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  • Da Pedro a Mihajlovic e Kolarov: storia degli scambi tra Roma e Lazio, in mezzo veleni e tradimenti

    Da Pedro a Mihajlovic e Kolarov: storia degli scambi tra Roma e Lazio, in mezzo veleni e tradimenti

    • Furio Zara
      Furio Zara
    Fare il salto da una squadra all'altra della stessa città non è mai facile, ma a Roma ciò comporta un livello di sopportazione alle critiche e agli insulti ben più alto che altrove. Lo spagnolo Pedro è passato dalla Roma alla Lazio, scopriamo dunque chi prima di lui ha fatto lo stesso viaggio (anche in senso inverso).

    Il trasferimento più celebre dalla Lupa all'Aquila direttamente, senza passare dal via, è stato quello di Franco «Ciccio» Cordova, centrocampista di pigro talento negli anni '70. Nove anni alla Roma, prima di fare il salto del Tevere e giocare altri tre anni con la Lazio. Fu un passaggio contestato, lasciò una scia di veleno. Per mesi Cordova dovette sopportare i tifosi sotto casa. In verità era stato ceduto al Verona ma si era rifiutato e - piccola vendetta - sentendosi scaricato dalla Roma aveva scelto la Lazio. Negli anni '30 era stato invece il campione del mondo Attilio Ferraris IV ad inaugurare il cambio di casacca: dopo sette campionati con la Lupa, eccolo con la Lazio. Quella di Ferraris IV è una storia tragica: morì nel 1947, a 43 anni, durante una partita tra vecchie glorie, tradito dal cuore. Andando ancora più indietro nel tempo bisogna citare il primo in assoluto ad aver cambiato maglia a Roma, cioè Luigi Ziroli che alla fine degli anni '20 passò dalla Roma (era stato lui a segnare il primo gol della storia giallorossa nella massima divisione) al Venezia e poi alla Lazio.

    Stesso viaggio anche per il jolly - come c'era scritto nell'album delle figurine Panini - Michele De Nadai, quattro anni alla Roma e due alla Lazio tra il 1976 e il 1983, le stagioni migliori della sua carriera. Dalla Roma alla Lazio (direttamente) passò anche Astutillo Malgioglio a metà anni 80: già all'epoca Tutto - così lo chiamano gli amici - era una mosca bianca, un calciatore seriamente impegnato nel sociale, ogni santo giorno. Due stagioni alla Roma, una sola alla Lazio (in B) per lui, chiusa tra l'altro con un gesto che fece scandalo: lo sputo sulla maglia dopo una sconfitta interna con il Lanerossi Vicenza. L'avevano offeso per tutta la gara coprendo di beceri insulti anche i ragazzi disabili che il portiere aiutava, Malgioglio reagì con rabbia, ma subito si pentì. Non gli è mai stato perdonato. Più semplice la storia di Carlo Galli detto «Testina d’Oro»: con 13 gol riportò la Roma in A nel 1951-52 e la sua carriera spiccò il volo, mentre il suo periodo alla Lazio - dodici anni dopo - coincide con il tramonto del suo percorso calcistico.

    Un altro portiere, Angelo Peruzzi, ha cominciato la carriera nella Roma e l’ha chiusa nella Lazio, società per la quale - fino a pochi giorni fa - ha lavorato anche come dirigente. Sinisa Mihajlovic arrivò a Roma nel 1992, aveva 23 anni e scappava dalla Jugoslavia, dove aveva vinto tutto con la Stella Rossa. All'epoca giocava esterno offensivo, sei anni dopo (in mezzo ci fu la Sampdoria), eccolo con la maglia della Lazio vincere scudetto e coppe, però da centrale difensivo. Mihajlovic per i romanisti è una figurina tra le tante, per i laziali un idolo. Più sbiadita la vicenda di Aleksandar Kolarov: tra il triennio con la Lazio (2007-2010) e quello con la Roma (2017-2020) ci sono stati sette anni di Manchester City.

    In senso inverso - dalla Lazio alla Roma - va sicuramente menzionato il tragitto di Lionello Manfredonia, enfant du pays in biancoceleste. Era il 1987 quando Lio venne ceduto dalla Juventus alla Roma per tre miliardi di lire. Nella Capitale scoppiò il finimondo, i tifosi della Lazio vissero la scelta di Manfredonia come un tradimento, la stessa Curva Sud si divise tanto da far nascere le brigate anti-Manfredonia. Dalla Lazio alla Roma ecco infine due attaccanti, Arne Selmosson (a segno nei derby con entrambe le maglie) e Roberto Muzzi.

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