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  • Il 'Piccolo mago' con la bacchetta rotta si ribella: Reus a caccia del suo lieto fine

    Il 'Piccolo mago' con la bacchetta rotta si ribella: Reus a caccia del suo lieto fine

    • Federico Albrizio
    I soldi possono cambiarti la vita, ma a volte anche uno stipendio a sei zeri non basta a regalare la felicità. Lo sa bene Marco Reus, che nell'intervista concessa a GQ non ha usato mezzi termini: "Sarei disposto a rinunciare a tutto pur di essere nuovamente al 100% e tornare a giocare a calcio, quello che amo". Un appello malinconico, stanco, che arriva dritto dal cuore di un ragazzo che, come altri calciatori, ha visto la propria carriera irrimediabilmente condizionata dalla sfortuna.

    IL 'PICCOLO MAGO' AMATO DI TUTTI - E pensare che la sua carriera era iniziata con aspettative non alte, altissime: qualcuno ha azzardato anche il soprannome 'Messi tedesco', 'Rot Rokete' (Razzo Rosso) o ancora 'Rolls Reus', ma per tutti era più semplicemente il 'Piccolo mago' di Dortmund. Nato nelle giovanili proprio del BVB aveva un sogno: imitare quel Rosicky di cui era un fan accanito e diventare il leader della squadra della sua città. Per farcela ha dovuto fare la cosiddetta gavetta, passando per la celebre accademia del Rot Weiss Ahlen e per il Borussia Monchengladbach, che lo ha consacrato in Bundesliga e gli ha regalato il ritorno in pompa magna al Borussia Dortmund. Rapido, ambidestro nel calciare, fantasioso nell'assist e cecchino sulle punizioni: il futuro del calcio tedesco non poteva che diventare il pupillo di Klopp e il compagno più amato dai compagni; soprattutto i centravanti, prima Lewandowski e poi Aubameyang che con lui hanno vissuto annate d'oro dal punto di vista del rendimento. Adorato dai fan di tutto il mondo per il suo valore tecnico ma non solo, perché Reus è sempre stato un personaggio eclettico e capace di attirare affetto anche per i suoi modi di fare stravaganti. Al Gladbach lo chiamavano 'Woody Woodpecker', per quel ciuffo biondo che tanto lo faceva somigliare al celebre picchio dei cartoni animati, a Dortmund Aubameyang e lui erano diventati Batman e Robin. Qualche follia giovanile fuori dal campo (quasi 8 milioni di euro in multe per anni di guida senza patente), maniacale nei suoi riti pre-partita: nel vestirsi prima calza, parastinco e scarpa del piede destro, per entrare in campo invece sempre usare il sinistro. Idolo dei tifosi, una passione a tutte le latitudini che neanche gli infortuni hanno mai intaccato: giusto l'anno scorso infatti è stato il giocatore più votato al mondo per occupare la copertina del celebre videogioco FIFA 17.

    BACCHETTA SPEZZATA - Roba da far invidia a Harry Potter, ma proprio come il maghetto di Hogwarts a un certo punto la sua bacchetta magica si è spezzata. Non in un momento qualunque purtroppo: il suo calvario inizia poco prima dell'estate 2014, quella che avrebbe potuto consacrarlo definitivamente nell'Olimpo del calcio. Un problema alla caviglia in amichevole con l'Armenia, la notizia peggiore: lesione dei legamenti e Mondiale brasiliano saltato, proprio quello vinto dalla Germania. Un'assenza sofferta, non consolata neanche dal gesto del compagno Mario Gotze che ha dedicato a lui il gol vittoria con l'Argentina in finale. Ed è stato solo il principio: gli stessi legamenti della caviglia si lesionano ancora a settembre, per rompersi definitivamente a novembre. Stagione compromessa. Quella successiva lo vede alle prese con piccoli fastidi muscolari, postumi del problema alla caviglia, ma il peggio sembra passato e il 2015/16 può essere l'anno del riscatto. Prestazioni confortanti, torna al gol con frequenza ed è pronto al rilancio anche ad affrontare l'Europeo di Francia: neanche per sogno, questa volta si mette di mezzo la pubalgia che gli nega la Nazionale e lo tiene ai box fino a novembre inoltrato. La seconda metà di stagione gli dà tregua, ma anche stavolta è solo temporanea e dietro l'angolo c'è l'incubo di ogni calciatore: a maggio arriva la rottura del legamento crociato del ginocchio, che lo terrà fuori ancora fino a marzo 2018. Traumi, infortuni muscolari, infiammazioni ossee: la sfortuna colpisce Reus in ogni modo.

    CACCIA AL LIETO FINE - Un incubo senza fine che ha portato l'esterno giallonero al triste sfogo, ma non alla rassegnazione: la sua storia avrà un altro finale, a 28 anni la sua carriera non è finita e c'è spazio anzi anche per una nuova avventura. Lo ha ammesso lo stesso Reus: "Ci sono già quattro-cinque squadre interessate, è chiaro. Il 31 maggio 2019 avrò 30 anni. Sarebbe il mio ultimo grande contratto e la mia ultima possibilità di provare qualcosa di diverso, di nuovo". Gettato nuovamente il guanto di sfida a quella malasorte che ha spezzato il suo corpo più volte ma mai il suo spirito, ma dove può continuare la carriera di Marco? Almeno nel breve periodo, sicuramente al Borussia Dortmund dove recupererà dall'infortunio e proverà un disperato tentativo di rimettersi in corsa per un posto al Mondiale di Russia (missione praticamente impossibile), poi largo al cambiamento. Il Napoli lo aveva seguito ai tempi del Gladbach, l'Atletico Madrid la scorsa stagione prima dell'ultimo infortunio, ma la pista più calda potrebbe essere quella che porta all'Arsenal: un feeling che va avanti da 3 anni, con Wenger che lo ha corteggiato a più riprese, gli addii di Sanchez e Ozil a gennaio o al più tardi a giugno potrebbero spalancare le porte dell'Emirates Stadium per il 'Piccolo mago'. E l'Italia? Tante squadre cercano un esterno polivalente come lui, dall'Inter alla Roma passando per il Napoli, ma i dubbi sulla sua tenuta e il suo stipendio monstre (quasi 10 milioni di euro l'anno) rendono più praticabile la pista inglese. I soldi però non sono tutto, per Reus ora conta solo una cosa: sconfiggere la sfortuna e tornare in campo un'altra volta, per scrivere un vero lieto fine alla sua storia.

    @Albri_Fede90

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