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  • Genoamania: il segreto per vincere

    Genoamania: il segreto per vincere

    • Marco Tripodi
    Potremmo stare ore a discutere di plusvalenze, mancanza cronica di progetti, acquisti quantomeno discutibili, pochezza di idee e di voglia da parte di chi scende in campo e di chi ce li manda. Per analizzare la sconfitta del Genoa ad Udine la verità è tuttavia più semplice e non per questo meno bruciante. Anzi.
     
    La realtà è che il calcio è un gioco semplice. Un gioco in cui contano la tattica, la tecnica, l’atleticità ma che fondamentalmente si basa su un requisito fondamentale: fare un gol più dell’avversario. E per riuscirci esiste un solo modo, tirare in porta.
     
    RIANIMATORE - Se il Grifone, dopo il Torino, ieri ha risvegliato un’altra bella addormentata del nostro campionato è soprattutto perché, proprio come accaduto contro i granata, non ha praticamente mai tirato verso la rete avversaria. O almeno non lo ha fatto per i primi 90 minuti di gioco. Soltanto nel recupero, e più che altro con la forza della disperazione più che con la concretezza del gioco, i rossoblù hanno capito che la via per evitare l’ennesima sconfitta passava attraverso quel rettangolo bianco posto all’estremità del campo. Troppo tardi per sperare in un miracolo che senza la cinica ma inappuntabile scientificità del Var si stava comunque per realizzarsi.
     
    RITARDO COLPOSO - E proprio l’urlo strozzato in gola a Scamacca e compagni a causa di un malleolo troppo avanti fa, se possibile, aumentare ancora di più i rimpianti genoani. La rete annullata al bomber romano e, un attimo prima, la paratona di Musso sulla botta di Bani hanno esplicato meglio di mille teorie cosa sia mancato ieri al Grifone. Quella voglia di osare e di far male senza la quale non si può andare molto lontano. Al Genoa serve soprattutto questo, la cosiddetta ‘cattiveria agonistica’. Un requisito fondamentale per prevalere nello sport. Senza di quella le buone intenzioni, che pure ieri i rossoblù hanno mostrato di possedere stazionando con una certa regolarità nella metà campo dell’Udinese sia prima che dopo lo svantaggio, non servono a nulla. Senza la voglia reale e concreta di portare a casa il risultato, il risultato alla fine lo portano a casa gli altri.
     
    Poi possiamo stare a parlare ore di progetti, politiche societarie, questioni tattiche e altri argomenti che si ripetono stucchevolmente uguali a se stessi da almeno un lustro e che quasi certamente stanno alla base della svogliatezza rossoblù. Ma se, tanto per cominciare, chi scende in campo provasse ad evitare di entrare in porta con la palla probabilmente qualche passo avanti lo si farebbe. Anche e soprattutto in classifica. Perché in fondo il calcio è un gioco semplice e per vincere le partite basta fare un gol più degli avversari.
     

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