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  • De Laurentiis: quando la 'napoletanità' diventa strumento negoziale

    De Laurentiis: quando la 'napoletanità' diventa strumento negoziale

    E' proprio un presidente con i fiocchi Aurelio De Laurentiis: il suo  Napoli ha fatto passi da gigante nell'elite del calcio nostrano, è in Champions con merito e promette un futuro brillante. Tutto questo ci piace, mentre apprezziamo di meno l'uso strumentale della napoletanità, che scevra di significati etnico-culturale si è trasformata, nei caldi giorni di mercato, in strumento di pressione ad uso e consumo della tifoseria.

    Il professionismo prescinde da questi valori, anche se nella scelta di un calciatore possono contribuire numerosi fattori, tra cui il legame con la propria città d'origine. Ovviamente il vero nodo della trattativa Criscito non è la volontà del difensore di Cercola, ma l'ammontare dell'ingaggio promesso al genoano. Secondo gli ultimi rumors De Laurentiis avrebbe offerto meno di quanto percepito da Criscito negli anni rossoblu, pur configurandogli un futuro da leader nella squadra partenopea.

    Le dichiarazioni rilasciate dal patron azzurro ('Se Inter o Paris Saint German offrono al ragazzo ed al suo agente cifre superiori alle nostre e loro vogliono ascoltare queste sirene, allora non c’è partita. Bisogna sentire il richiamo della napoletanità. L'esempio è Paolo Cannavaro, che per me è come un figlio e che spero possa avere un futuro anche come dirigente') danno in pasto alla folla il giovane difensore, che in realtà sarebbe felicissimo di indossare la maglia del Napoli. Il vero ostacolo sono i procuratori, che lavorando a provvigione e secondo specifiche clausole presenti nel mandato, avrebbero un danno notevole accettando un contratto sottostimato rispetto al recente passato. Quindi tutto torna al vil danaro, mentre forse l'uomo comune, il tifoso, la napoletanità la misurerebbe sul rettangolo verde, non certo controllando gli estratti conto.

    Inoltre, va ricordato che il pupillo Cannavaro fu messo sotto pressione, qualche mese orsono, con dichiarazioni simili e non meno di un anno fa il Napoli salutava il partenopeo Quagliarella per scelta tecnica.

    La napoletanità, vera o presunta, è tornata a galla, in passato per Di Natale, Nocerino, Migliaccio e Coppola, ma a scopo puramente negoziale. Per quanto riguarda il portiere, che ripetutamente si è detto disponibile a fare il vice di De Sanctis, la situazione è paradossale, visto che Bigon pare voglia prendere il 28enne Rosati del Lecce per una manciata di milioni.


    Parliamo di soldi, di budget già stanziati per il rinforzo difensivo (1/1,2 milioni di ingaggio), di trattative, commissioni etc...
    Criscito è un professionista, il Napoli è una squadra di alto livello e d'estate si fa il calciomercato con scelte e rifiuti che possono esser motivati o meno. Non ci piace sentire parlare di napoletanità, di paura della piazza, di monnezza che intimidisce calciatori maturi da ingaggi stratosferici. Questo è il contorno per riempire gli editoriali, le trasmissioni radiofoniche ed i siti specializzati, quello che conta davvero, il piatto forte che troneggia sui tavoli milanesi è lo stipendio con annessi e connessi. E' inutile raccontarci e raccontare favole


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