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  • Il bello e l'etico: 20 anni fa l'addio a Gianni Agnelli, 'l'ultimo Re d'Italia' che ha fatto della Juve la passione di una vita

    Il bello e l'etico: 20 anni fa l'addio a Gianni Agnelli, 'l'ultimo Re d'Italia' che ha fatto della Juve la passione di una vita

    • Federico Targetti
    Chissà cosa penserebbe, l'avvocato Gianni Agnelli, nel vedere la Juventus penalizzata di 15 punti per la vicenda delle plusvalenze fittizie e sotto inchiesta, in ambito nazionale e internazionale, anche sul fronte stipendi. Non lo possiamo sapere, perché ci ha lasciati esattamente 20 anni fa, il 24 gennaio del 2003, qualche mese prima della famosa finale di Champions a Old Trafford persa dai bianconeri contro il Milan. Ha lasciato da vincente, sia del campionato con il celeberrimo 5 maggio 2002, sia della Supercoppa Italiana, ottenuta contro il Parma a Tripoli qualche mese dopo, con doppietta di Del Piero. Già, proprio Del Piero, uno di quei numeri 10 che tanto accendevano la fantasia dell'Avvocato. Fu proprio lui  dargli il soprannome di Pinturicchio, "Per l'estetica, per il modo di giocare", spiegava sempre. Così come Del Piero, Agnelli aveva una sorta di venerazione per i geni del rettangolo verde, da Baggio prima di Alex a ritroso fino a Sivori, passando per Platini. "Ci è costato un tozzo di pane - amava dire -, lui ci ha messo sopra il foie gras". 

    IL VELOCE, IL BELLO E L'ETICO - Non poteva che apprezzare i raffinati numeri 10, Gianni Agnelli: icona di eleganza e stile, ultimo grande capitano d’industria del Novecento, è stato Ambasciatore dell'Italia nel Mondo e molti lo hanno definito l'ultimo Re d'Italia. Per tutti era "il Signor Fiat". Famosissime erano le automobili che amava guidare lui stesso e le fuoriserie che spesso si faceva cucire su misura, come la Ferrari “tre posti” che commissionò alla Pininfarina nel 1966. Adorava la velocità e la pittura, che in quegli anni (nato nel 1921, in pieno secondo futurismo) andavano d'amore e d'accordo, ma fu veloce, nel senso di prematura, la morte del padre Edoardo, nel mare della Liguria. Il nonno Giovanni lo designò, lui che era appena 14enne, come futuro uomo guida della Fabbrica Italiana Automobili Torino. Non è stata una scelta, né Torino né l'industria automobilistica. Ma l'eredità è stata rispettata con diligenza, stile e passione. Quella passione che ha incanalato nella Ferrari e, soprattutto, nella Juventus, della quale fu presidente a 25 anni, per 7 anni tra il 1947 e il 1954. Poi, i doveri lo hanno chiamato fuori, ma il tifo, quello è rimasto saldo. Anche più di quello per la Ferrari: l'Avvocato non avrebbe mai barattato uno scudetto della Vecchia Signora per un Mondiale della scuderia di Maranello. Ipse dixit. E' sempre rimasto vicino alla squadra, inculcando l'importanza della maglia sopra i nomi e l'ideale classico della kalokagahtìa, il bello e l'etico assieme: "Mi piacciono le cose belle e ben fatte", diceva. "Ritengo addirittura che estetica ed etica si equivalgano. Le cose belle sono etiche, mentre le cose non etiche non sono belle: dall’evasione fiscale ai sotterfugi". Parole che, oggi, suonano quasi come una condanna nei confronti del nipote Andrea e della Juventus attuale, non bella né, ha sentenziato la Giustizia, etica. 

    LA PASSIONE DI UNA VITA E L'OMAGGIO DELLA J - Agnelli si è spento all'età di 81 anni, tre dopo aver perso anche il figlio 46enne, Edoardo come il padre, in circostanze mai del tutto chiarite. Alla Juventus ha dedicato molte delle sue giornate, sempre presente allo stadio, sempre attivo fin dall'alba con telefonate agli addetti ai lavori, come Boniperti e Trapattoni, due dei più stimati. A Villar Perosa, casa sua, l'appuntamento dell'amichevole precampionato tra la prima squadra e la Primavera è diventato un'istituzione. E non è un caso se, in sede di rebranding, i vertici della Juventus hanno riesumato una sua frase colma d'amore per i colori bianconeri: "Mi emoziono perfino quando leggo in qualche titolo di giornale la lettera J. Penso subito alla Juve". La stessa J che oggi troneggia sul cuore di Danilo e compagni, oggi più che mai bisognosi della passione che ha sempre animato la vita dell'Avvocato. 

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