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  • Dinho, Totti e la sottile linea rossa tra calcio e Subbuteo

    Dinho, Totti e la sottile linea rossa tra calcio e Subbuteo

    • FM

    Ho sempre vissuto con grande malinconia il tramonto calcistico dei fuoriclasse, soprattutto di quelli che ostinatamente non si arrendono all'evidenza dei fatti. Ricordo, ad esempio, le difficoltà di Batigol, eccellente bomber gigliato, che dopo il canto del cigno con la Roma visse spezzoni di carriera trascurabili perchè privo della potenza e del furore agonistico dei bei tempi.
    Non è  facile lasciare all'apice della carriera, lo è ancora di meno accettare i segnali che offre un fisico logoro. Se il calcio moderno è riuscito a schiavizzare i fantasisti, ad imporre il pressing agli attaccanti e a premiare i podisti più che gli artisti, allora è meglio far fagotto prima di esser travolti dalle critiche dei detrattori di memoria corta.


    Dinho, nel tempio dei palleggiatori madridisti, si è eclissato per novanta minuti, vedendo sfrecciare C.Ronaldo, Ozil, Khedira e Di Maria, talenti giovani e moderni che sanno abbinare fisicità e tecnica. Il brasiliano sembra giocare con il limitatore di velocità montato sulle Mercedes, e' ancora un sublime assist-man, ma non puo' cullarsi solo sulla propria tecnica. L'abbraccio di Mou sa di saluto al campionissimo sul viale del tramonto, le parole del ct brasiliano Menezes, riportate da un comunicato ufficiale ("il ct non ha mai fatto riferimento alla possibilità di convocare Ronaldinho”, ndr), sembrano incidere il The End sulla favola del Gaucho, che forse dovrebbe accettare il dorato esilio californiano.

    Non è molto diverso il discorso relativo al Pupone Totti, che contro il Basilea ha comunque offerto una prestazione discreta, impreziosita dal passaggio illuminante per Borriello e da qualche sfortunata rasoiata dal limite. A Roma ha un credito illimitato per i tanti trionfi regalati al pubblico dell'Olimpico, ma oggettivamente il Capitano da tre anni non supera le 25 presenze in campionato e pur mantenendo ancora una buona media realizzativa, sta forse chiedendo troppo ad un fisico eroso da mille battaglie. Contro gli svizzeri ha fatto il possibile, ma nel modo di correre e saltare sembra pesante, statico, quasi frenato. Uno come Er Pupone prenderebbe sei in pagella anche giocando seduto su uno sgabello nel cerchio di centrocampo, ma il vero problema è un altro: perchè poggiare ancora ciecamente su di lui? Perchè non centellinare le sue presenze? Perchè non provare soluzioni alternative che possano far rifiatare il ragazzo di Porta Metronia? Nel 2010 l'orgoglio e la rabbia di un campione possono contare più dei limiti fisici e della scarsa capacità di recupero?

    Campioni sublimi, come Totti e Dinho, devono e possono fare un passo indietro al cospetto del più grande avversario di ogni atleta: il tempo che passa


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