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  • Hart e il coraggio di venire a giocare in Italia, la terra dei grandi portieri

    Hart e il coraggio di venire a giocare in Italia, la terra dei grandi portieri

    • Antonio Martines
    E' stata una sorpresa non da poco l'arrivo di Joe Hart al Torino. Una sorpresa non tanto perché si tratta di un portiere straniero, ma perché si tratta di un portiere inglese, anzi del portiere inglese per eccellenza, visto che parliamo dell'estremo difensore della nazionale dei tre leoni. Hart ha un nome importante sia a livello di calcio inglese che a livello internazionale e, quando un nome simile sbarca in Italia, la memoria non può che ritornare ai tempi in cui da noi arrivò gente del calibro di Taffarel, van der Sar, Frey, Dida, Julio Cesar fino ad arrivare all'odierno Handanovic. Tutti portieri con un grande nome, ma che da noi si sono espressi con alterne fortune. 

    Ma ritornando ad Hart c'è da dire che, quando un giocatore del genere decide di abbandonare il Circus della Premier League, allora vuol dire che ci troviamo di fronte a un atleta che ha deciso di fare una scelta per nulla scontata, rimettendosi in discussione in un campionato che storicamente risulta alieno e ostico ai calciatori britannici, figuriamoci ad un portiere britannico poi. Non possiamo dargli che il benvenuto quindi, ma soprattutto dobbiamo subito dirgli bravo per il coraggio che ha avuto nel fare una scelta simile, una scelta che per molti aspetti è molto simile ad un salto nel buio.

    Joe Hart ha deciso di venire a giocare da noi per imparare da quella scuola di portieri che da sempre è ritenuta come una delle migliori – se non la migliore – al mondo. Noi siamo la patria di Albertosi, Zoff, Zenga, Pagliuca, Peruzzi, Toldo e Buffon, vale a dire di quei guardiani totem che da sempre hanno incrementato il mito dell'invincibilità della difesa italiana nel calcio; ed è una cosa non da poco, il fatto che un erede di gente come Gordon Banks e Shilton abbia avuto la forza e il coraggio di venire a misurarsi in casa nostra. Il ragazzo dimostra umiltà e anche un pizzico di follia, anche perché, diciamocela tutta: Joe Hart in Italia è considerato come un grande nome, ma non certo come un grandissimo portiere, soprattutto dopo gli ultimi Europei, dove di certo non ha brillato. Tuttavia dobbiamo andarci piano prima di poterci permettere simili considerazioni sul conto di questo ragazzone alto e biondo venuto di là dalla manica. 

    Joe Hart è il classico esponente della scuola moderna degli estremi difensori, un armadio proiettato verso i due metri (196 cm per 91 kg di peso per la precisione). Dal punto di vista fisico incarna alla perfezione il prototipo di questi anni, ben lontano ormai dai canoni dei portieri del calcio della fine del ventesimo secolo. I grandi del passato misuravano tutti dal metro e ottanta al metro e novanta, basti pensare ai vari Pfaff (1,80), Preud'homme (1,81) Zoff (1,82), Shilton (1,83), Kahn (1,87) Dasaev (1,88) e Zenga (1,89), tutti portieri prestanti e aitanti per l'epoca in cui giocavano, ma che oggi sembrerebbero dei giocatori di statura media nel calcio dei giganti dei giorni nostri. Questa crescita di chili e centimetri avvenuta negli ultimi 25 anni ha portato ad un cambio di paradigma anche nella tecnica della parata. I portieri citati sopra erano tutti maestri nel tuffarsi e nel compiere salvataggi impossibili, in particolare erano capaci di quei famosi tuffi a volo d'angelo che servivano a mandare in corner i tiri angolatissimi diretti agli angoli alti e – soprattutto – bassi della porta.

    Oggi i portieri moderni applicano sempre più raramente quello stile di parata peraltro assai spettacolare, e si affidano invece sempre più spesso a una notevole massa corporea e apertura alare, che consente loro di chiudere il famoso specchio della porta alla visuale dell'attaccante avversario e nel caso dei tiri bassi e angolati, parano in molti casi con la famosa tecnica del portiere di hockey. In tal senso, un esempio classico dei giorni nostri è Manuel Neuer, che molto spesso para con i piedi.

    Anche Hart adotta questo stile, uno stile che per altro ebbe come pioniere un certo Sebastiano Rossi di cui parleremo tra poco. Tuttavia da noi resistono ancora magnifici esponenti della vecchia scuola, un esempio su tutti è ovviamente Buffon. Lo stile attuale dei portieri non deve sorprendere più di tanto, visto che deriva semplicemente da un adeguamento della tecnica ad una fisicità sempre più prorompente, una fisicità figlia della famosa mania dei chili e centimetri che dalla seconda metà degli anni novanta non ha risparmiato nessun ruolo, e figuriamoci se poteva esserne esente un ruolo delicato come quello del portiere, dove la presenza scenica è una delle doti principali, non fosse altro che per incutere timore all'attaccante di turno. 

    Se ne facciano una ragione i cultori degli Higuita, dei Campos o dei Bento, tutta gente che arrivava a malapena all'1,75 ma che in porta ci sapeva stare eccome. D'altronde una volta si diceva che questi lungagnoni erano troppo lenti nel tuffarsi a terra, e quindi alla fine evitarono di farlo semplicemente usando i piedi. Non è un caso che in Italia, uno dei pionieri di questa nuova tecnica, sia stato quel Sebastiano Rossi, che con i suoi 197 cm aveva una statura a dir poco spropositata nel calcio degli anni '90, e molto spesso metteva una pezza al suo essere lento nel tuffarsi a terra. con i piedi appunto. Buffon in tal senso si colloca a meta strada, perché è alto ma non gigantesco, e la sua fisicità gli consente di poter sfoggiare tuffi plastici o esplosivi anche verso gli angoli bassi della porta. Forse è stato proprio questo il motivo per cui Guardiola ha fatto fuori Hart. Probabilmente il catalano preferisce un tipo di portiere meno imponente ma più esplosivo, che utilizzi i piedi non per parare ma per passare meglio la palla ai compagni e partecipare quindi più attivamente al gioco rasoterra, e non potendo portare con se quel mostro di Neuer (gigante si ma bravo a fare tutto) si è dovuto accontentare di Bravo e Caballero. Poco male, ce ne faremo una ragione, e nel frattempo capiremo chi ci avrà guadagnato tra Hart e il Torino. 

    @Dragomironero

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