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  • Eriksen torna nello stadio del dramma: gioca e segna a Copenaghen, l'incubo è solo un ricordo FOTO

    Eriksen torna nello stadio del dramma: gioca e segna a Copenaghen, l'incubo è solo un ricordo FOTO

    • Federico Albrizio
    Tornare nello stadio del dramma per chiudere il cerchio ed esorcizzare una volta per tutte il ricordo del giorno più brutto della sua vita. Sono passati nove mesi e mezzo da quel 12 giugno e da quelle immagini del Parken Stadium che nessuno può dimenticare: Christian Eriksen si accascia a terra durante Danimarca-Finlandia per un malore cardiaco, immediato l'intervento in aiuto dei compagni, degli avversari e dei medici, mentre Kjaer e i giocatori danesi si schierano compatti intorno al compagno caduto per proteggerlo nel momento di massima fragilità. Attimi drammatici che hanno tenuto il mondo con il fiato sospeso, fino all'uscita dal campo in barella con quel pollice alzato a rassicurare tutti: "Sto bene".

    Poi il calvario, l'introduzione di un defibrillatore interno e la lunga ripresa. E il fatidico dubbio: riuscirà a tornare in campo? Eriksen non ha potuto farlo con la maglia dell'Inter, per le stringenti misure italiane in tema sicurezza, ma lo ha fatto e con successo con il Brentford in Premier League e in Nazionale: un ritorno trionfale che lo ha portato a segnare nel suo nuovo 'debutto' contro l'Olanda.

    E' contro la Serbia, tuttavia, che è arrivata la reale chiusura del cerchio. Di nuovo al Parken Stadium di Copenaghen, di nuovo nel teatro di quei terribili momenti. Ma questa volta non ci sono lacrime o espressioni di terrore, solo il grande abbraccio di tutte le persone in campo e sulle tribune. Eriksen è in campo, dal primo minuto e da capitano, tra gli applausi di compagni e avversari e lo striscione dei tifosi: "Bentornato Christian", non servono altre parole. E cosa c'è di meglio per mandare definitivamente l'incubo in archivio, se non un gol? Al 57' Eriksen prende palla al limite e scaraventa il pallone in porta, è la seconda rete consecutiva dopo quella all'Olanda. Ora si è lasciato tutto alle spalle, ma non chiamatela rinascita: citando lo stesso trequartista, "è solo la carriera che continua".

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