivulzio il cui responsabile, Maro Chiesa, venne individuato e smascherato come il punto di riferimento principale di tutta la malapolitica e della imprenditoria corrotta il cui sistema sciagurato si era incancrenito. Il “pool” agiva in profondità e non faceva sconti. Le carceri si riempirono, in molti si tolsero la vita per la vergogna come Raul Gardini, Bettino Craxi pagò per tutti i politici e andò a spegnersi lentamente in Tunisia. L’Italia costruita sul modello Milano da bere affogò strozzata dal suo stesso cocktail.

    Anche il calcio, cioè una parte di esso, venne travolto e distrutto. Si chiamano danni collaterali e sono quelli che colpirono al cuore l’impero di Mauro Borsano presidente del Torino il quale, prendendo la squadra dalla Serie B e portandola quasi sulla vetta del Gotha, veniva osannato dalla tifoseria granata come l’uomo che avrebbe ridato al Toro la dignità e gli splendori antichi. In effetti la squadra guidata prima da Fascetti e poi da Mondonico macinava successi mai più sperati non solo in Italia ma anche in Europa dove venne “rapinata” della Coppa dall’Ajax. Giocatori di grande valore come Martin Vazquez, Scifo e soprattutto Lentini garantivano classe e solidità. 

    Borsano, purtroppo, era la nota stonata. Il suo era un impero di cartone dietro il quale c’erano l’amico Craxi, le mazzette, la concussione, la truffa e tutto ciò che Mani Pulite aveva portato a galla nel mare più ampio del Paese. Borsano in bancarotta fu costretto a lasciare ad un altro re travicello, il notaio cantautore Goveani, ma il bluff durò il tempo di un amen. E soltanto tanti anni dopo, con l’arrivo di Urbano Cairo, il Torino riuscì a recuperare almeno la faccia.

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