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  • Essere come Ibra: il più grande problema di Balotelli svelato dai suoi compagni inglesi

    Essere come Ibra: il più grande problema di Balotelli svelato dai suoi compagni inglesi

    • Andrea Distaso
    La stessa arroganza di Ibrahimovic senza comprendere che dietro a certi atteggiamenti del campione svedese c'era anche una cultura del lavoro, anche in allenamento, fuori dal comune. I colleghi inglesi che hanno studiato a lungo il fenomeno Mario Balotelli, protagonista di due parentesi in Premier League - dal 2010 al 2013 col Manchester City e nella stagione 2014/2015 col Liverpool - hanno utilizzato questa immagine per sintetizzare al meglio il concetto.

    Tanti, tantissimi atti di indisciplina, dentro ma soprattutto fuori dal campo, ma da James Milner a Sergio Aguero, da Steven Gerrard a Raheem Sterling, non si può dire che Supermario sia stato odiato in Inghilterra. "Un bravo ragazzo, una persona buona, ma con comportamenti da dodicenne", scriveva Milner nella sua autobiografia. L'incapacità dell'uomo Balotelli di crescere, di comportarsi in modo maturo nonostante la popolarità e i guadagni della sua attività da calciatore crescessero a livello esponenziale. Anzi, per chi lo ha conosciuto da vicino - negli anni successivi ai lampi di classe ma anche ai primi colpi di testa all'Inter prima e al Milan poi - episodi divenuti celebri come le ripetute multe alla guida o il lancio delle freccette contro i ragazzini dell'academy del City evidenziavano la sua volontà, tipicamente infantile, di suscitare l'attenzione altrui.
    PRIGIONIERO DI IBRA - Un grande talento sprecato, un potenziale tecnico e fisico immenso, capace però di accendersi solo ad intermittenza. E, salvo sporadiche occasioni (come nell'anno della vittoria della Premier col Manchester City di Mancini), incapace di reggere le pressioni dei grandi appuntamenti e delle grandi responsabilità. Tradito probabilmente dal sentirsi forte quanto uno come Zlatan Ibrahimovic, ma incapace di comprendere come la dedizione e la professionalità fossero aspetti fondamentali nel definire la grandezza del suo modello di riferimento. Quello che più colpiva, in negativo, chi lo ha avuto vicino, chi lo ha allenato o chi giocava con lui, era l'assoluta mancanza di dinamismo. Peccato mortale nel calcio moderno, ancora di più in quello "a mille all'ora" di Sua Maestà.

    MANCINI NON CI CREDE PIU' - Oggi Balotelli è nella sua Brescia e anche qui, nonostante la fortuna di giocare a pochi chilometri da casa, l'idillio si è rotto da un pezzo e l'ennesimo addio appare dietro l'angolo. Mentre Roberto Mancini, oggi ct della Nazionale e suo mentore, sembra aver perso le ultime speranze di redimerlo. E il sogno Europeo appare sempre più una chimera.

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