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  • Il Grand Rex di Parigi cancella 'Via col Vento' per 'pregiudizi razziali', ma senza passato non potremmo imparare

    Il Grand Rex di Parigi cancella 'Via col Vento' per 'pregiudizi razziali', ma senza passato non potremmo imparare

    • Davide Fantozzi
    Via col Vento (Gone with the wind), uno dei film che hanno fatto la storia del cinema da quando è uscito nelle sale nel 1939, non verrà proiettato al Grand Rex, il cinema più grande di Parigi. Dopo essere stato rimosso da HBO Max, anche la Warner Bros prende posizione contro la riproduzione della pellicola prevista per il 22 giugno e invita (o meglio, obbliga) la sala a cancellare parte dell’evento organizzato per la riapertura.

    Il Grand Rex aveva preparato una rassegna fittissima di alcuni dei film più famosi di sempre per richiamare il pubblico dopo i mesi difficili di quarantena: in catalogo anche Il Gladiatore, Le Ali della Libertà e Blade Runner, per citarne alcuni. Ebbene, mentre questi capolavori rivedranno la luce, Via col Vento è destinato a scivolare nell’oblio.

    L’adattamento cinematografico vincitore di 8 premi Oscar, diretto da Victor Fleming, del libro di Margaret Mitchell è da tempo accusato di appoggiare troppo esplicitamente la causa sudista e fomentare stereotipi razzisti e sessisti. La stessa HBO ha comunicato che “dipinge alcuni pregiudizi etnici e razziali che sono diventati, sfortunatamente, comuni nella società americana”.
     
    Ma cancellare il passato è davvero la scelta migliore? Impareremmo meglio se gradualmente eliminassimo quello che non ci è piaciuto della nostra storia? O forse sarebbe più opportuno studiare il passato per comprenderlo ed evitare di fare gli stessi errori? La Warner Bros si pone sullo stesso piano della Disney, sua acerrima rivale, che rifiuta di rendere pubblico sulla propria piattaforma online I racconti dello Zio Tom (Song of the South), lungometraggio in tecnica mista del ‘46 tacciato di revisionismo storico in quanto passa per “buoni” i proprietari bianchi della piantagione e rappresenta gli schiavi afroamericani per nulla disturbati dall’essere trattati diversamente dai padroni.

    Basterebbe mettere un avviso all’inizio delle pellicole in cui si rende consapevole il pubblico del contesto storico e culturale nel quale sono stati girati i film? Oppure occorre bruciare tutte le copie di film e libri? La soluzione è gettare le statue dei figli di altri tempi nelle acque del porto come successo a Bristol con quella di Edward Colston? Abbattere le piramidi perché costruite da uomini privati della loro libertà? Distruggere monili creati con diamanti insanguinati? E perché piangere, giustamente, i servi di ieri quando però abbiamo numerosi esempi di sfruttamento oggi? Per piangere questi ultimi domani? Nascondere lo sporco sotto al tappeto sicuramente è la soluzione più veloce e più ipocrita, ma difficilmente è quella migliore. Ci spetta, purtroppo o per fortuna, il lungo e faticoso dovere di ricordare e imparare.

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