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  • Francia e quote razziali: Blanc ha mentito ora rischia la panchina

    Francia e quote razziali: Blanc ha mentito ora rischia la panchina

    La prima testa a cadere è stata quella di François Blaquart, direttore tecnico nazionale della Federcalcio francese, sospeso fino alla conclusione dell'inchiesta. Ma è probabile che il primo ghigliottinato non sia l'ultimo: l'«affaire des quotas» è troppo grande e soprattutto troppo imbarazzante. Nel mirino, adesso, c'è Laurent Blanc, ct dei Bleus, che forse non è razzista, ma di certo ha detto una bugia.

    La vicenda è quella delle «quote» etniche che la Federcalcio voleva istituire nei suoi vivai per limitarne l'ingresso ai ragazzini neri o arabi: al massimo 30% di «blacks» e di «beurs». Lo ha scritto giovedì il tosto sito Mediapart, specializzato nell'obbligare il potere a lavare in pubblico i suoi privatissimi panni sporchi. Venerdì tutti gli interessati, cioè in pratica l'intera dirigenza della Fff, la Federation française de football, hanno smentito in blocco, al massimo ammettendo, come Blanc, che un problema c'è, ma non riguarda il colore della pelle dei giocatori, bensì il loro doppio passaporto: in altri termini, non ha senso investire su giovani promesse che, una volta diventate realtà, scelgono poi di giocare non per la Francia ma per qualche nazionale africana. Blanc, in particolare, ha garantito, indignatissimo: «Non ho mai sentito parlare di quote». Nel frattempo, la ministra dello Sport, la sarkozysta Chantal Jouanno, ha annunciato un'inchiesta rapida e severa.


    Ma ieri Mediapart ha rilanciato pubblicando la registrazione della famigerata riunione dell'8 novembre scorso, il Watergate del pallone francese. Allora di quote si parlò, eccome. Ecco qualche estratto. Blanc, in effetti, non si mostra razzista: «Non è la gente di colore che mi dà problemi. Se ci sono solo dei neri nei centri giovanili e questi neri si sentono francesi e vogliono giocare per la Francia, mi va bene».

    Però non finisce qui. Perché dopo poco il ct precisa: «Si ha l'impressione che si formi sempre lo stesso prototipo di giocatori: grandi, forti, potenti. E chi c'è attualmente come grandi, forti, potenti? I neri. E' un fatto. Credo che dobbiamo ripensarci, specie per dei ragazzini, avere degli altri criteri, modificarli con la nostra cultura. Vi cito gli spagnoli: non hanno di questi problemi. Gli spagnoli mi hanno detto: noi di neri non ne abbiamo». A questo punto interviene Eric Mombaerts, allenatore delle giovani speranze della Nazionale: «E se affrontassimo il problema limitando l'ingresso del numero di ragazzini che possono cambiare nazionalita?». Blanc è d'accordo: «Io sono del tutto favorevole». E Blaquart chiosa: «Possiamo organizzarci, senza dire niente, su una specie di quota. Ma non bisogna dirlo».

    Insomma, meglio che i «bleus» non siano neri e nemmeno troppo colorati. E tanti saluti al mito della Nazionale di calcio come modello di una Francia multietnica. Blaquart si dice «moralmente annientato» e grida all'«ingiustizia» e alla «manipolazione». Lui, Blanc, insiste: «Mi scuso se ho urtato la sensibilità di qualcuno ma non sopporto di essere accusato di razzismo o xenofobia». La vicenda è seria, anche perché in Francia la discriminazione razziale è un reato. E Mediapart, pare, non ha affatto esaurito la sua scorta di rivelazioni choc. È il caso di dirlo: se ne vedranno di tutti i colori.


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