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  • Il Psg del perdente Pochettino gioca solo un tempo. Il City di Guardiola rimonta ed è già in finale

    Il Psg del perdente Pochettino gioca solo un tempo. Il City di Guardiola rimonta ed è già in finale

    • Giancarlo Padovan
      Giancarlo Padovan
    Al Manchester City basta un tempo - il secondo - per rimontare il Paris Saint Germain (2-1 in casa dei francesi) e mettere un piede e mezzo nella finale di Champions League di Istanbul. Guardiola, lo si sa, è più bravo di Pochettino, uno che nella sua vita di allenatore vinto pochissimo e difficilmente vincerà qualcosa di importante. Per riuscirci è emigrato in Francia l’ultimo Natale, in una delle due squadre più ricche del mondo (l’altra, per l’appunto, è il City) e finora ha conquistato solo la Supercoppa francese, il campionato è in discussione, la Champions è quasi persa. Viene da domandarsi come mai Leonardo, un ottimo dirigente che sa come va il mondo e conosce gli allenatori, si sia liberato di Tuchel preferendogli il perdentissimo argentino. Ora, non solo per ironia della sorte, ma proprio per oggettiva capacità, Tuchel, passato al Chelsea, è pienamente in corsa per la finale (ha pareggiato martedì a Madrid), mentre Pochettino è più fuori che dentro, nonostante Neymar, Mbappé e Di Maria.

    E dire che il City ha sbagliato completamente l’approccio, è andato sotto, ha rischiato di subire un altro gol, ha sbagliato molti passaggi e si è divorato il pareggio con Foden La situazione ideale per il Psg, di completare l’opera con un secondo tempo almeno dignitoso, magari fatto di ripartenze sfruttando la velocità degli attaccanti e tenendo alta la linea di difesa. Invece, come mossa da un marchingegno sotterraneo, la squadra di Guardiola ha strappato l’iniziativa ai francesi, ha preso a muovere palla con proprietà e dunque possesso, è cresciuta nella pressione e nei contrasti fino ad annientare l’avversario. Dopo l’1-2 il Psg non ha quasi mai passato la metacampo chiudendo anche in dieci per l’espulsione di Gueye, causa un fallo proditorio (poteva spaccargli la gamba) ai danni di Gundogan.

    Sono mancati del tutto sia Neymar, condizionato anche da un problema al gomito sinistro, sia Mbappè, velleitario e individualista.

    Nessuno può dire che sia stata una bella partita, né che i gol siano stati il prodotto di combinazioni favolose: quello del Psg è disceso da calcio d’angolo, il pari del Manchester City è arrivato su un cross innocuo mal valutato da Keilor Navas, mentre il 2-1 è pervenuto direttamente da un calcio di punizione con la barriera che si è aperta facendo filtrare il tiro. Poco per chi si aspettava spettacolo e giocate da applausi. Anzi per buona parte del primo tempo è stato un confronto bloccato con due squadre attente a non commettere errori letali e dedite a speculare sulle situazioni di palla inattiva.

    Prendiamo il Paris. E’ vero che ha fatto di più e meglio, soprattutto in mezzo al campo, dove difendeva a quattro con Verratti a sinistra, ma è altrettanto vero che se non fosse stato per i calci d’angolo battuti in serie non avrebbe mai segnato, come non avrebbe recapitato una serie di altri pericoli alla porta di Ederson. Vantaggio al 15’, comunque, con Marquinhos di testa su corner battuto da De Maria. Il City difende a zona anche sui calci da fermo e non è certo un peccato. Casomai lo è farsi battere sul tempo come ha fatto Gundogan. Prima che i francesi diventassero martellanti dalla bandierina (Di Maria direttamente in porta con colpo di pugno di Ederson; Neymar sul primo palo con colpo di testa fuori di Paredes), il City ha messo fuori la testa con una conclusione del defilato Bernardo Silva, sventata da Navas. Poi un’utile iniziativa di Florenzi in area, ha fruttato la palla buona per Neymar, fermato duro da Mahrez (niente rigore). A quattro minuti dall’intervallo, quasi per caso in una gara controllata dal Psg, Foden ha avuto l’occasione per il pareggio, generata da un’uscita approssimativa della difesa con la palla giocata sulla sinistra. Navas, freddo e piazzato, ha bloccato in due tempi. L’ultima volta che si è visto il Psg in area avversaria è stato al 53’ quando Mbappè ha fintato due volte (una di troppo) prima di servire in mezzo a Verratti che non ci è arrivato. L’italiano avrebbe voluto palla prima, ma il suo compagno - ne sono certo - aveva provato a vedere se poteva far gol  da solo.

    Per il resto solo City. Di nuovo padrone del possesso e non arginabile nella pressione. Anche se gradualmente, le occasioni sono fioccate: rovesciata di De Bruyne (alta), salvataggio di Marquinhos su insidioso cross basso (e grande accelerazione) di Walker. Intanto che Guardiola avvicendava Cancelo con Zinchenko, si avvicinava il pari. Non un gollonzo - come ha precisato Adani su Sky -, ma di certo un cross lungo e fuori misura di De Bruyne che nessuno ha toccato e Navas ha lasciato rimbalzare, anziché aggredirlo, facendosi battere in maniera barbina. Era il 64’ e in sette minuti il Manchester City chiudeva la partita. Punizione da fuori area battuta da Mahrez, due della barriera (Kimpempé e Paredes) si allargano, la palla passa e Navas, anche volendo, non può farci niente.

    Il City è in finale con una settimana d’anticipo, il Paris, finalista l’anno scorso con Tuchel in panchina, spera di ripetere l’impresa di Monaco sotto la neve. Però maggio porterà tormenti, non tormente.

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