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  • Il nuovo rilancio della BCE: l'Europa paga chi si indebita con il Mes

    Il nuovo rilancio della BCE: l'Europa paga chi si indebita con il Mes

    • Fernando Pernambuco
      Fernando Pernambuco
    Oggi è il giorno della BCE. Molti Stati e operatori si aspettavano un ulteriore intervento della Banca Centrale Europea che ampliasse le misure economiche “pandemiche”. La Banca Centrale Europa ha optato per un'ulteriore iniezione di 600 miliardi di Euro di acquisti dei titoli sovrani di Paesi UE e anche di obbligazioni di aziende private. Si tratta di mettere il turbo al PEPP (Pandemic Emergency Purchase Programme) che, a marzo, era già intervenuto per 750 miliardi, con le stesse modalità. Finanziamento indiretto per evitare impennate dello spread e finanziamento diretto alle imprese, che potrebbe estendersi oltre la fine dell'anno.

    L'altra buona notizia riguarda il tanto discusso MES (Meccanismo Europeo di Stabilità) sui cui, nel nostro Paese, si è accesa da circa due mesi una disputa di natura ideologica. Alcuni tra coloro che poco meno di 10 anni fa lo avevano impostato (a livello internazionale), seguito e incardinato col voto parlamentare (Lega e Fratelli d’Italia), si sono sfilati, definendolo uno strumento vessatorio, legato a condizioni economiche e politiche svantaggiose. Ora, a parte che grazie al MES - istituito come fondo preventivo per intervenire rapidamente in situazioni di pericolose crisi finanziarie di Paesi membri dell’Unione - Spagna, Portogallo, Irlanda e Cipro hanno rialzato la testa, riuscendo a risolvere problemi di fiducia del proprio debito pubblico e a uscire da una crescita anemica, in questo caso si tratta di un MES totalmente diverso

    Né vale la pena ricordare che il MES non c’entra nulla con la crisi greca perché, all’epoca, ancora non esisteva. I 37 miliardi che verrebbero assegnati dal MES pandemico all’Italia non ne metterebbero in discussione la sovranità con controlli di natura politica, né stabilirebbero tassi d’interesse vessatori. In una sua dichiarazione, il direttore finanziario del MES, Kalin Anev Janse ha affermato che "considerando una durata settennale del prestito, il Pandemic Crisis Support (emanazione attuale del MES) avrebbe addirittura tassi negativi del -0,07% e ciò significa che i Paesi che lo utilizzeranno riceveranno un pagamento, saranno cioè pagati per indebitarsi: e questo è positivo per i cittadini, per i contribuenti, perché riduce la pressione fiscale, rendendo questa linea di credito molto attraente". E’ quanto, insomma, accade da tempo per i titoli di Stato tedeschi, talmente garantiti da ottenere un tasso negativo ovvero remunerativo per chi li emette. 

    Detto che hanno fatto bene ha cambiare nome al MES, nella speranza di evitare polemiche gratuite a cui si erano affezionati anche i 5S, da sempre avversi per principio al Meccanismo Europeo di Stabilità, va ribadito che questo prestito è indirizzato ad un utilizzo esclusivamente sanitario. Va cioè impiegato per pagare o ripagare i costi della crisi medico-ospedaliera determinata dal Covid-19, ma di fronte alla possibilità di ottenere, per di più in tempi brevissimi, un prestito da cui guadagnare è difficile storcere la bocca. Se, sul fronte internazionale, l’Europa ha mostrato di sapersi muovere, sia sul piano della Banca Centrale, sia su quello della Commissione Europea che ha coordinato le istanze divergenti delle varie Nazioni (blocco “espansionista” versus blocco “avaro”) in modo egregio, resta il nodo fondamentale dei tempi. Comunque la si metta (ottenimento di una parte di finanziamenti a fondo perduto, tassi vantaggiosi sui prestiti) ci vorrà del tempo. E se il tempo è denaro, più ne passa e peggio è. Il solo Pandemic Crisis Support del MES è dietro l’angolo, per il resto bisogna aspettare. Come dire: la politica degli annunci e delle decisioni è necessaria, ma non è sufficiente.

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