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  • Frosinonemania: Matusa quanto ci manchi

    Frosinonemania: Matusa quanto ci manchi

    • Alessandro Iacobelli
    In tempi non sospetti il giornalista Luciano Renna creò ad arte un appellativo rimasto nella storia: il Matusa. Intendiamoci, negli anni settanta l’impianto non è che fosse proprio una bomboniera. Tribuna e distinti erano di fatto gli unici settori esistenti. Poi il tempo ha fatto il suo corso, con l’aggiunta di categorie professionistiche più consone. 

    10000 posti possono sembrare pochi, ma le squadre avversarie hanno sempre dovuto fronteggiare un calore impressionante. Le gradinate, letteralmente appiccicate al terreno di gioco, regalavano al contesto un fascino impareggiabile. L’entusiasmante cavalcata dalla C1 alla A, con Stellone in panchina, è stata scritta e compiuta soprattutto grazie al “catino” gialloblu. Incastonato nel cuore del centro cittadino, circondato dalle abitazioni con balconi sold out ogni domenica.
    Un calcio d’altre epoche, più genuino e passionale. Dalla sfida contro il Lecce per il salto in B al magico pomeriggio con il Crotone per la prima volta in Serie A. Battaglie vinte, battaglie perse, sofferenze e gioie. 

    Oggi si pone il problema della presunta mancanza proprio di quel calore, che forse allo “Stirpe” viene vissuto in maniera diversa. Dallo spareggio con il Palermo sembra mancare qualcosa. Qui ci si gioca la salvezza, la vita sportiva di una stagione.
    Certo, la classifica non sorride e i risultati non fanno sognare. Adesso più che mai, però, serve una mano ai ragazzi di Baroni. Una spinta forte e insistente. Il digiuno di vittorie allo “Stirpe” è un incubo apparentemente infinito. Spal e Parma sono due treni da prendere senza esitazioni. 

    La salvezza è come una bella ragazza da conquistare. Lo so, sono un tipo romantico. Tenero e nostalgico, perché il Matusa era uno spaccato perfetto della mentalità ciociara.

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