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  • Fabio Gallo a CM: 'In Italia non nascono più veri registi'

    Fabio Gallo a CM: 'In Italia non nascono più veri registi'

    • Andrea Scappazzoni

    Il calcio italiano ha perso per strada i registi. Si fa fatica a trovare un club di Serie A che faccia eccezione. Nel Torino ci sono El Kaddouri, Bellomo e Farnerud – tra gli altri – ma nessuno di loro sembra del tutto idoneo a ricoprire questo ruolo così come lo si intendeva fino a qualche anno fa: "Ma non è un problema del Toro, è un problema del nostro calcio", ha spiegato Fabio Gallo, ex regista ‘vecchia maniera’ e ora allenatore. Adesso il tecnico, dopo la triste parentesi di Brescia, in esclusiva per Calciomercato.com parla del Torino, una squadra che gli è rimasta nel cuore.

    Fabio Gallo, iniziamo dai ricordi?

    "Bellissimi. Penso alla promozione ottenuta nel 2006 e i 60mila del Delle Alpi, ma anche il modo in cui quello straordinario gruppo era riuscito a venire fuori dalle difficoltà. L’anno successivo, in A, era poi arrivata la salvezza. Tutto molto emozionante: è stato un peccato aver indossato quella maglia così tardi…".

    Ma nella seconda stagione qualche problema c’era stato…
    "Beh, con Zaccheroni ci sono state delle incomprensioni dal punto di vista calcistico. Umanamente nessun problema: eravamo onesti tra noi. Poi è tornato in panchina De Biasi e sono tornato a giocare con regolarità".

    Eppure le scelte degli allenatori vanno accettate: dovrebbe saperne qualcosa, lei, ora.

    "(Sorride, ndr) Sì, ma da giocatore la vedi diversamente, anche se poi quando fai il passaggio ad un ruolo come quello dell’allenatore, ripensi ad alcuni episodi e ti chiedi il perché di alcune tue azioni".

    Veniamo al Toro di oggi: come lo valuta?
    "C’è una programmazione e c’è Ventura che è un tecnico molto bravo e col quale si può pianificare un po’ di futuro: c’è continuità nello staff e lui come allenatore, col suo credo, sa scegliere bene i suoi uomini".

    Il Torino è passato dal 4-2-4 al 3-5-2: da allenatore cosa ne pensa?

    "E’ cambiato il modulo, ma l’idea di gioco no: le linee di passaggio e quelle di uscita restano invariate. Un allenatore preparato e che studia non deve aver paura di cambiare, soprattutto per sfruttare al meglio le caratteristiche dei propri giocatori".

    A questo Toro manca un regista come lo era lei?
    "Non solo al Toro. Penso che Pirlo verrà ricordato come l’ultimo regista del nostro calcio. Purtroppo c’è stato un vuoto: i giocatori non vengono più formati tecnicamente e così si perdono i cambi di campo di 40 metri e le verticalizzazioni, la lettura anticipata di un’azione e la conseguente giocata…".

    Tra i centrocampisti del Torino ci sono El Kaddouri e Bellomo.

    "Li vedo più come interni di centrocampo che come mediani davanti alla difesa. A mio avviso, pur essendo buoni giocatori, non hanno caratteristiche di regia".

    Dove colloca la squadra di Ventura, con ancora due settimane di mercato a disposizione, nella prossima Serie A?
    "E’ un campionato dal difficile pronostico, quello italiano. Se il Toro troverà un buon portiere per sostituire Gillet, che oltre alle parate forniva un supporto incredibile per la gestione della palla, allora i granata possono puntare alla parte sinistra della classifica".

    Lei, invece, cosa può dire del suo futuro?

    "Per adesso aspetto. Purtroppo sono rimasto danneggiato e molto, pur non avendo alcuna responsabilità, da quanto accaduto a Brescia: il mio passato all’Atalanta ha generato una certa situazione, e così ho preferito farmi da parte, per non far ricadere anche su Giampaolo un problema di cui non era responsabile".

    Forse un giorno tornerà a Torino…
    "Magari! Chissà: i rapporti sono rimasti buoni e col presidente Cairo ogni tanto qualche sms ce lo scambiamo ancora…".


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