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  • Il diritto di essere incazzati per chi vive nelle zone rosse

    Il diritto di essere incazzati per chi vive nelle zone rosse

    • Marco Bernardini
      Marco Bernardini
    Prima un sottile stato di depressione provocato dal pensiero di dover rivivere per almeno due settimane un profondo disagio già sperimentato. Poi un’autentica e solenne incazzatura per il fatto di dover subire una misura restrittiva che pare non essere paritetica con altre decisamente più sopportabili. E’ con questa sgradevole sensazione che questa mattina si sono svegliati gli abitanti di Piemonte, Lombardia, Valle d’Aosta e Calabria ovvero le quattro regioni italiane per le quali dalla mezzanotte è entrato in vigore il nuovo lockdown.

    Alla base di questo legittimo malumore il quale potrebbe trasformarsi in rabbia c’è il sospetto che al tavolo di questa complicatissima partita qualcuno abbia giocato con carte truccate per evitare di rimanere in mutande. Il governatore della Regione Lombardia, al proposito, non sembra avere dubbi e accusa pesantemente i colleghi di aver fornito al Comitato Scientifico e al Governo dati vecchi i quali avrebbero consentito la non chiusura di quei territori. Tre sarebbero, in particolare, gli autori di questa manipolazione: i responsabili di Veneto, Liguria e Campania le quali, infatti, sono state collocate nel gruppo delle zone gialle. La Calabria farà ricorso, la Lombardia prepara un’interrogazione parlamentare, il Piemonte sta riflettendo sul da farsi. Intanto i quindici giorni del lockdown passeranno e a pagare saranno stati soltanto i cittadini.

    Fermo restando che le accuse o perlomeno i sospetti dovranno essere provati, è forte la curiosità di capire quale indicatore sia stato usato per dichiarare la Campania zona a bassa pericolosità sia di contagio e sia di allarme sanitario. Se la memoria non ci tradisce, ricordiamo che il governatore De Luca fino a quindici giorni fa invocava misure sempre più restrittive ed era persino arrivato a minacciare per la sua regione una serrata totale fatta in autonomia. Ora è difficile credere che, improvvisamente, la situazione in Campania così come il Liguria e in Veneto sia radicalmente mutata.

    Il vero problema è che anche in questo momento di crisi sanitaria che dovrebbe spingere tutte le forze governanti del nostro Paese a operare in sincrono e in modo univoco non smette di esistere l’insopportabile e indegna “guerra” tra bande faziose e politicamente contrapposte le quali usano lo strumento dello scaricabarile per difendere il proprio interesse personale. Riflettendo su questo e anche al di là dei numeri, l’incazzatura della gente non può che aumentare. E non soltanto nelle zone rosse.

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