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  • Dotto: 'Tavecchio, Lotito e Galliani han trovato i conigli giusti'

    Dotto: 'Tavecchio, Lotito e Galliani han trovato i conigli giusti'

    E noi, coglioni e patetici, che c’eravamo illusi di sbarrare il bananaro e la sua ghenga con una caterva di tweet e di onesta indignazione, magari sparandogli contro quel proiettile plasticato di Albertini, con quel parruccone da comunione e disperazione, tutto il suo lessico frigido e il puzzo di sacrestia da pallone e da pallore in convento.
    Sulla pelle del rinoceronte tutto rimbalza, figuriamoci queste suffraggette dell’anima bella. Siamo stati in tanti a sbatterci il cranio, presidenti glamour, gazzette rosa, pensator cortesi e vomitosi.
    E, ora, oggi, invece di triplicare l’invettiva, eccoci qua pietrificati e tre volte derisi nell’elegante omaggio al vincitore. Vincitore? Vincitore di cosa? De che? Abbiamo straperso tutti. A cominciare dai tifosi, zimbelli e ostaggi di una cosca di omacci associati a sangue nella difesa dei loro interessi.
     il nostro sistema calcio fa acqua da tutte le parti, dentro e fuori stadi sempre più deserti, campi malati di alopecia e di teppa, perde soldi, spettatori, credibilità, perde e basta, e cosa fa? Si rifugia nella triade Tavecchio, Galliani e Lotito. Un botolo bene addestrato, uno squalo silente e un altro loquacissimo, pervaso da furori superomistici, che ha trovato nella desolata landa del pallone, i conigli giusti per la sua smodata ambizione.
     L’amorale della favola? Il nostro calcio è un’imperforabile macchietta travestito da fortezza. Tweet e social rovesciano il mondo, eleggono presidenti e disfano governi, ma sono meno di zero se si tratta di fare la bua a una rocciosa nullità come Tavecchio. Se questo accade, è perchè noi siamo l’Italia. Un malinconico paesotto dove i cattivi fanno schifo e hanno sempre la pistola carica i buoni fanno pena e la pistola ce l’hanno ad acqua. 


    Giancarlo Dotto per dagospia.com


     
    LOTITO E GALLIANI SI GODONO IL TRIONFO «ME LO SO’ MESSO SULLE SPALLE...»
    Fabrizio Roncone per il "Corriere della Sera"
     
    Claudio Lotito, seduto in prima fila, annuisce compiaciuto: bravo, bravo, ottimo, va bene, va proprio bene, ora però -  gesto della mano eloquente - basta così.
    Adriano Galliani, una sedia dietro, si sporge sull’orecchio di Lotito: non si fosse emozionato, sarebbe stato perfetto. Però, dai, accontentiamoci.
    Entrambi adesso fissano il palco.
     E Carlo Tavecchio, da lassù, fissa loro.
    «Meglio non aggiungere altro», pensa il nuovo presidente della Federcalcio stringendo ancora il microfono. Il breve discorso appena chiuso con voce impastata, paonazzo in viso un po’ per la commozione un po’ per il caldo, goccioline che gli rigano la guancia e non si capisce se stia piangendo o solo sudando.
     I delegati in piedi, c’è un applauso lungo e forte, e lui che, osservando Lotito e Galliani, resta lì a mordersi le labbra, perché l’hanno pregato di essere stringato e anche molto sobrio nel discorso finale, possibilmente rinunciando ad alcune parole familiari (tipo «negri», «banane») e a certi concetti già elaborati («donne handicappate»).
    Come uscire da questa situazione?
    Chiamando una ovazione pure per Giancarlo Abete: che, dopo 7 faticosi anni di presidenza Figc e 48 giorni dopo l’umiliante eliminazione dai Mondiali del Brasile, si alza e saluta a braccia alzate in segno di vittoria.
    (Dieci minuti più tardi ).
    Numerosi dirigenti del calcio italiano invece che con Tavecchio si complimentano con Lotito. Pizzicotti affettuosi, abbracci. «Claudio, sei potentissimo!». «Hai fatto un capolavoro, Claudio!». (si volta Massimo Ferrero, presidente della Sampdoria e produttore cinematografico noto con il soprannome di «Viperetta»: «Guardatelo, Lotito... guardate quanto gli piace essere protagonista: quello a un funerale vorrebbe essere il morto, e a un matrimonio, lo sposo»).
     Lotito lo liquida con mezzo sguardo. Lotito è raggiante.
    «Ha vinto la voglia di cambiamento...».
    Tavecchio era impresentabile: averlo fatto vincere, è stato una vera impresa diplomatica.
    «Diciamo che me lo so’ messo sulle spalle...» (ride di gusto: vorrebbe schermirsi, ma non ci riesce).
    Diciamo pure che, a un certo punto, la Lega di serie A s’è spaccata. E governare, adesso, non sarà facile.
    «Tavecchio è l’uomo giusto al posto giusto. E lo dimostrerà con i fatti. Quanto alla Lega: c’è una maggioranza e c’è una minoranza. Succede in democrazia, no?».
     È vero che c’è stato un litigio con Andrea Agnelli?
    «No, assolutamente».
    Invece risulta.
    «Guardi, io so’ leale, e schietto. E ad Agnelli lo dissi subito, tempo fa: siete una famiglia importante e gloriosa, ma attenti, perché a Roma gli agnelli li chiamamo abbacchi e se li magnamo...».
     Urbano Cairo, presidente del Torino e proprietario de La7, scorge da lontano Lotito circondato da cameraman e fotografi, e commenta secco: «Lotito alla guida del Club Italia? Fantascienza. È come se uno tra me e Berlusconi diventasse presidente della Rai».
     «Viperetta» si fa un selfie con Demetrio Albertini. Andrea Abodi, presidente della Lega di B, deluso quando scopre che ad intervistarlo è una tv locale. 
    Franco Carraro, il potente Carraro, capisce che è inutile restare un minuto in più, e va via. Viene diffuso un filmato in cui Aurelio De Laurentiis, all’uscita del seggio, ossequioso mostra a Lotito la scheda con su il nome di Tavecchio.
     Una cronista spagnola cerca di ricostruire la biografia di Tavecchio: «Allora, no, scusa: è stato a lungo sindaco di Ponte Lambro, giusto? Okay: poi lui è un democristiano, vero?... Poi, aspetta: nel ’90 fu condannato a 4 mesi di carcere per falsità in titolo di credito continuato... e, ma vedi se risulta anche a te, nel ’94 la condanna è invece a 2 mesi e 28 giorni di carcere per evasione fiscale...».
    Alcuni cronisti italiani, che su Tavecchio hanno già scritto tutto da giorni, suggeriscono che forse è meglio andare a cercare Adriano Galliani, insieme a Lotito grande protagonista di questa elezione.
     Galliani, come sempre, faccia buona e sorpresa.
    «Io? Grande sostenitore? Ma no...».
    Lei, grande sponsor di Tavecchio, sì.
    «Vedrete, vi stupirà: ha un bellissimo programma».
     Il presidente del Coni, Giovanni Malagò, dice che non potrà attuarlo.
    «Non capisco come possa aver detto questa cosa, il signor Malagò».
    (Si avvicina Enrico Preziosi, il presidente del Genoa). «Tra l’altro, caro Adriano... saremmo lieti se il signor Malagò ci spiegasse a cosa allude quando dice che Tavecchio dovrà pagare alcune cambiali...».
    Lo chiamano signor Malagò.

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