Il fisioterapista e il benzinaio, la Chiesa story: Federico sulle orme di Enrico
Chiesa va in prestito a Teramo, Chieti, Modena e Cremona: torna a Genova con qualche chilo di muscoli in più ma soprattutto una maggiore fiducia in se stesso. Il suo dribbling resta micidiale almeno quanto la conclusione, fulminea… una vera sassata. Le reti saranno la costante della carriera di Enrico Chiesa che a Genova chiamavano affettuosamente “testùn” per la testa grande, quasi sproporzionata rispetto alle spalle e una caparbietà che si rivelerà utile sia quando ogni volta che entrava dalla panchina segnava, sia quando la carriera lo metterà a confronto con drammatici infortuni. Anche Federico è genovese, nato dalla fidanzatina di sempre mentre Enrico era a Parma; ma i primi passi Federico da calciatore li compie tra Firenze e dintorni quando il papà sta chiudendo una bella carriera, che con un po’ più di fortuna poteva essere straordinaria. E anche Chiesa junior è un po’ testone: si butta su tutti i palloni con uno scatto fulmineo, rapidissimo. Il pallone se lo aggiusta di rado: tira di destro o di sinistro in modo violentissimo e preciso. La palla è sempre nello specchio della porta. In lui c’è molto del papà, dribbling e tiro dirompente ma soprattutto una grande educazione e un’estrema umiltà di fondo.
Compiuti i 14 anni il papà lo iscrive alla scuola internazionale: il progetto è quello di fargli fare fisioterapia… “Vada come vada se non altro questo ti servirà”. Niente ore di lavaggio vetri e pieno di gasolio: libri, tre lingue e università. Sempre che il calcio non confermi un talento straordinario e che mi fa particolarmente godere. Perché vedere formarsi e brillare un gioiello come Enrico Chiesa e poi ammirare anche lo stesso DNA e quel bel sorriso, ampio, aperto e generoso, nel figlio Federico, rappresenta indubbiamente una bella storia.