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  • Il triste epilogo della Sampdoria Women: le mosse di Radrizzani e Manfredi chiamano nuovi azionisti

    Il triste epilogo della Sampdoria Women: le mosse di Radrizzani e Manfredi chiamano nuovi azionisti

    • Renzo Parodi
    “Bambole, non c’è una lira”. Sbrigativamente la battuta a mo’ di epitaffio calza a pennello per il probabile l’addio forzato della Sampdoria Women al campionato di serie A. Una rinuncia preannunciata dalla società fin dal 19 luglio scorso. Diventerà effettiva dopo l’invio di una pec alla Federcalcio, divisione femminile, presieduta da Federica Cappelletti. Soltanto allora la rinuncia al campionato (oggi la Sampdoria risulta iscritta) diverrà effettiva e cancellerà le Women blucerchiate dal calendario, già varato.

    Ballano due milioni mezzo, il budget in gioco. La squadra l’anno scorso costava 700mila euro di ingaggi e giocava a Bogliasco. Le nuove norme federali – la solita riforma all’italiana fatta senza pensare alla realtà – impongono restrizioni cervellotiche. Tipo: il terreno di gioco deve essere dotato di entrate separate per le due tifoserie. E’ noto quale seguito oceanico registrino le partite delle donne in Italia… Niente Bogliasco, quindi. Il campo designato, Vercelli, equivale alla sentenza di morte. Si sta cercando una sistemazione in Liguria. Alla Sciorba, impianto genovese ben strutturato, a Savona o persino a Sanremo. Nessuna chance per Chiavari, lo stadio è oggetto di controversia fra il come e l’Entella e si fa volentieri a meno di altri inquilini.

    La rinuncia annunciata alla serie A ha sollevato proteste. Si sono fatti sentire il presidente dell’associazione calciatori, Calcagno, degli allenatori, Ulivieri, le stesse atlete, che si lagnano di non essere state neppure interpellate. Si ipotizza un intervento della politica, ma il tempo residuo è strettissimo e le speranze di recuperare ridotte al lumicino. La società assicura che il resto del settore femminile sopravviverà, tuttavia è difficile immaginare un vivaio in rosa senza lo sbocco della prima squadra. L’academy blucerchiata aveva fatto registrare ottimi risultati. Lasciare campo libero alla concorrenza locale – il Genoa – peserebbe sul futuro e sarebbe un affronto per le ragazze che giocano e per quelle che tifano Sampdoria. Last but not least, irritare il palazzo è pessima politica.

    La questione è passata in mano a Radrizzani e Manfredi, Lanna si era sbattuto per trovare il primo finanziatore, poi ritiratosi, attende notizie. Come tutti. Negli ultimi giorni, grazie ancora a Lanna, si è manifestato l’interesse di un investitore ligure disposto a finanziare le spese correnti legate alla partecipazione al torneo di serie A: campo di gioco, ritiro, trasferte e spese di alberghi. L’acquirente del ramo di azienda immagina di valorizzarlo e di rivenderlo lucrando un corposo profitto. Le Women sono dunque un asset che vale. Anche questa è una verità oggettiva che non va trascurata parlando di soldi. Qualora si decidesse di partecipare occorrerebbe costruire in meno di un mese la squadra, sotto vincolo restano una decina di atlete, l’intero staff (dall’allenatore Mango, che le aveva condotte alla salvezza, in giù) è rimasto senza contratti. Per combinazione il budget necessario (2,5 milioni di euro) prevede la somma oggetto del ricorso presentato alla Lega di serie B a proposito del contributo di mutualità dovuto a valere sul paracadute incassato dopo la retrocessione (25 milioni) ovvero il 10% del totale. Ricorso destinato ad essere respinto (le norme sono chiare), che aveva provocato tensione fra il presidente di lega, Balata, e Andrea Radrizzani. La somma da versare è regolarmente indicata nel piano di ristrutturazione e dunque non aggirabile. La nuova proprietà è costretta a muoversi dentro i paletti fissati dal piano di ristrutturazione del debito depositato presso il tribunale civile di Genova, in attesa di omologa in autunno. Tribunale che esercita la dovuta sorveglianza. Per capirsi: tanto incassi, tanto puoi spendere.

    In questo quadro di ristrettezze finanziarie, la nuova Sampdoria si è mossa con prudenza anche sul mercato. Un occhio rivolto ai paletti fissati dal tribunale e l’altro occhio alla normativa federale delle Noif, sfortunatamente non sempre coincidenti con le tempistiche del codice civile. Da qui una sorta di strabismo che costringe i dirigenti a dribbling contabili e a stop and go che certamente non giovano alla ricostruzione della squadra, maschile e ragazze. Paracadute e una parte dei diritti tv della b sono stati già utilizzati a mo’ di garanzie alle banche. L’aumento di capitale di sei milioni (sui trenta decisi in sede di prestito obbligazionario) ritoccati da un ulteriore aumento di 700mila euro, non consentono a Radrizzani libertà di movimento. La domanda si impone: perché il manager che ha salvato la Sampdoria non converte un altro po’ del prestito in azioni? L’indice di liquidità ne guadagnerebbe. Risposta, plausibile: forse perché l’ingresso di nuovi azionisti (Qatar Sports Investments) è meno lontano nel tempo da quello che si immagina…

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