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  • Il cartellino verde è una boiata pazzesca!

    Il cartellino verde è una boiata pazzesca!

    • Giampiero Timossi

    Come diceva Fantozzi: "Per me, è una cagata pazzesca!". Passateci il turpiloquio e pure la citazione non elevata. Vero, non è neppure originalissima, visto le recenti esternazioni del tecnico bianconero Max Allegri nel suo sabato del (Paolo) Villaggio. Però, almeno alla banda del Charuto, è questa la prima e unica e immediata reazione che ci viene in mente nell'apprendere l'entrata in vigore dell'ultima mirabolante invenzione del presidente della Lega di serie B, Andrea Abodi. Signori e signori ecco a voi il cartellino verde, pronto a esordire nell'anticipo Spezia-Bari. Verrà mostrato dall'arbitro alla fine di ogni partita di serie B, verrà sbattuto in faccia al più bravo del match, anzi al più buono, quello che si è comportato con maggiore sportività. Anzi no, anche sul suo utilizzo le interpretazioni divergono. Spiegano gli organizzatori, Lega e Associazione italiana arbitri: "Ha un valore esclusivamente simbolico ed è finalizzato a premiare gesti non ordinari, ma speciali ed esemplari". Se in una partita si verifica un gesto di grande sportività l'arbitro lo segnala al delegato della Lega. Alla fine di ogni mese verranno comunicati i nomi dei meritevoli.

    Potete scommetterci: i gesti ordinari diventeranno esemplari, questa “pazzesca” idea del cartellino verde avrà la risonanza mediatica prevista. Vabbé, ma perché? Il calcio è sport e nella sport la sportività dovrebbe essere la regola. Beh, invece no. Non per chi comanda il calcio, più o meno a tutti i livelli. E dentro uno sport come il football ci dovrebbe stare anche una sana cattiveria agonistica, quella che avevano tanti campioni. Ardore e pure un pizzico di furbizia. Ora ditemi: non bisognerebbe considerare Diego Armando Maradona il più grande calciatore di tutti i tempi soltanto perché “macchiato dalla colpa” di un gol di mano rifilato al mondiale messicano ai nemici inglesi? Non scherziamo, quello non è certo il gol più bello del Pibe de Oro, ma fa parte della storia di questo grande campione, non c'è dubbio. La sensazione, almeno quella strettamente personale, è questa: meno sono le cose buone alle quale aggrapparsi, più si cerca di sprofondare nel buonismo. E' il cachet dell'ipocrisia, non guarisce, ma copre, nasconde i malanni. Il momento più alto? Inserire nel calcio il "rito" rugbistico del terzo tempo, liturgia pallonara vuota, in gran voga nella Fiorentina del post Calciopoli. Non ci credeva nessuno, l'imbarazzo era spesso palpabile. Beh, nulla al confronto di questo cartellino verde. Non è finita, c'è dell'altro. 

    C'è dell'altro: il calcio cambia ed è giusto che cambi. Così va il mondo e speriamo che la tendenza non cambi, non si deve frenare il progresso. L'odore dell'olio canforato? Una puzza inutile. Lo sciroppo di rosa caldo nell'intervallo? Sarà mezzo secolo che non ce n'è più traccia, neppure sui campetti parrocchiali. E aggiungo: il mio stomaco non lo ha mai tollerato e credo pure che un bel Gatorade sia più buono e anche più sano. Oggi il calcio è fatto d'immagini ripetute mille volte, moviole su tutto e tutti. Me lo ha spiegato con la solita lucidità l'amico Roberto Cotroneo, ieri mattina, chiacchierando intorno alla sua amata Roma. Intellettuale finissimo, scrittore, giornalista, fotografo, Roberto è lo snob più autoironico che abbia conosciuto. Gli riconosco un solo vero difetto: pretende che le nostre aule siano gelide nei mesi estivi e torride in quelli invernali. Dirige la scuola superiore di giornalismo alla quale cerco di dare il mio modesto contributo (con un entusiasmo che temevo di aver smarrito). Sostiene Roberto: “Una volta, ai nostri tempi..”. Parla per te. “Vabbé, ai miei tempi andavi allo stadio, ti giravi per dire una cosa a un amico, quelli segnavano e tu manco te ne accorgevi. E, se non arrivavi a casa in tempo per Novantesimo, quel gol rischiavi di non vederlo mai più. Oggi non puoi perdere nessuno immagine che conta, dal campo alle panchine; dagli spogliatoi agli spalti. Questa è l'epica del calcio”. Sono 25 anni che ronzo nel mondo del pallone e non ci avevo mai pensato. Almeno non così. Allora W il progresso, a patto che lo si sappia accettare con coraggio. Invece in Italia sembra difficile accettare qualsiasi cosa con coraggio. Si fa finta di essere moderni, ma si cerca subito un antidoto alla modernità. E' preferibile non rischiare, non compromettersi del tutto, lasciare sempre aperta una porta di emergenza. Mihajlovic reagisce all'errore di un suo giocatore calciando con disinvoltura una bottiglietta di plastica a bordocampo? State certi che ci sarà sempre una telecamere pronta a riprenderlo e una regia pronto a mandare in onda il replay. E la stessa cosa accadrà se Ventura rifila un cazzotto alla panchina. Infatti è accaduto: fatto, registrato e rivisto decine di volte. Risultato? L'allenatore del Milan e quello del Torino sono stati espulsi. Ma perché? Mica hanno ammazzato nessuno. Mica protestavano contro l'arbitro. La loro era solo una sana incazzatura agonistica. Quelli della banda del fischietto vi diranno: “C'è una nuova regola, va applicata”. Le regole stupide andrebbero ignorate. Che la fiaccola dell'anarchia polverizzi il cartellino verde. Fantozzi? “Accendi lei”, grazie. 

     

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