Calciomercato.com

  • Il campionato continua, la nazionale non gioca, gli stranieri vanno via: cosa sta succedendo al calcio in Russia

    Il campionato continua, la nazionale non gioca, gli stranieri vanno via: cosa sta succedendo al calcio in Russia

    • Michele Antonelli
    In Russia il calcio va avanti. Ma la nazionale del ct Valerij Karpin non gioca. Paradossi del pallone, riflessi di un conflitto surreale nell’Europa del terzo millennio. Robert Lewandowski, stella del Bayern e della Polonia, qualche settimana fa aveva affidato il suo pensiero ai social network: "È la decisione giusta. Non riesco a immaginare una partita con la nazionale russa mentre l’aggressione armata dell’Ucraina continua. I calciatori e i tifosi non sono responsabili, ma non possiamo fingere che non stia succedendo nulla". Prima di tutti, insieme ai suoi compagni, aveva deciso di non giocare la semifinale playoff contro la Russia. 

    IL "NO" - "Lewa" avrebbe dovuto affrontare la squadra di Karpin nel primo appuntamento per gli spareggi con vista Qatar (sfida tra le due squadre inizialmente in programma il 24 marzo, con la vincente che avrebbe incontrato in finale una tra Svezia e Repubblica Ceca). La Polonia aveva espresso subito una posizione irremovibile ("Contro di loro non giochiamo"), seguita dalla Fifa, che all’inizio aveva delineato per la Rfu la possibilità di scendere in campo senza inno e bandiera, con partite casalinghe in campo neutro, salvo poi decidere per la sospensione della squadra in una nota congiunta con la Uefa. Un provvedimento confermato, pochi giorni fa, dal Tas di Losanna, che aveva respinto il ricorso della Federcalcio russa.

    ESODO E CONTRATTI - La Fifa ha fatto un passo verso giocatori e allenatori stranieri presenti nel Paese (e in Ucraina), sospendendo in automatico tutti i contratti fino al 30 giugno di quest’anno salvo diverso accordo tra le parti, con conseguente libertà di firmare per altri club. Via all’esodo, dunque. Dei 391 giocatori delle 16 squadre della Russian Premier League, soltanto 114 sono al momento gli stranieri (il 29,2%). Per chi resta, possibili problemi sul fronte stipendi, visto che 4 delle 16 squadre del campionato sono in mano a presidenti o banche sanzionate, alcune escluse dal sistema dei pagamenti internazionali Swift. Un paio di esempi. Il Sochi di Boris Rotenberg, amico di infanzia di Putin (e fondatore della SMP Bank) che possiede la maggiore impresa di costruzione di gasdotti del Paese, e il Cska Mosca, controllato da VEB, gruppo di investimento finito presto nel mirino delle sanzioni Usa.

    DAL 2018 A OGGI - Strano effetto ripensando ai risultati raggiunti, negli ultimi anni, dal pallone in Russia. Il Paese ha ospitato i campionati del mondo nel 2018, mettendo in vetrina stadi tirati su a suon di milioni (come la Rostov Arena, il Fisht Olympic di Soci, il Nizhny Novgorod Stadium e la Kazan Arena, per citarne alcuni) e nel triennio 2016-2019 ha visto la sua lega al sesto posto in Europa. Ora la Russia del calcio è rimasta isolata, ma tutto continua. Nonostante la guerra.

    Altre Notizie