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  • Hakimi vola e con lui il Marocco dei miracoli: come il figlio di un venditore ambulante si è preso il mondo

    Hakimi vola e con lui il Marocco dei miracoli: come il figlio di un venditore ambulante si è preso il mondo

    • Simone Gervasio
    Ha giocato con Cristiano Ronaldo e Messi, servito palloni d’oro a Haaland e Mbappé lo ritiene il miglior terzino destro al mondo, eppure questi Mondiali con il Marocco sono la vera consacrazione di Hakimi nel pantheon del calcio. In una squadra di lotta e di governo, il giocatore del Psg è l’elemento più continuo, concreto e di spicco di un gruppo destinato a rimanere nella leggenda dello sport africano.

    SEMIFINALE - Per marchiare ancora più a fuoco i propri nomi nella memoria collettiva però servono ancora altri due step e il primo porta alla sfida del 14 dicembre proprio con la Francia di Mbappé. Achraf contro Kylian, amici fuori e nemici in campo per, almeno, 90’. I giardinieri del Al Bayt Stadium sono stati già avvisati perché bisognerà rinforzare quella fascia destra del Marocco e sinistra della Francia che si preannuncia infiammata dalle sgroppate dei due. E il loro ‘duello’ è già iniziato. L’ex Inter ha infatti scritto al francese su Twitter: “Ci vediamo presto, amico mio”. Un appuntamento, ma anche un monito: davanti alla storia non ci sono amicizie che tengono.

    MAROCCO - Mondiali da protagonista dicevamo per Hakimi. Basti pensare all’assist al bacio per En-Nesyri nella partita con il Canada: un lancio di 60 metri preciso e illuminante. E poi le corse, i cross, i dribbling e il gol. Achraf lo trova con uno scavetto dal dischetto contro la Spagna. È il rigore decisivo che batte le Furie Rosse, non un Paese come gli altri per lui che proprio lì è nato e cresciuto. E i festeggiamenti, diventati virali. Prima il balletto del pinguino per omaggiare Sergio Ramos contro coloro i quali avevano deciso di fare a meno di lui e il bacio alla madre, una delle scene più memorabili di questi Mondiali. Proprio dalla madre, e in generale dalla famiglia, è giusto partire per raccontare la sua storia. Una parabola tanto speciale quanto comune a tanti immigrati marocchini sparsi in tutto il mondo. Sono circa 800.000 quelli che hanno preso parte alla diaspora in Spagna. I genitori di Hakimi, Saida e Hassan, avevano appena 20 anni quando arrivarono in terra iberica da Rabat. Qui costruirono la loro famiglia: tre figli e lui, Achraf, la speranza per uscire dalle difficoltà. Vivevano nella zona industriale di Getafe, nella città metropolitana di Madrid. “Un’infanzia con momenti difficili ma comunque felice. Mia madre faceva le pulizie nelle case dei ricchi di Madrid e mio padre era un venditore ambulante. Hanno rinunciato a tutto per me, anche alla loro vita. A volte vedevo che toglievano delle cose anche ai miei fratelli per far sì che io potessi avere successo. È per questo che oggi gioco per loro”, ha detto in un’intervista a “El Chiringuito”. È per la madre ogni dedica, ogni primo pensiero dopo qualsiasi successo in campo. Nell’eccitazione del post scudetto con l’Inter, Hakimi disse: ‘La mamma è sempre la mamma, ma questa vittoria è anche per mio padre. Mi accompagnava agli allenamenti, anche molto lontano da casa. Mi hanno sempre sostenuto e ci sono sempre stati per me. Li ripago per tutto quello che mi hanno dato”.

    CARRIERA - La sua carriera inizia al Club Deportivo Colonia de Ofigevi, nel quartiere El Bercial. È qui che lo nota il Real Madrid e lo porta al Castilla a 8 anni: fin dai suoi primi calci al pallone si capisce che il ragazzo ha futuro ed è uno dei prospetti migliori dell’intera Academy. I primi lampi del suo talento si vedono nella Youth League, torneo in cui appare superiore ai suoi coetanei e che fa drizzare le antenne della Federazione calcistica marocchina. Quando hai così tanti ragazzi in giro per il mondo devi conoscerli tutti e muoverti d’anticipo. I settori giovanili di Spagna, Belgio, Francia e Olanda sono scandagliati dagli scout della nazionale per trovare prospetti e convincerli a vestire la maglia del Marocco. Succede così anche per lui. È uno dei momenti bivio della sua carriera: a neanche 18 anni, deve decidere se giocare per la Spagna o per il Paese dei suoi genitori. Da un lato probabili successi, dall’altro la possibilità di esordire presto tra i grandi, una scelta facile per lui. “Non mi sentivo a casa con la nazionale spagnola. La mia cultura è marocchina. A casa parliamo e mangiamo marocchino e io sono un musulmano praticante: non ci ho dovuto pensare poi tanto. Guardavo le partite dei Leoni dell’Atlante con mio padre e lui mi raccontava dei nostri grandi giocatori del passato”, aveva rivelato in una intervista all’Equipe. La Roja ci prova a dissuaderlo, convocandolo in qualche stage ma la sua decisione è irremovibile: debutta nel 2016 con il Marocco a 18 anni. Da lì non si ferma più.

    RIMPIANTO MADRID - Nel 2017 esordisce anche con il Real Madrid di Zidane mettendo assieme 9 presenze nella Liga e 2 gol, prima dell’avventura mondiale del 2018. La squadra però è ancora acerba e raccoglie solo un punto nel girone. Spera, e crede, di essersi meritato un posto ai Blancos. Sbaglia perché il club di Florentino Perez lo spedisce al Borussia Dortmund in prestito biennale, un affare per i gialloneri. Segna 12 gol e fornisce 17 assist in 73 gare ma non bastano per tornare a Madrid. Arriva all’Inter per 40 milioni, in 45 partite fa 9 passaggi vincenti e 7 reti, vince lo scudetto con Conte e passa al Psg delle stelle, con cui ha già 7 gol e 9 assist in 62 presenze, per 60 milioni.

    LEADER - A 24 anni è già il leader della sua nazionale, con comportamenti sempre impeccabili, un esempio per i più giovani. Il predecessore di Regrargui, Halilhodzic, lo ha spesso utilizzato come metro di paragone per la sua professionalità.  “La sua percentuale di grasso corporeo è del 7%, mentre quella degli altri nostri giocatori varia tra il 13 e il 16%”, aveva detto in una vecchia intervista. Prestazioni, esempio e gol come quelli che arrivano anche nella Coppa d’Africa del 2021 in un torneo sfortunato per i suoi. Tutt’altra storia in Qatar dove diventa uno dei personaggi del torneo. Il suo sostegno alla Palestina lo ha convertito in un eroe del mondo arabo (e gli ha portato i fischi di Tel Aviv, quando lì ha giocato una Supercoppa francese), le sue fortune hanno ispirato tanti, anche Emerson Royal, giocatore del Tottenham, che ha rivelato di studiarlo giorno e notte per convincere Antonio Conte. È Hakimi l’eroe del Marocco, un esempio, una stella tout court. È sposato con Hiba Abouk, famosa attrice magrebina, nata a Madrid come lui, 12 anni prima, da padre libico e madre tunisina. Lascia buoni ricordi ovunque sia stato, basti chiedere agli interisti con cui il rapporto è ancora oggi idilliaco (anche se non tornerà come si era vociferato nelle ultime ore). Con le dovute proporzioni, se nella mitologia greca, e come raccontato Esiodo, Atlante è punito da Zeus a tenere sulle spalle l’intera volta celeste, nei Leoni dell’Atlante, lui è uno di quelli che regge gran parte del peso di una squadra che vuole continuare a fare la storia.

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