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  • Sogno stroncato all'80': |Sui maxi schermi dei Quartieri

    Sogno stroncato all'80': |Sui maxi schermi dei Quartieri

     

    Senza troppa scaramanzia ai Quartieri Spagnoli si era apparecchiata la festa attorno a maxi schermi improvvisati. E per ottanta minuti, in fondo, ci avevano creduto tutti. Una zampata finale e la festa, già rinviata dopo Pechino, sarebbe potuta cominciare. Birra, panini, banchetti volanti, gadget. Se lo struscio a via Toledo non si è fermato un granchè, a monte, per i vicoli, non c'era altro che il Napoli. nvece Caceres, appena entrato, gela tutti. E cento secondi dopo un ragazzino nero di 19 anni, Pogba, segna e vola verso gli spalti in un gesto di sfida ed esultanza che ferisce quelli dei maxi schermi.
     
    «Non siamo abituati a vincere - dice Antonio, all'ingresso del suo negozio di fiori dove ha posizionato uno schermo al plasma - la Juve è stata più cinica e ci ha castigati».
     
     
    Prima della partita l'umore era molto diverso.
    «Qui non ci perdiamo nemmeno una partita della Juve - scherzava Antonio mentre allestiva il tavolino con le bibite - E quando segna la squadra avversaria esultiamo peggio che a un gol di Cavani». 
     
    A pochi secondi al fischio d'inizio e i vicoli dei Quartieri sono pronti, come uno stadio. I commercianti non possono abbandonare la loro attività di sabato sera e sono tante le persone che non possono permettersi un abbonamento alla pay-per-view. Ma non c'è problema, complice l'ottobre quasi primaverile e con l'aiuto di prolunghe e antenne ogni stradina ha la sua partita.
     
    In vico Teatro nuovo lo spettacolo è offerto dai titolari delle bancarelle con un grosso televisore al plasma. In vico Santo Sepolcro è «o giurnalist», il giornalaio, ad allestire una tv per un gruppo di 15 cingalesi e un paio ucraini. Poco più avanti, in vico Due porte, 'o parrucchier offre trattamento brasiliano all'interno e partita all'esterno.
     
    In vico Santa Maria delle Grazie l'organizzazione prevede megaschermo agganciato a un cartello del cantiere della metropolitana, palloncini, sciarpe anti-Juve e una lunga tavola con panini, birre e patatine. Qui anche il cane è un ultrà e al collo ha una bella coccarda con i colori azzurri.
     
    Al fischio d'inizio gli improperi indirizzati ai bianconeri sono in bilico tra il sublime e il blasfemo. I più bersagliati, in ordine di insulto, sono il ct Conte, il difensore Chiellini e, su tutti, il «traditore» Quagliarella. Dal parrucchiere si consuma anche il rito scaramantico dello spargimento del sale in strada. Ma a nulla serve.
     
    Il colpaccio tanto sognato nei vicoli napoletani si infrange all'ottantesimo con una capocciata di Caceres che insacca per l'uno a zero. Due minuti dopo arriva il colpo di grazia di Pogba e addio sogni di gloria. «Era la partita di Insigne» dice sconsolato Biagio Saccone. «Pandev è stato inesistente» gli fa eco il nipote suo omonimo. Dai balconi intanto parte qualche insulto verso la finestra di uno sparuto gruppo di juventini in festa. Per il resto, nei vicoli di Napoli le bandiere si ammainano e con la delusione nel cuore tutti tornano alle faccende di sempre di un caotico sabato sera.

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