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  • È l'Inter del 31 agosto: ve la ricordate?

    È l'Inter del 31 agosto: ve la ricordate?

    • Pasquale Guarro
    Eppure io me lo ricordo, al 31 agosto c’erano molti insoddisfatti. Quella sera l’Inter aveva appena chiuso il mercato lasciando vuota una casella in difesa e ad Appiano Gentile non c’era neanche l’ombra di uno dei top player annunciati. C’era invece qualche dubbio sul mancato arrivo dell’uomo da schierare in appoggio alla punta. Perché Joao Mario trequartista qualcuno lo aveva già provato, ma con scarsi risultati. Tutte le speranze sono immediatamente state affidate a Spalletti: lui sì che è piaciuto fin dalle prime battute. Perché le cose non le manda a dire e perché difende il suo con tutta la passione che ha in corpo. 

    TUTTO UGUALE A PRIMA - Tredici punti in cinque partite sono il simbolo del buon lavoro finora svolto da Spalletti e dal suo gruppo di lavoro. Il pareggio di Bologna e le sbandate inevitabili viste anche contro la Spal sono invece frutto di quelle lacune che l’Inter non è stata brava a colmare a mercato in corso. Ma quelle erano mancanze che al 31 agosto mettevano tutti d’accordo. Insomma, che l’Inter fosse questa, con pregi e difetti annessi, lo si sapeva già. Come era noto che sarebbe stato necessario puntare tutto, o quasi, su Spalletti. Dal 31 agosto non è cambiato niente nell’organico, ma le quattro vittorie consecutive avevano un po’ coperto quel senso di insoddisfazione che invece appariva così marcato all’ultimo giorno di mercato. Perché il calcio è così, si agita a ritmi sfrenati tra l’esaltazione e la depressione. Ma questo è un fare da animi friabili e labili memorie. Perché l’Inter di oggi è chiaramente identica a quella del 31 agosto alle ore 23. 

    ACUTI INSOSPETTABILI E PREVEDIBILI DIFFICOLTA' - L’Inter è una buona squadra, sicuramente inferiore a Napoli e Juventus e forse anche alla Roma. Questo si diceva a fine mercato e questo bisognerebbe dire ancora adesso. Forse così il pareggio di Bologna non avrebbe assunto le dimensioni della catastrofe, dato che l’Inter sta facendo il proprio dovere fino in fondo, tra acuti insospettabili e difficoltà invece ampiamente prevedibili. Le stesse difficoltà che potrebbero presentarsi anche domenica prossima. Ma perché adesso sono tutti sorpresi? È necessario fare un passo indietro. Non ridimensionarsi, ma tornare ad essere  stabilmente ancorati alla realtà dei fatti. Perché la consapevolezza dei limiti è il primo passo verso il cambiamento. Mentalità e organizzazione dovranno condurre l’Inter all’obiettivo stagionale, ma non possono sicuramente cancellare le difficoltà di un percorso molto lungo. Quest’Inter giudicata incompleta a fine agosto può lottare per le prime posizioni, ma solo se sarà disposta a correre il doppio rispetto a chi invece è maggiormente attrezzato alla scalata. 

    FINO A GENNAIO - Ciò che è certo è che l’Inter ha una sola strada per rimanere a galla: seguire incondizionatamente il verbo di Luciano Spalletti. Che poi è lo stesso che ha dato nuovo credito a un gruppo che solo 12 mesi fa era stato scaricato dalla quasi totalità del tifo nerazzurro. Perché Spalletti è anche maestro di stenti e sacrifici, che dovranno essere gli elementi distintivi dei suoi uomini. Almeno fino a gennaio, quando la società avrà finalmente la possibilità di rimediare ad alcune mancanze del passato. Fino ad allora sarà necessario stringere i denti, a meno che Spalletti non ci ponga di fronte a un nuovo miracolo. D’altronde in quattro partite era già riuscito a far dimenticare a tutti lo scoramento di fine agosto, quando i colpi annunciati da Suning sono rimasti solo promesse. 

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