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  • Da Lotito a Beretta, quanti conflitti d'interesse: ridicolo che paghi Lippi

    Da Lotito a Beretta, quanti conflitti d'interesse: ridicolo che paghi Lippi

    • Stefano Agresti
    Viviamo nel paese dei conflitti d’interesse. Ci hanno fatto digerire, anzi accettare a forza, anche i più gravi, smascherati e biechi: roba che all’estero, quando capivano, strabuzzavano gli occhi. E non parliamo di pallone, ma di faccende molto più serie: governi, televisioni e via mischiando.

    Il calcio ha seguito l’onda, senza farsi mancare niente. Una quindicina di anni fa Galliani, uno che ha sempre percorso strade nuove, riuscì a farsi eleggere presidente della Lega mentre era amministratore delegato del Milan: un obbrobrio che solo i nostri dirigenti, quelli che hanno distrutto finanziariamente il calcio italiano, avrebbero potuto ideare e votare. Poi in Lega hanno messo Beretta, amicone di Galliani, Lotito e compagnia. Il quale, a un certo punto, ha accettato un importante incarico in Unicredit e perciò ha annunciato le dimissioni immediate: lascio perché gli incarichi sono incompatibili. Era il marzo del 2011 (avete letto bene: 2011). Ebbene, indovinate chi è oggi il presidente della Lega: Beretta, l'incompatibile.

    Passando tra dirigenti di club che hanno i figli procuratori, o che fanno i procuratori in modo occulto, arriviamo a Lotito, presidente della Lazio e dirigente federale. Ha incontrato Ventura: per la Nazionale o per il suo club, ancora senza allenatore? Per la Nazionale, dicono, ma poi ne è rimasto così affascinato che ha pensato di prenderlo per sé. Una barzelletta.

    Questi sono i veri conflitti d’interesse nel paese dei conflitti d’interesse. Poi c’è Lippi che è stato scelto come direttore tecnico di tutte le nazionali - finalmente una decisione azzeccata, chi meglio di lui? - ma ha il figlio che fa il manager di calciatori e allora la nomina può saltare. A parte il fatto che Tavecchio è quantomeno labile di memoria (quella norma nel regolamento della Figc sui procuratori l’ha messa lui nel 2015), a noi sembra ridicolo che l’unico a pagare sia Lippi. Anche perché così paga, in qualche modo, tutto il calcio italiano, che perde l’esperienza del ct campione del mondo.

    Ci diranno: c’è una norma, va rispettata. Okay, ma facciamo una cosa: impediamo a Lippi di diventare direttore tecnico delle nazionali, però cacciamo anche Beretta dalla Lega e togliamo a Lotito la tuta della Federcalcio. Perché le regole vanno bene, a patto che siano di buon senso. E noi tra Lippi, Beretta e Lotito, preferiamo sempre che nel nostro calcio lavori Lippi.

    @steagresti
     

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