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  • Ferrero: 'Pur di salvarla ridarei la Sampdoria per un euro a Garrone, colpa sua nella trattativa saltata con Vialli'

    Ferrero: 'Pur di salvarla ridarei la Sampdoria per un euro a Garrone, colpa sua nella trattativa saltata con Vialli'

    La Sampdoria, ultima in classifica e già retrocessa in Serie B, rischia il fallimento. Il proprietario del club blucerchiato, Massimo Ferrero ha dichiarato in un'intervista alla Gazzetta dello Sport: "I tifosi non meritavano questa enorme delusione. Con me al timone l'incubo non ci sarebbe stato, ma da 18 mesi io nella Samp non decido nulla. Non mi danno neanche un biglietto per entrare allo stadio". 

    NEL CALCIO - "Prima della Samp il mio nome fu accostato al Napoli, poi alla Roma, mi offrirono anche la Salernitana. Ma non volevo entrare nel calcio. Facevo 5-6 film di successo all’anno, li producevo e li distribuivo nei miei cinema: nel gergo romanesco me la sonavo e me la ballavo. Non avevo bisogno del pallone". 

    GARRONE - "Un giorno però mi fecero incontrare Edoardo Garrone, fu lui a cercare me e non viceversa. Fu lui ad offrirmi la Samp, che era già in vendita da un paio di anni, ma senza acquirenti. Non lo conoscevo, mai visto prima. Conoscevo di fama il padre Riccardo, proprietario della Erg, dove mi fermavo a fare benzina. Tutto qui. Fu Garrone a cercarmi, il primo di una serie di incontri lo avemmo all’hotel De Russie a Roma. Perché rinnegarlo? Lui mi ha proposto e dato la Samp, non gliel’ho chiesta io. Pensi che il signor Panconi, oggi nel cda del club, io neanche lo conoscevo, me lo ha presentato Garrone poco tempo fa… Garrone mi disse che la società sotto la sua gestione perdeva circa 30 milioni di euro all’anno e la sua famiglia si era stancata di rimetterci i soldi. Mi regalò la Sampdoria al prezzo simbolico di un euro? Una verità parziale. Perché io ho pure ricomprato il marchio che era stato venduto a Banca Intesa per circa 30 milioni: ho quasi finito le rate da pagare. Garrone mi ha venduto il club a un euro, lasciato un contributo di 15 milioni e delle garanzie bancarie. D’altra parte se non avessi avuto dietro un imprenditore di spessore come lui, pronto a intervenire in ogni caso di bisogno, non avrei mai preso la Sampdoria. Ma attenzione: con me Garrone ha risparmiato 30 milioni di perdite all’anno per 9 anni. Si faccia il conto: sono circa 270 milioni. E durante la mia gestione io non gli ho chiesto nulla… Ora lui mi rinnega e non è carino. Garrone mi ha affidato la Samp e ha sempre detto che se fosse accaduto qualcosa sarebbe intervenuto lui. Perfetto, lo dimostri: si riprenda la Samp, gliela ridò a un euro, non voglio nulla per me. Basta fare un aumento di capitale e poi può darla al suo amico Barnaba o a chi vuole lui. Parli con il trustee Gianluca Vidal e con il mio avvocato Pieremilio Sammarco, che ha provato invano a contattarlo". 

    I DEBITI - "200 milioni di euro? Non mi risulta assolutamente una cifra così alta e comunque dei debiti accumulati nell’ultimo anno e mezzo devono rispondere altri. Quelli che hanno esonerato D’Aversa, poi fatto un contratto di tre anni a Giampaolo e tante altre operazioni di mercato clamorosamente sbagliate. Le quote sono della mia famiglia, ma ora la società è gestita da uomini non miei. Lanna neanche lo conosco. Lo sfacelo non porta la mia firma". 

    IL GRUPPO VIALLI - "Parlo in base a documenti, email, messaggi che posso mostrare. Avevo chiuso la trattativa con Vialli con tanto di mia firma per 88 milioni, 60 dei quali servivano per pagare i concordati. Era necessaria una garanzia di Garrone di 25 milioni al nuovo gruppo qualora la squadra fosse finita in B e si fosse deprezzata la rosa. Bastava un minuto per darla, l’affare era chiuso, ma Garrone ha risposto sì dopo 45 giorni. Nel frattempo abbiamo perso 6-7 partite, Di Francesco è stato esonerato, la squadra era in crisi: a quel punto l’offerta è scesa a 40-45 milioni e non era più congrua. Con Vialli però sono rimasto in ottimi rapporti tanto da avergli offerto la presidenza della Samp: mi ha ringraziato, ma si era già impegnato con la Nazionale. La trattativa non l’ho fatta saltare io, ma Garrone con il suo ritardo. Magari lo avesse fatto con i soldi di Garrone avrei lottato per la Champions". 

    GLI STIPENDI - "In questi anni avrei percepito circa 9 milioni di euro tra dividendi e stipendi dalla Samp? No, dividendi mai. Ho percepito uno stipendio in passato, come chiunque lavori nel club. Ma non negli ultimi anni. Lanna parla tanto, ma dopo una retrocessione così dovrebbe assumersi maggiori responsabilità. Vorrà pure bene al club, ma saperlo guidare è un’altra cosa. Romei era il mio avvocato civile. Un innamorato del calcio, che alla fine si è un po’ montato la testa e fatto il passo più lungo della gamba, sbagliando valutazioni. Così le nostre strade si sono separate". 

    I TIFOSI - "Sono stati condizionati da una tempesta mediatica contro di me, ma ancora mi amano. Mi fermano per strada, mi chiedono i selfie. Il tempo è galantuomo. Capiranno che sotto la mia gestione, anche con le mie esagerazioni e i miei atteggiamenti folkloristici, la Samp è sempre stata competitiva, è arrivata in Europa. E pagava gli stipendi… Sono un uomo allegro, che ama sdrammatizzare. Ma chi mi conosce sa che per arrivare dove sono arrivato io, servono le qualità. Ho conosciuto i grandi del pianeta, poi se a qualcuno piace ancora chiamarmi Er Viperetta per sminuirmi, cazzi suoi, non me ne frega niente. Quella è solo invidia". 

    RISCHIO FALLIMENTO - "Io farò di tutto affinché questo non avvenga. Non è una sfida tra me e Garrone, tra me e il cda. Mi sto muovendo in più direzioni per provare a salvare il club. Avevo il mondo ai miei piedi, ora sono ai piedi del mondo… Ma non mi arrendo. C’è ancora tanta forza in me, credo nella giustizia, la verità verrà fuori". 

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