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  • Il delegato Fifa Pucci: 'Quella volta che avvertii l'arbitro...'

    Il delegato Fifa Pucci: 'Quella volta che avvertii l'arbitro...'

    • L.C.
    Porto Alegre, sud del Brasile, stadio Beira-Rio, tradotto vicino al fiume. Ecco, quello sarà il posto esatto della sua prossima missione. Niente del resto può appagare più di un campionato del mondo. Esserci, giocarlo, viverlo da protagonista, e raccontarlo un giorno ai nipotini. Un'esperienza unica, bella anche se la vivi lavorando dietro le quinte. Spesso a bordo campo e con poco tempo per stare dietro una scrivania. E' l'identikit di chi svolge il compito di braccio operativo del comitato che lo organizza, la Fifa. Stefano Pucci è nato 54 anni fa a Montecatini. Figlio di albergatori dello storico Grand Hotel La Pace, non si è accontentato di lavorare solo nel gioiello di famiglia, che tuttora gestisce con il fratello Francesco. Dopo la laurea in scienze politiche, e un diploma da general manager preso a Coverciano, a nemmeno 30 anni ha tentato un'altra strada. Da allora ne ha percorsa molta. Tanto che quello brasiliano della prossima estate sarà il suo settimo mondiale da coordinatore di una sede per la Federazione internazionale di calcio. E' un uomo di sport, del resto: dal 2 giugno al 2 luglio sarà appunto a Porto Alegre, la città più a sud delle dodici ospitanti, responsabile dello stadio carioca (49mila posti, inaugurato da poco da Ronaldo) per il campionato più importante, quello che arriva una volta ogni quattro anni. Una dozzina di impianti interessati in tutto: ci saranno il mitico Maracanà, quello di Belo Horizonte, Fortaleza, lo stadio del Corinthians di San Paolo, quello di Manaus, dove l'Italia esordirà con l'Inghilterra il 14 giugno. Il suo mondiale brasiliano è già iniziato, in netto anticipo rispetto alle nazionali. «La mia mansione come sempre sarà quella di coordinatore della Fifa, per questo sono già iniziati alcuni workshop in Brasile per predisporre il comitato locale – dice Pucci al quotidiano Il Tirreno puntualità, scrupolo e logistica da studiare nei dettagli saranno gli obiettivi del lavoro per il quale servono anche 5-600 uomini. Per ora siamo a organizzare la sede, studiare gli spazi necessari per chi lavorerà allo stadio, far sì che tutto giri alla perfezione». Nel girone di qualificazione sotto i suoi occhi si giocheranno Australia-Olanda, Francia-Honduras, Nigeria-Argentina e Corea del Sud-Algeria. E poi anche un ottavo di finale sarà “roba sua”. Quando sarà la volta delle partite, come sempre, si siederà al suo posto: nel tavolino dietro al quarto uomo, a bordo campo. Pronto a ricevere telefonate dal quartier generale della Fifa, se servirà, o a rimediare a un'emergenza. Come quella volta, nel 2006, al mondiale tedesco. Quella volta la sua sede era Stoccarda. «Si giocava Australia-Croazia, successe un qualcosa di storico e al tempo stesso drammatico per l'arbitro – ricorda - il fischietto era l'inglese Pool, che ammonì per due volte il croato Simunic ma senza sventolare il cartellino rosso. Il telefono cominciò a suonare. E io avvisai subito il quarto uomo, lì accanto a me, perché intervenisse con il direttore di gara. Provai anche a contattare lo speaker. Ma nessuno prese provvedimenti. Solo al terzo rosso, il giocatore fu espulso».Una carriera da coordinatore sbocciata nel 1987, in preparazione al mondiale delle Notti magiche, quello di Italia '90. «Entrai nel comitato organizzatore e mi occupai a Roma della logistica e del centro stampa che accoglieva i giornalisti dello stadio di Firenze». Peccato solo che l'Italia di Vicini, che arrivò terza in quel mondiale, da Firenze non ci passò. «E' una regola – dice Stefano Pucci – non posso mai occuparmi dello stadio in cui giocano gli azzurri. E per questo motivo, dato che ci vengono assegnati gli stadi un anno prima, so già che non potrò partecipare alla finale, chiunque la giochi. L'Italia è considerata in partenza una delle favorite, sempre. Solo due volte ho avuto la finale terzo-quarto posto». Dopo il 1990 arrivò l'esperienza alla Fiorentina, da uomo marketing. Sette anni da dirigente, fino al 1997. Il primo Mondiale non italiano è datato invece 1994. Pucci ebbe il ruolo di press officer a Dallas, negli Usa. E proprio nel Texas scoppiò il putiferio della squalifica per doping di sua maestà Maradona. «Ricordo l'assalto di cronisti che arrivarono quando si sparse la voce. E ricordo una chiacchierata con Batistuta, di cui ero diventato amico a Firenze. Ma tu lo sapevi, mi disse? Non credeva che non l'avessi saputo in anticipo». Dopo gli Usa e Maradona, per Stefano Pucci la prima volta da coordinatore generale Fifa in un altro mondiale under 17 (in Ecuador, a Quito) e via via tutti gli altri, Francia 98, Corea 2002, Germania 2006, fino a quello del 2010 in Sudafrica, come responsabile della sede di Port Elizabeth. La prima Olimpiade invece, è del 2000. «Anche lì ero coordinatore generale Fifa a Sidney per il torneo di calcio. Alle Olimpiadi in un certo senso il lavoro raddoppia perché si gioca sia il torneo maschile che quello femminile». Atene, Pechino e Londra le ultime tappe da responsabile. Sul più bello, arriva però un annuncio. «Questo sarà l'ultimo mondiale della mia carriera, troppi spostamenti, tanti aerei. Adesso sono anche padre. Mi fermo qui». Niente ottavo trofeo iridato, insomma. Anche se proseguirà l'attività con la San Marco Sport Events, la società con la quale Pucci organizza partite e tornei amichevoli in tutto il mondo. 

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