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Gli 80 anni dell'introvabile Pizzaballa, il mito delle figurine

Gli 80 anni dell'introvabile Pizzaballa, il mito delle figurine

  • Furio Zara
    Furio Zara
L’Introvabile Pizzaballa che compie 80 anni ci dà modo di ragionare su una passione - quella per le figurine - che unisce generazioni di italiani e non passa mai di moda, anche se oggi le «figu» sono state affiancate dalle «card« e la coccoina è un profumo che sa di nostalgia.

Il bergamasco Gianluigi Pizzaballa - portiere dal 1958 al 1980 con le maglie di Atalanta (con cui vinse una storica Coppa Italia), Roma, Verona, Milan e di nuovo Atalanta - è stato un buon portiere (vestiva quasi sempre di nero come i numeri uno di una volta, ha parato per anni a mani nude) che è diventato leggenda proprio perché «Introvabile», raro, preziosissimo (e parliamo ovviamente della sua figurina). Il mistero è stato svelato qualche anno fa. Pizzaballa raccontò che quando il fotografo della Panini raggiunse il ritiro dell’Atalanta per fare le foto ai giocatori - era l’estate del 1963 - lui era infortunato, a casa con il gomito fratturato. Il fotografo lasciò perdere, non tornò e annunciò alla Panini che la foto di Pizzaballa non c’era. L’album uscì lo stesso e solo qualche mese dopo Pizzaballa ebbe la consolazione della sua figurina e migliaia di ragazzini italiani scoprirono che faccia aveva l’«Introvabile».

Nato a Verdello, figlio di un fornaio e di una casalinga, otto tra fratelli e sorelle, la necessità di lavorare per portare il pane a casa; Pizzaballa - prima di diventare professionista - lavorò come commesso in una drogheria e la sua storia - ij fondo - è la stessa dei tanti ragazzi cresciuti nel dopoguerra. Poi il calcio gli diede la tranquillità economica. Sarebbe stato uno dei tanti, non fosse per quella figurina introvabile e ambitissima per completare l’album.

Dagli anni ’60 ad oggi varie generazioni di italiani hanno trovato nelle figurine il loro scrigno segreto. I pacchetti di «figu» si aprivano con il cuore a tamburo, le mani tremanti di felicità e le labbra pronte a recitare l’omelia: celo, manca, celo, celo, celo, manca, celo, celo, celo, celo. La Panini - fondata nel 1954 - lanciò il primo album dei calciatori nel 1961. E fu subito un trionfo. Che dura ancora oggi (oltre quella storica di Modena ci sono 12 filiali operative per un mercato che copre 120 paesi con un miliardo di figurine distribuite ogni anno in tutto impianta), a tanti anni di distanza è cambiato il mondo ma la passione di chi colleziona le «figu» è rimasta uguale. L’attesa, il mistero, certi dati anagrafici da recitare a memoria (Vinicio Verza, nato a Boara Pisani (Padova) il 1° novembre del 1957, cresciuto nelle Giovanili del Lanerossi Vicenza), le facce dei calciatori in cui riconoscere il proprio amore per il calcio.

Per molti calciatori entrare nell’Album Panini valeva come una certificazione: ce l’avevi fatta, eri una figurina. Di figurine introvabili ce ne sono state parecchie - ognuno di noi lo sa bene - e pure le leggende non mancano. Si narra infatti che fosse lo stesso Giuseppe Panini, uno dei fondatori, a sottrarre alla «mescola» (che nei primi anni veniva fatta in azienda con il badile), una certa figurina, una a caso, proprio con l’obiettivo di renderla unica, speciale, appunto introvabile. Una strategia di mercato, se vogliamo. Nel fare gli auguri di compleanno a Pizzaballa, lo ringraziamo perché è stato - suo malgrado - il simbolo di quella felicità da cercare, sempre e comunque, anche quando sembra impossibile da trovare.

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