Gilardino: 'Il mio futuro al Genoa non dipende solo da me, ecco cosa mi aspetto. I segreti di Gudmundsson e Retegui...'
Alberto Gilardino è certamente uno degli allenatori emergenti del nostro campionato che si è messo maggiormente in luce nel corso di questa stagione. Passato dalla guida della formazione Primavera del Genoa a quella della prima squadra nel corso del passato campionato di Serie B e capace di centrare la promozione al primo tentativo, il tecnico biellese si è concesso in una lunga intervista a Radio Serie A con RDS per il format “Storie di Serie A”. E tra i passaggi più significativi non poteva mancare una risposta legata al proprio futuro, che sta facendo trepidare i sostenitori del Grifone.
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NON DIPENDE SOLO DA ME - “Se allenerò ancora il Genoa? Io dico sempre la verità: qua ho fatto e sto facendo un percorso di crescita incredibile. Il pensiero più grande è finire nel modo migliore questa stagione, ci sarà poi il tempo di pensare al futuro. La decisione non spetterà solo a me, per ora cerchiamo di finire nel modo migliore e fare più punti possibili. In quelle situazioni, oltre all’aspetto contrattuale, bisognerà capire gli obiettivi e i programmi in base a quale sarà la volontà della società nei confronti della squadra. Se la società deciderà di sacrificare giocatori bisognerà capire quali giocatori entreranno, che magari avranno bisogno di tempo per adattarsi. Il mio sogno da allenatore? Confermarmi come allenatore di Serie A, questo diventa importante nell’ottica di futuro immediato. Io vivo molto nella realtà quotidiana, penso una partita alla volta e cerco di non pensare oltre. Cerco di ragionare così anche per il futuro”, ha dichiarato Alberto Gilardino.
EMOZIONI - L’allenatore rossoblù ripercorre poi con Radio Serie A con RDS le tappe del suo approdo da allenatore nella città in cui era stato protagonista già da calciatore: “La fiducia è fondamentale e determinante per un allenatore, perché sentendosi sostenuto dal club trasmette il tutto alla squadra, allo staff e al gruppo. Il 1° Luglio 2022 sono diventato allenatore della Primavera del Genoa, ma per capire come sono andate le cose dobbiamo fare un passo indietro: mi sono incontrato con il direttore Carlo Taldo in un bar a Chiavari per bere un caffè; al termine del nostro colloquio non avevo certezze o conferme, ma le sensazioni erano molto positive. Io amo questo sport e vivo di emozioni, di passione e di momenti. Di carattere sono molto introverso, ma le emozioni che vivo con questa società sono impossibili da placare. Il 6 Dicembre sono diventato allenatore ad interim della prima squadra: avevo le possibilità di giocarmi la panchina e di dimostrare quanto valevo, con la voglia di giocarsela alla grande. Mi sono portato il mio secondo dalla Primavera e tutto lo staff che avevo, che è stato fondamentale per raggiungere l’obiettivo. In questo lavoro le emozioni vanno lasciate da parte quando si è in campo, bisogna essere chiari con i giocatori e condividere con loro gli obiettivi”.
OBIETTIVI - Sulle emozioni provate alla guida del Genoa, rafforzate dal raggiungimento della Serie A al primo colpo, GIlardino aggiunge: “Dico spesso ai ragazzi che prima di andare a dormire, la sera, bisogna porsi un obiettivo e rincorrerlo fino a raggiungerlo; per farlo ci sono mille strade ma quella più importante è la costanza e il desiderio di volerlo centrare. Ragionando così prima o poi ce la si fa. Essere me stesso mi ha permesso di farmi capire, di far vedere l’uomo prima dell’allenatore, di trasmettere idee chiare e motivazioni positive. Dopo la promozione dalla Serie B alla Serie A non ho avuto pensieri di sconforto, anzi avevo voglia di mettermi in gioco; ho avuto subito la percezione di quello che è il nostro campionato dopo la prima partita con la Fiorentina che mi ha fatto barcollare un attimo, ma già a Roma con la Lazio avevamo capito come raddrizzare il tiro per riuscire a fare bene. Il DNA del Genoa è passione e determinazione, rabbia agonistica e anche saper giocare a calcio, perché quest'anno abbiamo saputo giocare a calcio e in più partite abbiamo fatto grandi partite contro grandi squadre. Paradossalmente abbiamo sofferto un po’ di più giocando contro squadre che si giocano tanto, come per esempio nella partita pareggiata in casa con il Frosinone. Siamo cresciuti tantissimo dall’inizio ad oggi, sia come singoli che come gruppo. Tanti giocatori come Gudmundsson, Bani, Frendrup, Sabelli e De Winter hanno fatto un percorso importante. Sono rientrati giocatori importanti come Retegui, Malinovskyi e Messias: vorrei citarli tutti perché tutti hanno avuto una crescita straordinaria e sono stati impattanti nel corso della stagione”.
LE MIE STELLE - Infine Alberto Gilardino ha espresso una valutazione sulla stagione di Albert Gudmunsson e Mateo Retegui, i due calciatori sui quali il Genoa ha investito maggiormente per centrare la salvezza nel corso di questa e destinati ad essere futuri uomini mercato: “Gudmundsson è un giocatore che bisogna lasciare libero all’interno del campo, soprattutto in fase di possesso è molto bravo a ritagliarsi lo spazio nelle zone di campo. Non ha solo dribbling, ma anche attitudine in fase difensiva. Retegui è una prima punta classica, è un giocatore che lavora molto bene dentro l’area di rigore e sa muoversi in quella zona di campo. Sente la porta, poi sa anche lui che può e deve migliorare in tante situazioni, in gioco aperto, nel primo controllo e nella copertura della palla. C’è la volontà di migliorarsi e di crescere, lui lo sa e questo è un vantaggio. Se da ex attaccante sono più severo con lui che con gli altri? Sono uguale con tutti, è normale che con gli attaccanti facciamo lavori specifici così come per gli altri reparti. Lui può e deve migliorare assolutamente, è un giocatore che ha margini di miglioramento importanti nella costruzione, nel primo controllo e nella copertura della palla. Il suo fiuto del gol è istinto, quello ce l’ha dentro. Europeo? Penso che possa essere importante per questa Nazionale e mi auguro faccia un grande finale di stagione con noi”.
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NON DIPENDE SOLO DA ME - “Se allenerò ancora il Genoa? Io dico sempre la verità: qua ho fatto e sto facendo un percorso di crescita incredibile. Il pensiero più grande è finire nel modo migliore questa stagione, ci sarà poi il tempo di pensare al futuro. La decisione non spetterà solo a me, per ora cerchiamo di finire nel modo migliore e fare più punti possibili. In quelle situazioni, oltre all’aspetto contrattuale, bisognerà capire gli obiettivi e i programmi in base a quale sarà la volontà della società nei confronti della squadra. Se la società deciderà di sacrificare giocatori bisognerà capire quali giocatori entreranno, che magari avranno bisogno di tempo per adattarsi. Il mio sogno da allenatore? Confermarmi come allenatore di Serie A, questo diventa importante nell’ottica di futuro immediato. Io vivo molto nella realtà quotidiana, penso una partita alla volta e cerco di non pensare oltre. Cerco di ragionare così anche per il futuro”, ha dichiarato Alberto Gilardino.
EMOZIONI - L’allenatore rossoblù ripercorre poi con Radio Serie A con RDS le tappe del suo approdo da allenatore nella città in cui era stato protagonista già da calciatore: “La fiducia è fondamentale e determinante per un allenatore, perché sentendosi sostenuto dal club trasmette il tutto alla squadra, allo staff e al gruppo. Il 1° Luglio 2022 sono diventato allenatore della Primavera del Genoa, ma per capire come sono andate le cose dobbiamo fare un passo indietro: mi sono incontrato con il direttore Carlo Taldo in un bar a Chiavari per bere un caffè; al termine del nostro colloquio non avevo certezze o conferme, ma le sensazioni erano molto positive. Io amo questo sport e vivo di emozioni, di passione e di momenti. Di carattere sono molto introverso, ma le emozioni che vivo con questa società sono impossibili da placare. Il 6 Dicembre sono diventato allenatore ad interim della prima squadra: avevo le possibilità di giocarmi la panchina e di dimostrare quanto valevo, con la voglia di giocarsela alla grande. Mi sono portato il mio secondo dalla Primavera e tutto lo staff che avevo, che è stato fondamentale per raggiungere l’obiettivo. In questo lavoro le emozioni vanno lasciate da parte quando si è in campo, bisogna essere chiari con i giocatori e condividere con loro gli obiettivi”.
OBIETTIVI - Sulle emozioni provate alla guida del Genoa, rafforzate dal raggiungimento della Serie A al primo colpo, GIlardino aggiunge: “Dico spesso ai ragazzi che prima di andare a dormire, la sera, bisogna porsi un obiettivo e rincorrerlo fino a raggiungerlo; per farlo ci sono mille strade ma quella più importante è la costanza e il desiderio di volerlo centrare. Ragionando così prima o poi ce la si fa. Essere me stesso mi ha permesso di farmi capire, di far vedere l’uomo prima dell’allenatore, di trasmettere idee chiare e motivazioni positive. Dopo la promozione dalla Serie B alla Serie A non ho avuto pensieri di sconforto, anzi avevo voglia di mettermi in gioco; ho avuto subito la percezione di quello che è il nostro campionato dopo la prima partita con la Fiorentina che mi ha fatto barcollare un attimo, ma già a Roma con la Lazio avevamo capito come raddrizzare il tiro per riuscire a fare bene. Il DNA del Genoa è passione e determinazione, rabbia agonistica e anche saper giocare a calcio, perché quest'anno abbiamo saputo giocare a calcio e in più partite abbiamo fatto grandi partite contro grandi squadre. Paradossalmente abbiamo sofferto un po’ di più giocando contro squadre che si giocano tanto, come per esempio nella partita pareggiata in casa con il Frosinone. Siamo cresciuti tantissimo dall’inizio ad oggi, sia come singoli che come gruppo. Tanti giocatori come Gudmundsson, Bani, Frendrup, Sabelli e De Winter hanno fatto un percorso importante. Sono rientrati giocatori importanti come Retegui, Malinovskyi e Messias: vorrei citarli tutti perché tutti hanno avuto una crescita straordinaria e sono stati impattanti nel corso della stagione”.
LE MIE STELLE - Infine Alberto Gilardino ha espresso una valutazione sulla stagione di Albert Gudmunsson e Mateo Retegui, i due calciatori sui quali il Genoa ha investito maggiormente per centrare la salvezza nel corso di questa e destinati ad essere futuri uomini mercato: “Gudmundsson è un giocatore che bisogna lasciare libero all’interno del campo, soprattutto in fase di possesso è molto bravo a ritagliarsi lo spazio nelle zone di campo. Non ha solo dribbling, ma anche attitudine in fase difensiva. Retegui è una prima punta classica, è un giocatore che lavora molto bene dentro l’area di rigore e sa muoversi in quella zona di campo. Sente la porta, poi sa anche lui che può e deve migliorare in tante situazioni, in gioco aperto, nel primo controllo e nella copertura della palla. C’è la volontà di migliorarsi e di crescere, lui lo sa e questo è un vantaggio. Se da ex attaccante sono più severo con lui che con gli altri? Sono uguale con tutti, è normale che con gli attaccanti facciamo lavori specifici così come per gli altri reparti. Lui può e deve migliorare assolutamente, è un giocatore che ha margini di miglioramento importanti nella costruzione, nel primo controllo e nella copertura della palla. Il suo fiuto del gol è istinto, quello ce l’ha dentro. Europeo? Penso che possa essere importante per questa Nazionale e mi auguro faccia un grande finale di stagione con noi”.