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  • Cicioni a CM: 'La regola dei giovani in Lega Pro non funziona'

    Cicioni a CM: 'La regola dei giovani in Lega Pro non funziona'

    • Luca Cellini

    Chi l’ha detto che i calciatori sanno solo tirare calci ad un pallone e non fare ragionamenti anche di un certo spessore sul loro mestiere? A sentir parlare Cristian Cicioni, portiere protagonista da anni in squadre di Lega Pro, dalla Carrarese di Buffon al Bra, soltanto parlando della passata stagione, si capisce che è un’atleta estremamente intelligente.

    Perché la mancata conferma nel Bra e l’attuale situazione in cui ti trovi, ovvero essere ancora senza una squadra?
    “Se avessi saputo come sarebbero andate le cose nel Bra probabilmente non avrei mai firmato per il club piemontese. Non tanto per la società in se’, quanto per le condizioni in cui mi sono ritrovato. A Carrara la scorsa estate stavo bene ma non fu confermato il direttore sportivo che mi aveva scelto e quindi ho dovuto optare per un’altra soluzione. Peccato perché alla Carrarese, società del mio pariruolo Buffon mi trovavo benissimo nel ruolo che avevo, ovvero far crescere un giovane davanti a me, e fargli da chioccia. Al Bra, che si trovava in una situazione di classifica disperata, di fatto mi sono ritrovato con solo 3 giocatori della mia stessa esperienza e non c’è stata neanche la possibilità di lottare per un’ipotetica salvezza”.

    Come mai secondo te il Bra aveva una rosa così impreparata per la categoria? 

    “Perché in Lega Pro, con la regola che obbliga all’utilizzo dei giovani, per avere dei benefici economici, i club preferiscono avere giocatori non di esperienza, pur di usufruire di agevolazioni derivanti dall’abbassamento dell’eta’ media della propria rosa. Ecco che così una società che magari non si trova a dover lottare per la promozione, preferisce inserire un giovane in piu’, che un giocatore esperto in meno, a costo di essere penalizzata sul campo. Peccato, perché a gennaio scorso ho avuto la possibilità di andare a Chieti e poi per una serie di incastri non si è concretizzata poi la trattativa’.

    Cosa ne pensi della riforma dei campionati di Lega Pro con l’abbassamento del numero di squadre, i tre gironi, ed una suddivisione geografica?

    “Penso che sia giusto essere arrivati finalmente a dei gironi che non costringono i club a fare lunghi viaggi, dando anche maggior equilibrio, ma se non si mette mano a questo obbligo di utilizzo dei giovani in rosa, che evidentemente serve a coprire delle manchevolezze economiche di diversi club, allora tanto vale non farli neanche i tornei di Lega Pro. Mi piacerebbe un calcio che punta sulla qualità in campo, a prescindere dall’età che un giocatore ha, ed un vero progetto sui giovani che vanno messi in campo quando realmente meritano, non per avere entrate economiche anche perché ad esempio io sono portiere e vengo recluso in panchina o non tesserato, perché si preferisce un elemento del proprio vivaio, magari non pronto, solo per risparmiare qualcosa”.

    A proposito di portieri nei campionati professionistici, la nuova moda anche dei top club è quella di avere in rosa piu’ numeri 1 di primo livello. Anche in serie A società come la Fiorentina hanno acquistato estremi difensori forti, pur avendo già in squadra un portiere all’altezza. Secondo te è giusta come politica questa o si rischia di alterare gli equilibri nello spogliatoio?

    “Io sono per un dodicesimo forte in rosa piuttosto di un giovane alle spalle del titolare che se venisse chiamato in causa si ritroverebbe ad andare quasi allo sbando. Ad esempio Prandelli in Nazionale ha fatto bene ad avere uno come Sirigu che infatti quando Buffon si è infortunato, ha risposto molto bene. Paradossalmente quando quest’ultimo è tornato, avrei continuato a far giocare Sirigu perché così non si sarebbero affrettati i tempi del rientro del capitano azzurro per la gara contro il Costarica. Anche alla Fiorentina sono sicuro che Neto non verra’ messo in discussione da Montella dopo un paio di partite sbagliate, ma la presenza di un portiere titolato come Tatarusanu gli mettera’ quella giusta pressione tecnica. Neto credo possa fare un percorso di carriera come Muslera, visto che è giovanissimo, un classe ’89: tanto scetticismo iniziale dei tifosi, poi la maglia da titolare  ed un percorso di crescita anno dopo anno, sempre migliore come rendimento”.


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