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  • Il ritorno della coppia Berlusconi-Galliani può fare solo bene al nostro calcio

    Il ritorno della coppia Berlusconi-Galliani può fare solo bene al nostro calcio

    • Marco Bernardini
      Marco Bernardini
    Una simbolica DeLorean, la leggendaria automobile di “Ritorno al futuro”, è arrivata ed ha parcheggiato proprio davanti al portone principale del palazzo dove ha in suo regno il calcio che conta. Dalla vettura sono scesi in due, ben conosciuti e riconosciuti da coloro che stanno nella stanza dei bottoni. Era un po’ di tempo che non si vedevano da quelle parti. Più precisamente da quel 13 aprile del 2017 giorno in cui il Milan venne ufficialmente acquisto dal gruppo cinese guidato da Li Yonghong per 740 milioni. In quel momento finiva l’era d’oro di Berlusconi e il nostro calcio continuava a parlare una lingua diversa dall’italiano. 

    Con il Cavaliere se ne andava anche Adriano Galliani, l’uomo il quale aveva contribuito non poco a trasformare una squadra di calcio in una sorta di leggenda vivente. Dietro di loro rimaneva l’immagine, indelebile, di un’avventura lunga una vita impreziosita da gemme inarrivabili. Non era un gran giorno, quello, né per il Milan e neppure per l’intero movimento italiano.

    Da questa notte con la promozione del Monza in Serie A, il vento ha preso a soffiare in un’altra direzione e al tavolo del potenti del pallone si tornerà a parlare con maggiore assiduità anche la nostra lingua in mezzo tanto cinese, inglese, americano e arabo. Questo perché dal passato, e diretti verso il futuro, è tornata in pista e in prima linea la coppia di “monellacci” lumbard che erano riusciti nell’impresa di compiere un’autentica rivoluzione nel mondo del pallone allora ancora legato alle figure rispettabilissime ma un poco consunte dei presidenti tanto padroni e papà quanto poco manager. Il berlusconismo diventò un marchio di fabbrica e il sacchismo la sua filosofia fondante.

    Oggi si è arrivati all’esasperazione di quell’ideologia, in parte inventata dal Cavaliere e perseguita dal suo delfino Richelieu-Galliani, portata ai massimi dell’audacia e della schizofrenia manageriale. Il ritorno dei loro autori, a bordo di una vettura assai meno pretenziosa ma certamente più a portata popolana come è il Monza, contribuirà sicuramene a fare in modo che i concetti di esagerazione e di poca attenzione al dato umano vengano in qualche modo ridimensionati e regolamentati a favore di quell’ideale di sport e di calcio che, bene o male, Berlusconi e Galliani hanno sempre privilegiato.

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