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  • Derby di ex, Quagliarella: 'Non rinnego il passato al Torino'

    Derby di ex, Quagliarella: 'Non rinnego il passato al Torino'

    • A.S.

    Non ci sono mai stati così tanti ex nel derby, soprattutto adesso che anche Ogbonna e Immobile hanno scavalcato la barricata, scambiandosi le trincee. Lo fa notare l'edizione torinese odierna di Repubblica. Anche loro (Ogbonna e Immobile) rappresentano un segno dei tempi: sono cresciuti con una maglia, pensano di imporsi con l’altra. Nel Toro c’è anche Brighi, lontanamente juventino nel 2000/2001, due anni prima che poche maglie bianconere le vestisse anche Moretti. E nella Juve hanno un passato granata più o meno lontano e più o meno significativo (in genere, non troppo) pure Rubinho, Motta e Asamoah. Nel club bianconero non si contano i dipendenti, i funzionari, i quadri, i tecnici, i collaboratori, i consulenti, i dirigenti e gli specialisti che hanno imparato il mestiere nel Toro e hanno fatto carriera nella Juve. Ma in assoluto, a parte i freschissimi transfughi (Ogbonna e Immobile, di cui si diceva all’inizio) l’ex più ex è Fabio Quagliarella, che arrivò a Torino da Castellammare di Stabia che era ancora un bambino e se ne andò che era appena diventato uomo. 'La storia la sanno tutti, non fui io a volermene andare. Nell’addio io non c’entro niente, anche perché nessuno mi chiese di rimanere'. Era il 2005, l’anno del fallimento. Il Toro aveva appena vinto il campionato, ma ormai la mannaia di Cimminelli stava calando sulla società mentre Cairo giocava a nascondino, intervenendo soltanto a Lodo Petrucci armai organizzato. Muovendosi con lieve anticipo, avrebbe potuto evitare la diaspora. E invece se ne andarono tutti, tranne Fontana e Vailatti (e qualche bimbo tipo Ogbonna), e in un colpo solo i granata persero l’ultima grande generazione di ragazzi fatti in casa: Marchetti, Comotto, Mantovani, Balzaretti, Calaiò, Pinga, Acquafresca e appunto Quagliarella, che venne reclutato dall’Udinese: 'Alla Juve sono arrivato anni dopo ed è stato un passaggio indolore. Del mio Toro non c’è più nulla. Se segnerò esulterò, però non ho mai nascosto, e mai lo rinnegherò, che se sono quello che sono lo devo ai miei anni granata. Il ricordo più bello resta l’esordio in serie A a 17 anni, con Mondonico, assieme a quella maledetta promozione che non servì a niente'.

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