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  • Un po' Roy Keane, un po' Gaia: così De Rossi ha conquistato il cuore dei romanisti. E non solo...

    Un po' Roy Keane, un po' Gaia: così De Rossi ha conquistato il cuore dei romanisti. E non solo...

    • Angelo Taglieri
    OrgoglioPassioneFedeltà. Se distogli lo sguardo da Daniele De Rossi e fissi un muro bianco, sono le prime tre cose che ti vengono in mente. In occasioni così non si chiudono gli occhi, troppo facile; si cerca di guardare il tutto da un'altra prospettiva, magari senza incrociare lo sguardo di chi, in questi anni, è stato emozione pura. Un po' come ha fatto lo stesso DDR, d'altronde. Ricordate? Olimpico pieno, Totti che dice addio, Capitan Futuro che gli consegna una targa a nome della squadra senza guardarlo mai negli occhi. Troppo forte, l'emozione. 

    Lucido nell'emotività. Lo è stato quel giorno, quando distogliere lo sguardo ti salva dalla commozione; lo è stato anche oggi, in conferenza stampa: risposte mai banali, non è nel personaggio; per niente scontato, ha rischiato di commuoversi guardando i suoi compagni, ha ribadito la sua volontà di continuare a giocare, ha dichiarato cosa avrebbe fatto da dirigente: rifirmato Daniele De Rossi. "​Nello spogliatoio risolvo problemi e sono ancora decisivo". Rispetto per la Roma. Ma anche per se stesso. Ragione e passione, come sempre. 

    Ragione e passione, in campo e fuori. Ogni tanto prevale l'una, ogni tanto l'altra. Due anime dello stesso uomo, due parti dello stesso cuore, due sfumature di giallorosso puro, due emisferi del suo numero 16. Sì, perché quel 16, quello arrivato dopo il 26 e il 27 dei primissimi anni, il del 2004/05 e il di Falcao, sempre sognato mai concesso, ha una duplice valenza. Uno: è dell'idolo Roy Keane. Due: il 16 luglio 2005 è nata sua figlia, Gaia. Del resto, si sa, i duri hanno due cuori.  Cuori che hanno conquistato tutti, non solo i giallorossi.

    Alti e bassi, come tutti i grandi. Ha spesso sbagliato, lo sa lui e lo sappiamo noi. Ma come tutti i grandi, ha provato sempre a rialzarsi. Per una gomitata a McBride c'è un rigore sparato sotto l'incrocio, in cui ha sfogato settimane pesanti; per un pugno a Lapadula c'è un gol a Marassi che tiene vive le speranze Champions della Roma. Sentimento vivo, quello giallorosso, che scorre perennemente nelle vene, tanto che Ranieri è stato costretto a lasciarlo fuori in un derby, quello dell'aprile 2010, per vincerlo. E lui ha accettato in silenzio. Esultando poi. Amando sempre. Duro come i suoi tackle, leggero come il tunnel a Iniesta nel 2016, trascinante come il suo rigore contro il BarcellonaUna roccia, alla quale Zaniolo si aggrappa dopo il gol al Milan. La Roma lo mette alla porta, lui non mette alla porta lei. Continuerà a giocare, col giallorosso nel cuore. Quel cuore un po' duro, un po' dolce. Come il suo 16, un po' Roy Keane, un po' Gaia. 

    @AngeTaglieri88
     

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