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  • Gigi Proietti, l'ultimo 'campione' a lasciarci in un anno maledetto

    Gigi Proietti, l'ultimo 'campione' a lasciarci in un anno maledetto

    • Marco Bernardini
      Marco Bernardini
    Lo ricorderemo per un pezzo. Era un mercoledì il primo gennaio, preceduto dalla notte di fuochi nel cielo per festeggiare il 2020 che arrivava. A qualcuno non sfuggi che, essendo il mese di febbraio più lungo di un giorno, si sarebbe trattato di un anno bisestile ovvero ritenuto fin da tempi di Giulio Cesare infausto e portatore di sventure assortite. Antiche credenze e superstizioni che noi passeggeri del nuovo secolo non potevamo far altro che ignorare per poi cancellarle con uno sghignazzo. Di lì a poco arrivò il Covid19 che ci illudemmo fosse una sindrome cinese. Oggi paghiamo il conto al nostro scetticismo santommasesco.

    La strage è in atto in ogni angolo del mondo, eccezion fatta per Tonga e altre piccole isola della Polinesia. Perlopiù in silenzio se ne vanno uomini e donne di ogni età, etnia, cultura e colore della pelle. La fragilità degli anziani non è più motivo di tenerezza ma occasione di paura. La gioventù non è più beata, ma osservata con sospetto perchè sospettata di possibile operazione untrice. Riascoltare la voce di Rino Gaetano mentre canta che “Il cielo è sempre più blu” fa bene al cuore ma mette anche tanta malinconia perchè, sotto quel cielo, le tinte sono quanto mai fosche e inquietanti.

    “Tiremm innanz” direbbe e scriverebbe il grande Gianni Brera tentando di dribblare il momentaccio facendosene una ragione. E gli farebbe da controcanto il suo allievo prediletto Gianni Mura, non per sussiego ma perché allattato da quella stessa filosofia. Due campioni di professione e di vita che non ci sono più mancano come l’aria buona e leggera delle nostre montagne la quale ossigena il cervello e anche l’anima. Mura, compagno di mille avventure consumate febbrilmente il mondo, è la prima persona che mi torna in mente dovendo fare il dolente elenco di tutti i grandi personaggi e le belle persone che questo maledetto 2020 ha strappato dal mondo rendendolo infinitamente più povero.

    L’ultimo in ordine di tempo costretto a dover fare i bagagli, nella notte appena passata, è stato Gigi Proietti (foto Ansa). Artista a tutto tondo e unico erede dell’irraggiungibile Vittorio Gassman del quale fu amico e allievo. Il suo cuore grande ha cessato di battere per sempre il giorno successivo a quello in cui era accaduto lo stesso a Sean Connery, morto nel sonno in quelle Bahamas dove aveva inventato il mito di James Bond.

    Due giganti dello spettacolo e della cultura che, per il momento, chiudono la lunga fila di preziosità assortite scomparse prima che arrivi finalmente l’ultimo giorno dell’anno a farci sperare che possa essere finita o almeno in una tregua per rifiatare. I settori colpiti da questa ecatombe eccellente sono diversi. Praticamente tutti. Dalla cultura allo sport, dal cinema al teatro, dalla letteratura all’imprenditoria, dal giornalismo alla musica. Così, in ordine sparso e senza pretese cronologico sfilano come proiettate da una lanterna magica i volti e le figure di Mazzinghi, di Romiti, di Franca Valeri, di Zavoli, di Pansa, di Morricone, di Daverio, di Gigi Simoni, di Ezio Bosso, di Gervaso, di Gianfranco De Laurentiis, di Pino Scaccia, di Claudio Ferretti, Arbasino, Suor Germana insieme a quelle “straniere” di Sepulveda, Zafon, Tolkien, Kobe Bryant, Kirk Douglas, Max Von Sydow, Uderzo, Quino, Little Richard. Juliette Greco e Olivia de Havilland. In questo giorno dedicato alla memoria è bello ed è sacrosanto dedicare un piccolo pensiero a ciascuno che, per loro competenze, ci hanno reso più serena la vita in cambio di un applauso.

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