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  • Doping, Di Gennaro: ‘Il Micoren me lo davano anche in campo. L'ho preso all'esordio...’

    Doping, Di Gennaro: ‘Il Micoren me lo davano anche in campo. L'ho preso all'esordio...’

    Dopo le dichiarazioni sul doping di Dino Baggio e Massimo Brambati, suo ex compagno, parla a Repubblica Antonio Di Gennaro, un tempo centrocampista della Nazionale e ora commentatore Rai.

    Il Micoren l’ho preso direttamente in campo. Era il 10 aprile 1977, il mio esordio in Serie A con la Fiorentina, contro la Juventus, a neanche 19 anni. Ero emozionatissimo. Dopo venti minuti si fermò il gioco per un fallo e il massaggiatore venne a darmelo. Ho scoperto che fosse doping solo nel 1988, quando costò una squalifica a Silvano Fontolan, mio compagno nel Verona, in Europa. Ripensandoci, mi chiedo come sia stato possibile: era pericoloso per la salute in Coppa Uefa e in Serie A no? Assurdo".

    "Ho giocato per 4 anni alla Fiorentina, una squadra segnata dalle morti premature di tanti giocatori di quegli anni 70: Beatrice, Saltutti, Longoni, Ferrante, Mattolini. Un elenco impressionante. Lì prendevo l’Epargriseovit, quando l’ho preso io penso proprio che fosse lecito. Così mi veniva detto e io ci credevo".

    "Il medico e il massaggiatore erano come padri putativi. Nessuno mi ha mai imposto nulla. Che interesse avrebbero avuto a farmi squalificare? Ricordo che mi davano l’Argotone, le gocce che si mettono nel naso, ma mi avvertivano di prenderle entro il giovedì perché altrimenti la domenica sarei potuto risultare positivo. All’epoca eravamo poco informati. Non come i ragazzi di oggi, che giustamente leggono, vogliono sapere, chiedono".

    "Il mio ultimo anno, a Barletta nel 1992, in Serie C, il sabato mattina, quando non ci allenavamo, ci davano una bevanda: 'Un semplice integratore', dicevano. L’ho presa perché ero convinto che non ci fosse nulla di pericoloso. Ho paura? No. Cerco di essere razionale, anche in un momento di forte emotività per la scomparsa di Mihajlovic e di Vialli. So che non è facile avere risposte, certezze, rassicurazioni. Le chiedo ai medici. Perché, oggi come allora, io mi fido".
     

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