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  • Il governo e i colori: scuola condannata a un ergastolo rosso, noi viviamo in una zona... grigia

    Il governo e i colori: scuola condannata a un ergastolo rosso, noi viviamo in una zona... grigia

    • Mino Fuccillo
    Zona Grigia in cui viviamo.
    Oggi arrivano i dati del monitoraggio da cui il colore secondo il quale dovremmo vivere nei prossimi giorni/settimane. Rosso se Rt sopra 1,25. Arancione se Rt sopra 1. Giallo se Rt tra 0,5 e 1. Dovremmo, perché in realtà viviamo e continueremo a vivere in una Zona dove si sovrappongono,  senza neanche riuscire a mescolarsi in un colore uniforme, i colori del nostro concreto agire.

    Da lunedì 11 gennaio saremo, per indice di pandemia e colore da Dpcm, terra e città e Regione Rossa, Arancione, Gialla o anche la per ora mitica Bianca? Attendiamo, però con meno ansia di quando fu la prima volta dei colori, una sostanziale indifferenza accoglierà la notizia. Perché viviamo in un color grigio (?) quasi impermeabile alle pennellate cromatiche del governo. I colori del governo sono troppo cangianti, troppo ravvicinati, al tempo stesso troppo precisi e troppo vaghi. Il colore della nostra vita associata e sociale non corrisponde. Quindi quelli che arrivano sono in buona misura colori...a vuoto.
    Nella vita reale certe cose le facciamo, o meglio non le facciamo, come fosse Zona Rossa: la cena fuori, il cinema...E la scuola, condannata ad una sorta di ergastolo rosso con somma incoscienza nazionale. Altre cose le facciamo come fosse in eterno Zona Gialla: i bar e i negozi ad esempio, dove si va meno ma ci si ammassa tanto. Altre ancora le viviamo come fosse l'inesistente Zona Bianca: la distanza davvero e sempre non la manteniamo e Zona Bianchissima sono per noi le case, come fossero chiese dove virus non entra. Altre cose le facciamo ormai d'abitudine Arancione, la mascherina ad esempio che più o meno tutti ce l'hanno.

    Il grigio (?) dove in concreto viviamo è una mediazione delle mediazioni tra governo e Regioni che sono una mediazione tra la scienza e l'opinione pubblica, a loro volta mediazioni tra la salute e l'economia, il tutto ridotto al termine medio degli umori. 

    Contagio, dove eravamo rimasti?
    La Befana ha portato la percentuale di positivi su cento tamponi al 14,8. Tre punti e mezzo più del giorno prima. La seconda ondata non accenna a finire, non cala. La prima fu domata da due mesi di lockdown vero e duro e poi dall'estate. La seconda ondata ha come ostacolo molto più basso i semi, morbidi lockdown e come alleato l'inverno. Germania e Gran Bretagna vedono peggiorare morti e contagiati, negli Usa 48 ore fa quattromila morti, in Cina una nuova città focolaio.

    Sbattuta in faccia a Bolsonaro.
    Il suo nome è Diva, ma non è una donna. Anche se con le donne c'entra eccome. E' alta 33 metri, larga 16, profonda 6. Coloro rosso carminio sul verde di una collina. E' un'opera umana, una scultura con materia prima il cemento. Sulla collina dello Stato brasiliano del Pernambuco Diva è la forma scavata e disegnata della vagina. Volutamente, esplicitamente sbattuta in faccia da associazioni di donne brasiliane. In faccia a chi? Al presidente Bolsonaro, il maschio presunto alfa secondo cui senza il pene si è umani sì, ma un gradino sotto.

    Baci e abbracci
    Qui volutamente non si parla di calcio (che pur qui si ama) ma...I contagiati nel calcio professionistico si contano a molte decine e aumentano ogni settimana. I contagiati sono anche danno sportivo (ed economico) per le società. Immuni non sono, non vivono in bolla. E allora perché in campo si abbracciano, si baciano e si stringono le mani?
     

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