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  • 'Crederci sempre' e l'abbraccio sotto la Kop: ecco perché il Liverpool è unico

    'Crederci sempre' e l'abbraccio sotto la Kop: ecco perché il Liverpool è unico

    • Andrea Distaso
    Una foto destinata a restare nella storia di questa edizione di Champions League e probabilmente in quella del calcio moderno. L'abbraccio collettivo sotto la Kop nel quale il mondo Liverpool tutto si è stretto subito dopo l'impresa contro il Barcellona è l'immagine più bella ed efficace per ricordarci quale sia in fondo l'essenza di questo giocoDivertirsi, sentirsi tutti, allo stesso modo, partecipi di un'esperienza collettiva emotivamente coinvolgente; perché questo accada, molto passa dai piedi e dalla testa, intesa come mentalità, di un allenatore e di giocatori che sappiano trascinare il pubblico e portarlo dalla loro parte, creando questo rapporto di simbiosi che storicamente è il vero punto di forza dei Reds.

    CREDERCI SEMPRE - La retorica quasi inevitabile sull'importanza del fattore Anfield in molte delle notti più epiche del club inglese non esisterebbe se il Liverpool non avesse sposato questa filosofia di calcio e di vita, quella del "Never give up!" ben impresso sulla maglietta esibita ieri sera dal grande assente Salah e rappresentato dalle parole con cui Jurgen Klopp ha saputo trasmettere ai suoi calciatori la carica necessaria per fare l'impossibile. "Credeteci. Mettetevi in testa che potete farlo. Uno o due gol, anche se non segniamo nel primo quarto d’ora non importa. Credeteci al 65°, al 66° e al 67°. Credeteci. Potete segnare in qualsiasi momento. E con Anfield che ci supporta e crede in noi, ce la possiamo fare. Ragazzi, noi possiamo”, nella sintesi svelata ai tabloid inglesi dal difensore croato Dejan Lovren. A Liverpool non potevano che innamorarsi di un allenatore così, uno che per il suo modo di intendere il calcio si identifica alla perfezione con lo spirito di cui abbiamo parlato.

    RICREARE LA PASSIONE - Che poi una rimonta così clamorosa sia stata possibile anche grazie all'inspiegabile atteggiamento del Barcellona è sotto gli occhi di tutti. Ma è soltanto provandoci, soltanto credendo fortissimamente nella voglia di non rinunciare mai ai propri principi anche quando la situazione sembra disperata che nascono serate come quella di ieri. Una lezione che in tanti, anche a casa nostra, dovrebbero mandare a memoria. In fondo, non c'è bisogno di inventarsi chissà quale iniziativa commerciale o sposare chissà quale strategia di marketing per riportare in massa i tifosi italiani negli stadi e farli innamorare nuovamente. Non è comprando il Cristiano Ronaldo di turno che si può unicamente colmare l'assenza di entusiasmo per un prodotto calcio sempre meno attraente e coinvolgente. Va ricreata la passione, quella vera, quelle che, anche dopo una, dieci, cento, mille sconfitte, non si affievolisce mai. Alimentata dalla voglia di provarci sempre e comunque, quella che ti fa fare cose come a Istanbul o in tante notti ad Anfield. Stringendosi in un abbraccio collettivo.

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