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  • Djankpata è l'ultima idea di Mancini: chi è il centrocampista cocco di Lampard in odore di Nazionale

    Djankpata è l'ultima idea di Mancini: chi è il centrocampista cocco di Lampard in odore di Nazionale

    • Simone Gervasio
    Quando allenava i club, Roberto Mancini era un po’ croce e delizia dei suoi presidenti. Portava a casa trofei e vittorie, questo è vero, ma si segnalava anche per le richieste sul mercato. Chiedeva giocatori su giocatori, era bravo nel farseli prendere, aveva i suoi pupilli e li voleva sempre con sé, a ragion veduta. Ora che da ct dell’Italia sul calciomercato può far poco, sta trovando comunque il modo di scovare giocatori, trattarli e convincerli a giocare per lui. È successo con Retegui, succederà con altre stelline dal doppio passaporto, sta succedendo anche con Halid Djankpata. È lo stesso centrocampista dell’Everton a confermarlo.

    BIOGRAFIA - A Cronache di Spogliatoio, il classe 2005 ha rivelato: “Sono davvero felice perché la FIGC ha inviato alcune mail al mio procuratore dove affermava di aver mandato alcuni osservatori a visionarmi per potermi convocare in Nazionale”. È la svolta per questo ragazzone di 18 anni che, partendo dall’Africa, ha trovato il paradiso calcistico in Inghilterra, passando per una felice infanzia in Italia. Halid nasce in Togo da genitori del Benin, si trasferisce in Lombardia quando ha 9 mesi e deve salutarla quando di anni ne ha 11 e i suoi trasferiscono tutta la famiglia a Manchester. Qui esplode la sua carriera di calciatore. Diventa un pilastro delle giovanili dei Toffees, il capitano dell’U18, in una stagione, quella attuale, in cui ha già fatto registrare 22 presenze, 3 gol e un assist facendo la spola tra la sua squadra e quella Under 21. Il primo contratto da professionista con l’Everton è dietro l’angolo, gliel’hanno assicurato a Liverpool dopo i fitti colloqui con Mikael Silvestre, ex difensore di Inter e Manchester United e ora suo procuratore.

    CARRIERA - All’Everton, Halid Djankpata ci arriva quindi dopo un lungo viaggio, una vita in cui non è mai stato fermo. Anche in campo è così. Nasce attaccante, diventa centrocampista in Inghilterra, si prende le lodi di uno che quelle zolle del campo le ha calpestate, come Frank Lampard, ex allenatore dell’Everton, che per primo ha scommesso su di lui, convocandolo con la Prima Squadra. Un viaggio partito dall’Usmate Velate, società dilettantistica brianzola. Lui infatti cresce nel Lecchese ma è in Brianza dove inizia a giocare e dove le leggende su di lui si sprecano. Si dice che i suoi allenatori fossero costretti a toglierlo dopo un po’ perché segnava troppo e squilibrava le squadre. Inizia a giochicchiare a 4 anni, a 8 affrontava già quelli di 12. “Vennero a vedermi gli scout di Juventus, Atalanta e Brescia per offrirmi un provino. A causa della distanza però rifiutai, i miei genitori non potevano accompagnarmi”, dice a Cronache. Nel 2016 la svolta, involontaria. Ha 11 anni quando i suoi, per il bene del nucleo familiare e per creare migliori condizioni di vita futura, scelgono di trasferirsi in Inghilterra. Qui firma con il Droylsden Fc. Tempo qualche settimana e ci sono già Liverpool, Manchester City ed Everton a litigarselo. Sceglie quest’ultimi. “Cercavo un posto in cui esprimermi, non volevo andare in uno dei top per rischiare di bruciarmi. In Italia ero un gigante, facevo l’attaccante e segnavo un botto di gol a partita, in Inghilterra fisicamente sono uno dei tanti, il calcio qui è estremamente più fisico e sono stato arretrato a centrocampo”, ha confessato.

    NAZIONALE - In Benin, Djankpata ci è anche stato per capire il Paese e il calcio lì ma il ragazzo si sente italiano, lo è. Il suo idolo è Paul Pogba, ma da buon juventino apprezza molto Andrea Pirlo, ma anche Mario Balotelli e, approfittando della sua permanenza sul lato blu della Mersey, ha fatto amicizia con Kean. Il ragazzo col passaporto italiano e togolese ha spiccate doti da leader e non vede l’ora che si concretizzino questi primi approcci con la Nazionale di Mancini. In una precedente intervista a La Gazzetta dello Sport, aveva detto: ‘L’Italia? Ho ricordi bellissimi, è ancora casa mia. Credo che fino all’inizio di questa stagione, nessuno sapesse della mia esistenza in Federazione, il mio sogno è quello di giocare con la maglia della Nazionale. Mi sento italiano a tutti gli effetti, anche se alcuni haters sui social mi hanno scritto il contrario”. Invece, per buona pace anche di questi, Halid italiano lo è e, se tutto continua a filare liscio, sarà presto anche in maglia azzurra.  

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