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Il titolo omofobo di Libero e la politica di regime: ora basta

Il titolo omofobo di Libero e la politica di regime: ora basta

  • Fernando Pernambuco
    Fernando Pernambuco
A prima vista sembra, in grande, quello che è successo fra Calciomercato.com e il Chievo: “Caro Chievo, scopro che hai truccato le plusvalenze e lo scrivo. Hai risposte da dare?” La risposta del Chievo fu: “Caro Calciomercato, tu nel mio stadio non ci metti più piede, ti nego l’accredito.” Poi si sa come andò a finire. Il Chievo, per quell’ “affaire”, fu penalizzato.

Si ripresenta, più o meno, in maniera certo più grave e generalizzata lo stesso meccanismo a proposito della risposta che il sottosegretario 5 stelle Crimi, con delega all’ editoria, ha fornito al Direttore di “Libero”, Vittorio Feltri, “reo” di aver sparato un titolo omofobo in prima pagina. “ Calano fatturato e Pil, ma aumentano i gay-Tre imprenditori su quattro fuggono dalla ricevuta elettronica e l’economia soffre. Gli unici a non sentire crisi sono gli omosessuali: crescono in continuazione”, questo il titolo. Crimi, spalleggiato da Di Maio, ha, in sostanza, affermato che avvierà “una procedura interna per vagliare la possibilità di bloccare l’erogazione dei fondi residui spettanti a un giornale, che offende la dignità di tutti gli italiani e ferisce la democrazia”. Aggiunge Di Maio: “Vedete che facciamo bene a voler tagliare i fondi a giornali del genere?”

Insomma ad un titolo forte, di cattivo gusto e troppo ad effetto, si risponde con una risposta infima: siccome non mi piace quello che scrivi, ti taglio i fondi. Una risposta da regime. Verrebbe anche da chiedersi se quello che non piaccia sia l’offesa agli omosessuali o la critica all’economia che non va bene. Resta il fatto che “giornali del genere” non sono tutti uguali perché  la volontà di tagliare i fondi si riferisce a più organi di stampa, seppure indirizzata solo ai “piccoli giornali” (per esempio “La Repubblica”, “Il Corriere della Sera” e molti altri non ricevono alcun contributo):  tra i giornali “da tagliare” vi sono “Libero” e “L’Avvenire” che più diversi non potrebbero essere.  Giusta o meno l’iniziativa di tagliare i fondi a certa editoria (ma ricordiamo che le sovvenzioni statali sono vigenti, in Italia, per diversi e variegati settori), non sembra il caso di farlo perché un titolo non piace a chi detiene i cordoni della borsa ovvero al governo.

Tra l’altro, con un tocco di malizia, Feltri ha risposto: “L’omofobia ce l’ha in testa chi ci critica. Chi ci spara addosso ha letto solo il titolo, ma non il testo, in caso contrario avrebbe scoperto che quei dati ci sono stati forniti dalle stesse associazioni gay (…) E’ un titolo fattuale, come direbbe Crozza (…) non si può dire che aumentano i gay? Siamo forse in Iran?”. Diciamo, però, che l’occhiello del titolo recitava: “C’è poco da stare allegri” a indicare due notizie, per il giornale in questione, negative: calo del PIL e aumento dei gay. Resta forte il sospetto che si cerchi sempre più spesso l’occasione per una resa dei conti nei confronti d’una stampa che “ce l’ha sempre con noi” come dicono, sempre più spesso, a Palazzo Chigi. Insomma, se critichi la mia squadra, non ti faccio più entrare allo stadio.

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