Romamania: Dzeko è poesia in movimento e il record di Amadei è così vicino...
I due gol per contenuto tecnico, sono autentiche poesie in movimento. Un inno alla coordinazione e al tempismo, con quella shakerata d'eleganza che incornicia solo certi predestinati. E Dzeko lo è. Forse il predestinato - per dono del talento dall'Altissimo, intendo – meno compreso della storia del pallone, se è vero come è vero che all'ombra della Capitale c'è ancora qualcuno che lo critica. Ma tant'è, il calcio è bello perchè è come la legge: non è uguale per tutti. E allora, in una Roma che riparte un bel po' male, bastano un paio di mani di Dzeko per rendere tutto lucido, scintillante, bello e positivo. Resta la prestazione, bruttissima, tranne che nel quarto d'ora finale.
Restano le scelte di Fonseca, alcune obbligate ma altre francamente meno comprensibili: mettere insieme in campo Miki, Flaco, Perez e Dzeko, beh, poi chi marca a centrocampo, io? Alla fine però, grazie al Cigno di Sarajevo è stata una gran bella notte di calcio e non solo per quanto accaduto all'Olimpico, mi prega di scrivere un amico romanista oltre il romanismo. Una notte di calcio che, per un attimo, ha allontanato le note vicende di quello che, si spera, sia il tramonto pallottiano, in attesa dell'ennesima alba della speranza.